Versamenti per 9,5 miliardi di euro sui 19,6 di gettito complessivo annuo
Con la fine dell’emergenza sanitaria, quest’anno non sono previsti rinvii per il pagamento dell’acconto dell’Imu, l’imposta sugli immobili diversi dalla prima casa.
Entro giovedì 16 giugno, dunque, 25 milioni di italiani dovranno effettuare versamenti per complessivi 9,5 miliardi di euro.
Il gettito complessivo dell’imposta sulle seconde case, le ville, gli immobili di lusso, i castelli e i palazzi storici (pur con una detrazione di 200 euro) e le seconde pertinenze (cantine, garage, tettoie, posti auto) a fine anno arriverà a 19,6 miliardi di euro. Perché le case restano una delle principali entrate per le casse pubbliche.
Secondo un recente calcolo sui dati raccolti e rielaborati da parte dell’Agenzia delle Entrate, in Italia la tassazione sugli immobili è infatti arrivata a 41 miliardi di euro l’anno, tra Imu, imposte d’acquisto o successione, cedolari secche e tasse aggiuntive.
Basti pensare che, nel 2021, i Comuni hanno incassato di sola Imu 17,772 miliardi, con un incremento del +4,9% (pari esattamente a 824 milioni di euro) rispetto all’anno precedente.
Acconto Imu 2022: chi deve pagare
Un rapporto del Servizio Uil Lavoro, Coesione e Territorio ha calcolato che il 41% dei contribuenti tenuti a versare l’Imu, a partire dall’acconto, sono lavoratori dipendenti e pensionati, compresi i titolari di diritti di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie.
Anche per il 2022 è stata confermata l’esenzione dall’Imu sugli immobili categoria “D3”, ovvero adibiti a cinema, teatro o sala da concerto. Questo purché il proprietario dell’immobile sia anche il gestore dell’attività.
Una novità riguarda invece l’esenzione, fino al momento della vendita, per i proprietari dei cosiddetti “fabbricati merce”, cioè quelli costruiti da un’impresa per la destinazione diretta alla vendita.
Novità di segno opposto, riguarda l’Imu per i coniugi con residenze separate: sarà possibile chiedere l’esenzione per solo uno degli immobili, anche se questi si trovano in Comuni diversi.
Sono tenuti a pagare l’Imu, infine, anche il genitore assegnatario della casa familiare, il locatario di immobili in locazione finanziaria e il concessionario di aree demaniali.
Imu: quanto costa
Il rapporto Uil calcola anche il costo medio dell’Imu 2022, pari a 1.074 euro (con acconto di 537 da pagare adesso) per una seconda casa situata in un comune capoluogo di provincia.
La forbice va dai 580 euro medi di Asti ai 2.064 di Roma (la più cara anche per le seconde pertinenze con un valore medio di 110 euro l’anno contro la media di 55).
Tra i Comuni più cari anche Milano (2.040 euro) e Bologna (2.038). Genova e Torino, invece, si “fermano” rispettivamente a 1.775 e 1.745 euro.
Al contrario, dopo Asti si posizionano tra le città meno care Gorizia (658 euro), Catanzaro (659), Crotone (672) e Sondrio (674).
Il sindacato ricorda anche che, in 17 città, è ancora in vigore l’ex addizionale della Tasi, che porta al superamento dell’aliquota massima dell’Imu (10,6 per mille, applicata in 75 capoluoghi, tra cui Napoli, Firenze, Bologna, Torino, Palermo e Bari).
L’aliquota più alta (11,4 per mille) è quella applicata a Roma, Milano, Ascoli Piceno, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona e Verona.
Vengono quindi Terni e Siena all’11,2, Venezia, Lecce e Massa all’11 per mille. Tra le città che applicano aliquote sotto la soglia massima, invece, Belluno, Gorizia, Pordenone, Ragusa e Udine.
Imu: il pagamento
Il calcolo dell’Imu si effettua applicando al valore dell’immobile, determinato secondo i criteri previsti dalla legge e utilizzato come base imponibile, l’aliquota specifica prevista per ogni caso particolare.
Non è prevista la possibilità di pagamenti rateali. L’acconto (e il successivo saldo) vanno versati utilizzando i modelli F24, i servizi PagoPa o attraverso il pagamento in Posta tramite il classico bollettino.
In caso di ritardo, fin dal 17 giugno sarà possibile effettuare il cosiddetto “ravvedimento operoso”, pagando l’importo dovuto e la sanzione ridotta. Entro il 30 giugno, con il “ravvedimento sprint”, questa sarà pari allo 0,1% per ogni giorno di ritardo.
In caso di regolarizzazione tra il 15° e il 30° giorno di ritardo, la sanzione è fissata complessivamente all’1,5% della somma, poi si passa all’1,67% se si paga entro 90 giorni dalla scadenza, al 3,75% entro l’anno di ritardo.
Alberto Minazzi