L’Osservatorio Anbi evidenzia in Italia una situazione a macchie di leopardo: dal lago Maggiore al 17,3% di riempimento, ai fiumi sopra media della Liguria
Anche riguardo alla situazione dell’acqua, l’estate 2023 si conferma alquanto particolare. L’instabilità climatica sta infatti incidendo in maniera significativa sulle risorse idriche dei fiumi e dei laghi italiani e basta spostarsi di pochi chilometri per assistere a fenomeni diametralmente opposti.
Così se il Po, nel tratto piemontese, nell’ultima settimana ha raggiunto livelli addirittura inferiori a quelli registrati nel 2022 e il lago Maggiore è crollato al 17,3% di riempimento, tutti i fiumi della Liguria (tranne l’Entella) sono sopra le medie di portata.
Parla giustamente di un “puzzle”, l’Osservatorio Anbi risorse idriche, descrivendo nel report settimanale la situazione di corsi e invasi italiani.
Un vero e proprio mosaico a macchie di leopardo in cui le precipitazioni fin troppo ricche rischiano addirittura di essere controproducenti.
“L’andamento pluviometrico che si sta registrando sull’Italia dopo una stagione straordinariamente siccitosa come lo scorso anno – spiega il presidente Anbi, Francesco Vincenzi – sta comportando difficoltà nel rimpinguare le falde, poiché la violenza degli eventi atmosferici comporta scarso assorbimento da parte dei terreni”.
Dove c’è ancora siccità
Oltre al Maggiore, tra i laghi lombardi è alle prese con una siccità per ora moderata anche il Lario, anch’esso ben al di sotto del riempimento ottimale.
In Lombardia, dove lo stato delle riserve idriche è inferiore del -21,2% rispetto ai livelli storici ma al +133,52% nei confronti del 2022, portate in calo anche per il fiume Adda. È invece già stato di siccità conclamata, per l’esaurimento del bacino della Marana, la Lunigiana, in Toscana, che però, tra i fiumi, vede sotto media il solo Serchio.
Quanto al Po, l’intero distretto, pur in “severità idrica bassa con precipitazioni”, è in situazione di magra, con portata dimezzata al rilevamento di Piacenza oltre alla già citata situazione critica in Piemonte. In questa regione, del resto, se si esclude la Varaita tutti i fiumi sono sotto media, con le punte del 20% rispetto alla portata storica del Tanaro e il dimezzamento di quella del Toce.
Situazione analoga, in Valle d’Aosta, per la Dora Baltea, e per tutti i principali fiumi (tranne l’Enza) dell’Emilia Romagna.
Qui preoccupano in particolare i bacini piacentini, che trattengono solo 4,57 milioni di metri cubi d’acqua su 21,5, a partire dall’invaso di Molato, praticamente a secco.
Scendendo lo Stivale, il Trasimeno, in Umbria, è sotto la soglia critica di 120 cm, mentre in Lazio, oltre alle portate insufficienti dei fiumi Tevere e Sacco, vedono una discesa dei livelli i laghi di Bracciano e Nemi. Pur rimanendo ben distanti dalle soglie di attenzione, è legata a scelte dovute a esigenze irrigue la discesa delle riserve idriche di Basilicata (-16 milioni di metri cubi, ma si resta quasi 100 milioni sopra lo scorso anno) e Puglia (-19, anche se restano invasati circa 233 milioni di metri cubi di acqua, circa 60 più dello scorso anno).
Qui l’acqua c’è
A testimonianza della situazione estremamente variegata, in alcune regioni che, come visto, devono fronteggiare situazioni critiche si affiancano altre situazioni al contrario decisamente nella norma. È quel che succede per esempio in Toscana, dove i fiumi Arno, Ombrone e Sieve godono di buona salute. Ma gli stessi grandi laghi lombardi registrano dati completamente diversi da Maggiore e Lario.
Il Garda (addirittura al 75,7 di riempimento) e il lago di Iseo sono addirittura sono sopra la media.
Per quanto riguarda i fiumi della Lombardia, nell’ultima settimana ha fatto registrare un’ottima condizione l’Oglio, con Serio e Mincio in linea con gli anni scorsi. Al Centro Italia, se non il Trasimeno, almeno l’invaso umbro del Maroggia ha beneficiato delle piogge, tornando ai livelli del 2021. Sempre in Umbria, sopra media il fiume Chiascio, è in buone condizioni, e sta aumentando la portata anche la Nera. E, restando ai fiumi, vengono considerate buone anche le portate dei laziali Aniene, Fiora e Liri.
Vi è poi una regione, la Campania, dove non solo tutti i fiumi presentano portate buone, ma va registrato, a 173 cm, il livello record dal 2019 del Sele. Molto bene anche tutti i corpi idrici delle Marche, con anche qui un record positivo nel quinquennio per il fiume Sentino e un riempimento dei bacini artificiali a 54,87 milioni di metri cubi di acqua a fronte di un possibile volume massimo di 65,32. Assoluta tranquillità, infine, in Veneto, dove l’Osservatorio Anbi parla di una situazione di tutti i principali fiumi in linea con gli anni precedenti al 2022.
Anbi: servono invasi
La situazione, ovviamente, è in continua evoluzione e chi oggi non deve fronteggiare problemi non è detto che domani non si trovi nuovamente di fronte all’emergenza. Per questo, il presidente Vincenzi rilancia: “Servono aree come laghetti, invasi o casse di espansione per trattenere le acque e rilasciarle progressivamente, favorendo l’infiltrazione nel suolo e preservando il territorio da eventuali ondate di piena”.
Pensiero condiviso anche dal direttore generale di Anbi, Massimo Gargano: “Questi dati confermano l’indispensabile funzione degli invasi a riempimento pluriennale, capaci di rispondere alle esigenze dell’agricoltura, nonostante una stagione caratterizzata da caldo torrido. Nel rispetto delle caratteristiche territoriali è pertanto necessario realizzare infrastrutture per trattenere l’acqua anche in altre zone d’Italia, dove la siccità era sconosciuta fino a pochi anni fa”.
“Non è – conclude Gargano – l’allarme rosso dell’anno scorso nel Nord Italia, ma quest’anno segnali di difficoltà si stanno registrando in Centro Italia: sottovalutarli e non intervenire preventivamente significa continuare ad esporre il Paese a rischi già visti, favoriti dall’estremizzazione degli eventi meteo”.
Alberto Minazzi