Tra i “furbetti del vaccino” e i negazionisti: stanno tra i paradossi gli ostacoli per l’immunità di gregge
È uno dei paradossi di questa fase di lotta alla pandemia. Da un lato ci sono tante persone che, senza avere una situazione considerata prioritaria per età o condizioni fisiche, fanno carte false per ricevere il vaccino anti-Covid. Dall’altro sono ancora troppi coloro che, pur avendone diritto, non prenotano la somministrazione del siero.
Un tema, questo, che lo stesso capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, sottolinea come uno dei problemi principali della campagna vaccinale.
Per ottenere la tanto agognata “immunità di gregge”, ovvero la protezione dell’intera popolazione dal virus, si stima infatti che debba essere vaccinato almeno il 65-70% degli italiani.
Un obiettivo che molto difficilmente potrà essere raggiunto prima dell’estate.
C’è però anche uno studio delle Università di Modena e Reggio Emilia, realizzato in collaborazione con l’Università di Stoccolma e la Boston University, che ha confrontato prima e seconda fase della pandemia, evidenziando come l’ondata autunnale sia stata decisamente meno forte nelle zone più colpite dalla prima esplosione del contagio.
Lo studio
I risultati della ricerca sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Environmental Research. La spiegazione di questa inversione di tendenza tra febbraio-maggio e settembre-ottobre 2020 viene ricollegata a 3 potenziali fattori.
Il primo si lega proprio al concetto di immunità di gregge, che, sia pure a costo di un elevato numero di vittime, sarebbe quasi stata raggiunta nelle zone inizialmente più colpite dal Sars-CoV-2, come Bergamo, Piacenza e Lodi, dove la recrudescenza del virus si è fatta sentire molto meno.
La seconda ipotesi è che la prima ondata abbia colpito soprattutto i cosiddetti “superdiffusori”, ovvero le persone ritenute maggiormente responsabili della diffusione del virus, facendoli arrivare immuni alla seconda ondata.
Poco plausibile, a detta degli autori, la terza possibilità, cioè l’incremento delle misure precauzionali nelle province che erano state più colpite nella prima fase della pandemia. Il risultato dello studio, spiega uno dei coordinatori, Marco Vinceti, dovrà però essere approfondito, per capire se le motivazioni di questa tendenza siano di ordine immunologico o più strettamente epidemiologico.
Il rifiuto dei vaccini
Il fondamentale ruolo della vaccinazione, in ogni caso, resta assolutamente immutato. Ed è per questo che Curcio ha lanciato l’allarme sul fatto che vi sia un’ampia fetta della popolazione che sceglie di non ricevere la somministrazione. Il capo della Protezione civile ha dunque sollecitato un approfondimento dei motivi che spingono le persone a non prenotarsi, tra negazionismo e scarsa informazione.
Azioni di ricerca dei “dispersi” sono già state attivate in varie parti d’Italia, dal Veneto alla Lombardia.
Ma c’è anche da tenere in considerazione la questione della fiducia nei vaccini, in particolare AstraZeneca, più volte al centro della discussione. E, sopratutto, nella prospettiva dell’immunità di gregge, non va dimenticato che gli approvvigionamenti di dosi sono ancora inferiori alle potenzialità della macchina vaccinale. Per una campagna che, nonostante le diverse prese di posizione come quella della Campania, almeno fino alla copertura totale degli over 60 è stato confernato che proseguirà col sistema delle fasce d’età.