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IMP Festival 2022: l’eccellenza del fotogiornalismo mondiale a Padova

IMP Festival 2022: l’eccellenza del fotogiornalismo mondiale a Padova
IMP Festival Internazionale Fotogiornalismo - Locandina 2022

Il mese internazionale del fotogiornalismo (International Month of Photojournalism, IMP) porta quest’anno a Padova 40 autori internazionali

Riportare storie lontane, crude, tanto impressionanti quanto reali, in immagini silenziose racchiuse tra l’occhio di chi guarda, una macchina fotografica e il mondo che scorre davanti.
Istantanee di fatti e di storia che trovano, dal 3 al 26 giugno, un punto di raccolta e condivisione nell’International Month of Photojournalism, il mese internazionale del fotogiornalismo di Padova, giunto alla sua quarta edizione.
Quaranta autori internazionali da cinque continenti, quindici esposizioni principali, quattro workshop organizzati in collaborazione con Canon, oltre 30 talk e conferenze: sono i numeri di questo quarto appuntamento interamente dedicato alla cronaca fotografica, unico in Italia.
Un’edizione che trae ispirazione dall’ultimo documento programmatico della World Press Photo Foundation, il quale denuncia lo scarsissimo appoggio alle fotoreporter e ai fotografi locali, a vantaggio delle visioni stereotipate dei reporter stranieri. Per questo l’IMP Festival 2022 ha privilegiato progetti per il 70% a opera di donne e da ogni continente.

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Grozny: Nine Cities

Le fotografie come finestre sul mondo

L’esposizione apre gli occhi a storie contemporanee che raccontano un’umanità che soffre e combatte nascosta nei tunnel e negli angoli bui della vita, così come racconta Andrea Star Reese in Urban Cave. Narrano di guerre e di migrazioni interculturali in Italia, nel progetto vincitore del premio nazionale Sguardi plurali di Oleksandra Horobets, Karim El Maktafi e Danielle Souza Da Silva. Crisi umanitarie e speranze di una vita migliore, nei fotoreportage di Marco Gualazzini (The lake Chad Crisis), Krisanne Johnson (Lost City), Monika Bulaj (All’ombra del Baobab: Emergency e la bellezza della cura), i quali hanno riportato uno stralcio della drammatica situazione africana.

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Il Nord America dei collezionisti di armi e dell’Aids Hotel di San Francisco

I fotoracconti più suggestivi e impressionanti vengono dal Nord America: una delle più importanti esposizioni riguarda Darcy Padilla, che porta a Padova il più lungo progetto di fotoreporting mai realizzato: 22 anni di fotografia in Of Suffering and Time, dove la fotografa racconta l’Aids hotel di San Francisco.
fare da contraltare, la tanto attuale quanto tremenda situazione delle armi da fuoco negli Usa riportata da Gabriele Galimberti in Ameriguns, dove ha immortalato i più folli collezionisti privati di armamenti.

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Joel, Lynne, Paige and Joshua (44, 43, 5 and 11 years old) – Austin, Texas. © Gabriele Galimberti

Il fotogiornalismo a caccia di storia

Spostandosi a sud, Francesca Volpi ha immortalato la vita honduregna della comunità LGBTQI tra povertà, discriminazioni e l’industria del sesso (LGBT Honduras), mentre Nicolò Filippo Rosso, per quattro anni, ha riportato le migrazioni dal Sud America verso Messico e Stati Uniti con Exodus.
Non poteva mancare, dopo due anni di pandemia, un fotoreportage che mettesse in luce l’esacerbata condizione di povertà a causa del Covid 19: il Covid Latam Collective ha esposto le estreme disuguaglianze in Colombia con Red Flag.

© Francesca Volpi – Darwin LGBT Honduras – IMP Festival

Il coronavirus, nella sua traversata mondiale, ha nascosto sotto il tappeto le ceneri di una crisi climatica sempre più impellente. Gideon Mendel, dal 2020, documenta gli incendi che hanno imperversato tra Australia, Grecia, Canada e Stati Uniti nelle sue conseguenze distruttive (Burning World).
Contemporaneamente, nel gelo delle isole Svalbard, una sacerdotessa imbraccia e fucile e protegge la comunità rimasta dopo la chiusura dell’ultima miniera di carbone norvegese (Guia Besana, A flare in the Polar Night).

© Guia Besana-Agence VU’ – A Flare In The Polar Night – IMP Festival

A riprendere invece il tema della guerra europea, mentre il conflitto russo-ucraino continua, sono Massimo Sciacca, con il suo reportage sulla (pen)ultima crisi militare del Vecchio continente nei Balcani e dei suoi strascichi (Balkanica) e il trio Olga Kravets, Maria Morina e Oksana Yushko con Groszny: Nine Cities, nel racconto sulla capitale cecena dopo la guerra, ancora una volta, contro la Russia. Poco più in là, nell’Asia dimenticata, Mattia Vacca ha ripreso e provato a rimettere in luce la regione del Nagorno-Karabakh, in Armenia (The forgotten war of Nagorno Karabakh).

I luoghi dell’IMP Festival

Le esposizioni e gli altri appuntamenti di IMP Festival saranno distribuiti nel centro padovano, nelle sedi più importanti della città, in modo da valorizzarne il patrimonio artistico e monumentale: da Palazzo Moroni alla Loggia della Gran Guardia; da Palazzo Angeli a Galleria Cavour per arrivare alla sede principale dell’ex-Macello.
“L’idea che sta alla base della nascita di IMP- afferma Riccardo Bononi, Fotogiornalista e Direttore Artistico del Festival internazionale – è la convinzione che il fotogiornalismo oggi sia il più rapido accesso alle storie e ai dibattiti internazionali e in grado di connettere i quattro angoli del Mondo; una modalità per rendere ciascuno partecipe e consapevole del proprio ruolo fondamentale anche nelle questioni più controverse e geograficamente lontane».

Damiano Martin

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