Secondo il Rapporto “Giovani 2024: bilancio di una generazione” il nostro Paese è il più vecchio d’Europa
In vent’anni il nostro Paese ha perso 3,4 milioni di persone nella fascia giovanile della popolazione.
E’ la preoccupante fotografia dei nuovi adulti di casa nostra scattata dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù attraverso il Rapporto “Giovani 2024: bilancio di una Generazione” che rileva come l’Italia si collochi ormai all’ultimo posto nell’Unione Europea per incidenza di giovani.
Se infatti la media UE si attesta sul 19,4%, con scarti rilevanti rispetto ai Paesi più virtuosi quali il Lussemburgo con il 23,7%, la Danimarca con 22,1%, i Paesi Bassi 21,9% e la Svezia 21,7%, la media italiana è invece del 17,4%.
Nella fascia tra i 15 e 35 anni la perdita netta è stata di oltre un quinto di persone con -21,2%, con una compressione più forte registrata tra le femmine che hanno avuto un picco di -30% nel segmento 25-35 anni.
Le cause sono quelle note: la denatalità e le scarse opportunità lavorative.
Per due giovani su tre l’ostacolo principale all’abbandono del “nido” genitoriale risulta infatti l’assenza di un lavoro economicamente soddisfacente e stabile su cui poter contare.
E’ la stessa ragione che incrementa di anno in anno il fenomeno della “fuga dei cervelli“.
Solo nel 2021, tra i laureati tra i 25 e i 34 anni se ne sono andati in 18 mila. Dieci anni prima, nel 2021, in 4720.
Il balzo è del +281%, addirittura +402% se si considerano le emigrazioni dei giovani del sud Italia, vuotato anche dalla mobilità interna.
Tra i 56 mila giovani che nel 2021 hanno lasciato la propria regione di appartenenza, il 48,6% era del Mezzogiorno dove il tasso di disoccupazione giovanile è triplo rispetto al Nord, 23,9% contro 8%.