La votazione non ha superato i primi due articoli per i quali era richiesta la maggioranza assoluta
Nulla di fatto sulla proposta di legge popolare sul suicidio assistito, promossa dall’associazione Luca Coscioni con 9 mila firme, che il Veneto, come prima regione d’Italia, aveva portato all’ordine del giorno del Consiglio regionale.
Al voto non sono passati i primi due dei cinque articoli e così torna in Commissione.
La votazione ha visto spaccarsi la maggioranza di centrodestra con Forza Italia e Fratelli d’Italia contrari mentre la Lega si è dimostrata favorevole assieme alle opposizioni.
All’indomani del risultato della votazione, il presidente del Veneto Luca Zaia, che aveva annunciato il proprio sì ma lasciando libertà di coscienza ai trenta consiglieri non presenziando in Consiglio se non per il momento della votazione, si è espresso dicendo “su un tema etico è fondamentale che tutti abbiano libertà di pensiero e di espressione. Spero che a livello nazionale si affronti il tema. E’ stata bocciata una legge di iniziativa popolare che non viene dalla Giunta. Dopodichè i pazienti terminali possono chiedere l’accesso al fine vita alla luce della sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, prova che questa iniziativa non serviva per autorizzarlo ma per stabilire i tempi di risposta alle istanze”.
Infatti la novità con questa proposta sarebbe stata quella di imporre un termine massimo di 27 giorni alle Asl nel dare una risposta ai malati con patologie irreversibili che chiedono alla sanità pubblica di accedere al trattamento per la morte volontaria.
Da parte sua l’associazione Coscioni auspica che il Consiglio voglia presto tornare a esprimersi e approvare il testo. Determinanti per il risultato sono state le due astensioni della lista Zaia e una del Pd. La loro partecipazioni alle operazioni di voto ha però portato a 26 la quota necessaria per il passaggio con maggioranza assoluta dei presenti che non è stata raggiunta.