In attesa dei Giochi Olimpici allo Stade de France (26 luglio -11 agosto), a Parigi, una carrellata su cinquanta figure femminili che hanno portato in alto il nome delle donne nello sport
La prima è Kallipateira, che nell’antica Grecia infrange il divieto imposto alle donne di entrare nello stadio.
Riguardo il periodo storico in cui visse (V secolo avanti Cristo), nei libri di storia antica si inneggia all’età d’oro di Pericle, ma per le donne si trattava in realtà di un’epoca di discriminazione e violenza. Addirittura, se entravano allo stadio, per punizione potevano essere buttate giù da una rupe.
Kallipateira è la prima a infrangere le regole.
Atleta in una famiglia di atleti, non esita ad accompagnare il figlio che decide di partecipare ai Giochi Olimpici.
Lo fa travestendosi da uomo e fingendosi il suo allenatore. E tutto sembra andar bene fino a un certo punto.
Ma quando il figlio vince, Kallipateira esulta e un seno esce dalla veste rivelando che quell’allenatore, in realtà, è una donna.
Inizia con questa storia il libro “Imbattables”, traduzione italiana “Imbattibili”, della giornalista francese Isabelle Fougère. Poliedrica scrittrice di innumerevoli reportage da ogni angolo di mondo e di romanzi, nonché regista di documentari per la televisione d’Oltralpe, Isabelle Fougère ha pubblicato (Alisio editore, sezione storia) un libro che, a pochi mesi, dai giochi olimpici, che si terranno a Parigi, ripercorre la storia di liberazione delle donne anche nel più importante e globale avvenimento sportivo.
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Isabelle, il suo libro parte dalla vicenda di Kallipateira, che fine fa questa donna coraggiosa?
Kallipateira è una donna che osa rompere il tabù. Per amore del figlio e dello sport, a rischio della propria stessa vita.
Ci sono diverse versioni per il finale della storia: io preferisco quello in cui probabilmente il figlio intercede per la madre e alla fine Kallipateria è salva.
Anche se, come noto, all’epoca perfino il filosofo Aristotele affermava che gli uomini erano superiori alle donne.
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Nel suo libro descrive cinquanta ritratti di sportive, ma un ruolo speciale è quello di Alice Milliat, che per prima ha creato i giochi femminili. Una partita facile o difficile scardinare il maschilismo imperante anche all’ inizio del Novecento?
Alice Milliat nel 1922 ha creato i giochi olimpici femminili e credo che tutte le donne del mondo, e in particolare le sportive, dovrebbero conoscere la storia di questa donna straordinaria.
Che non era soltanto una nuotatrice, ma che ha rivestito un importante ruolo politico come cofondatrice e presidentessa della Fédération des sociétés féminines sportives de France (federazione francese delle società sportive femminili) ed è stata attiva nella lotta per il riconoscimento dello sport femminile a livello internazionale. Milliat ha lottato duramente contro Pierre De Coubertin, fondatore dei giochi olimpici moderni che escludevano le donne, da lui definite “femelles” utilizzando lo stesso termine che si riferiva alle femmine degli animali. Milliat è riuscita a fondare i giochi femminili, ma il vero obiettivo era aprire le Olimpiadi alle donne. I giochi femminili servivano per far riconoscere la qualità delle donne e la loro capacità di partecipare a gare agonistiche. Milliat voleva dimostrare il valore dello sport praticato dalle donne. I giochi olimpici di quest’anno devono renderle grazie per la sua battaglia vinta.
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Il libro racconta i primati sportivi, e non solo, di molte campionesse francesi e internazionali, ma non ci sono italiane, malgrado la sua passione per l’Italia. Perché?
In realtà nel libro è citata una donna italiana che si chiama Lella Lombardi, famosa per aver partecipato al Gran Premio di Spagna, guidando un’auto di Formula Uno.
Il libro è francese e quindi ho privilegiato le sportive francesi e le più note a livello internazionale. Sarebbe molto interessante scrivere un libro anche sulla storia delle atlete italiane.
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Un legame con l’Italia c’è però quando lei racconta le imprese della velista francese Isabelle Autissier, salvata in mezzo all’oceano da un uomo, il velista Giovanni Soldini…
Isabelle Autissier ha una visione speciale del mare, molto umana. Suo padre le ha fatto scoprire il mare e l’ha sempre sostenuta nella sua passione, ma per lei l’oceano non va mai dominato, avendo assolutamente chiaro che è impossibile per un essere umano. Per Autissier il mare va piuttosto sentito e capito. Questo sentimento ha portato la grande velista a divenire anche scrittrice di grande talento. Autissier racconta di essersi trovata in balia dei flutti oceanici, descrivendo apertamente la sua fragilità. Bellissimo l’incontro con Soldini che affronta la tempesta per metterla in salvo.
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C’è un tratto distintivo che accomuna queste le cinquanta sportive?
Tutte le sportive hanno in comune il coraggio di aver rotto un tabù, di aver detto “no” al ruolo prestabilito per le donne. Le sportive di cui racconto la storia questa qualità non l’hanno messa solo nello sport, ma anche nella propria vita. La campionessa di tennis Simonne Mattieu, per esempio, nel 1939 si reca negli Stati Uniti per partecipare a uno dei più importanti tornei, ma abbandona le gare perché nel frattempo scoppia la seconda guerra mondiale. Mathieu fonderà le unità femminili delle Forze francesi libere iniziando così una intensa attività nella Resistenza antinazista. Una donna di grande spessore che ha lasciato un segno di coraggio e coerenza.
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Sono diverse le motivazioni che spingono donne e uomini a fare sport?
Ciò che caratterizza le donne è che lavorare sul proprio corpo, perché sia bello e potente, è stato per secoli a loro vietato, mentre invece questo modello era valorizzato soltanto per gli uomini. Per il resto, le donne hanno tutti i tipi di motivazione per praticare lo sport, esattamente come gli uomini. C’è chi vuole superare i propri limiti e chi desidera vincere mostrandosi superiore agli altri. Alcune amano molto la disciplina che hanno scelto. La motivazione personale invece credo sia simile tra donne e uomini. Le sportive di oggi vogliono essere considerate alla pari degli atleti maschi.
Nicoletta Benatelli