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Il ritorno della mucillagine in Adriatico. Si vede anche dal satellite

Il ritorno della mucillagine in Adriatico. Si vede anche dal satellite

Il programma Copernicus è riuscito a fotografare il fenomeno al largo della costa riminese

Il livello raggiunto nel luglio del 1989, quando una delle conseguenze fu quella di rendere la balneazione oggettivamente impraticabile, per fortuna è ben lontano.
Nell’estate 2024, però, le mucillagini in Alto Adriatico sono tornate decisamente di attualità. E nei giorni scorsi hanno fatto notizia per la loro visibilità addirittura dai satelliti.
Non è comunque la prima volta quest’anno che, fin da giugno, le cronache si sono occupate del fenomeno. Fastidioso, ma senza effetti avversi importanti.
Qualcuno invece lo crea per la pesca e sembra abbia determinato anche un forte impatto sulla moria di granchi blu registrata in un lido polesano.

La foto satellitare delle mucillagini

mucillagine
@ X Copernicus

È stato uno dei satelliti “Sentinel-2” del programma di osservazione della Terra “Copernicus”, gestito da Agenzia Spaziale Europea e Commissione dell’Unione Europea, a immortalare dallo spazio, il 7 agosto, la significativa fioritura verde di fitoplancton che è alla base anche della formazione della mucillagine biancastra nelle acque dell’Adriatico.

Perché si è formata la mucillagine

La formazione della linea bianca galleggiante, spiegano gli esperti, si lega tanto alle elevate temperature (a proposito: i meteorologi di iLMeteo.it prevedono con il 90% di possibilità la data di domenica 18 per la fine in tutta Italia del periodo rovente di oltre un mese caratterizzato dall’influsso dell’anticiclone Caronte), quanto alle recenti forti piogge, che hanno ridotto la salinità del mare, creando le condizioni per la proliferazione degli organismi alla base della catena alimentare degli ecosistemi acquatici.
Nel 1989 il materiale mucillaginoso interessò in Adriatico una superficie di 9 mila km quadrati, raggiungendo anche le aree costiere.

La mucillagine in Adriatico nell’estate 2024

Anche più a Nord, la situazione comunque non cambia.
In Veneto, per esempio, già il 19 giugno i tecnici dell’Arpav avevano rilevato, a 3 miglia nautiche di distanza dalla costa, la presenza di una chiazza di mucillagine con un diametro di circa 20 metri e spessore di circa 2 centimetri, con chiazze più piccole di fronte ai litorali di Caorle e di Jesolo. Il fenomeno era stato rilevato anche lungo la costa di Friuli Venezia Giulia e Istria e confermato il 21, quando è stata rilevata di fronte al Po di Pila una striscia perpendicolare alla costa di circa 2 metri di larghezza e 500 di lunghezza.

Il mare del Cavallino

Oltre alle formazioni superficiali, le riprese con la telecamera subacquea lungo la colonna d’acqua hanno rilevato in tutte le stazioni Arpav anche la presenza di aggregati mucillaginosi quali fiocchi, macrofiocchi e filamenti, pur risultando ovunque pulito il fondale. Il 5 luglio, i tecnici di Arpa Fvg hanno poi evidenziato un decremento nello sviluppo delle formazioni di macro-aggregati gelatinosi presenti nel golfo di Trieste, che avevano dato luogo alla formazione di grandi nuvole e nastri di materiale.

La mucillagine rischia di soffocare piante e animali

Più che i bagnanti, per i quali la mucillagine rappresenta solo un possibile fastidio, a mostrare preoccupazione sono stati soprattutto i pescatori veneti, da Caorle a Chioggia.
La poltiglia si attacca infatti come colla alle reti, ostacolandone così l’utilizzo e rendendo comunque incommerciabile il pescato, ma anche rischia di soffocare piante e animali acquatici. Non a caso, quando, a fine luglio, a Boccasette, sul delta del Po, sono stati raccolti sulla spiaggia circa 100 kg di granchi blu morti, l’ipotesi alternativa a quella del calore dell’acqua come causa della moria è stata proprio la mucillagine.

mucillagine

 

Il monitoraggio di Goletta Verde e la mucillagine nella storia

La mucillagine è stato anche uno dei temi affrontati nel monitoraggio della 38^ campagna estiva “Goletta Verde” di Legambiente, che ha appena presentato i dati sulla base dei campioni raccolti il 16 luglio nelle acque di 11 località della costa veneta ( 2 punti, alle foci di Adige e Po, hanno superato i limiti di legge). “Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emilia-Romagna, Veneto al Friuli Venezia Giulia – si sottolinea al riguardo, pur “sgombrando il campo da facili allarmismi” – sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone”.

Il fenomeno, prosegue Legambiente, è “diventato imponente negli ultimi tempi, non si notava da decenni, a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico”. “I nutrienti come azoto e fosforo – conclude – sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini. Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po hanno dilavato i terreni agricoli di queste sostanze, arrivate in Adriatico attraverso il fiume Po”.

Come riporta lo studio del 2003 di Maura Manganelli ed Enzo Funari “Le mucillagini nel Mar Adriatico: ruolo dei possibili agenti causali e dei fattori ambientali”, pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità, pur essendo stata osservata anche “nelle aree costiere greche, dalmate, del Tirreno e della Sicilia”, la formazione di mucillagini nell’Adriatico centro-settentrionale, dove è nota “fin dal 18° secolo”, “assume tuttavia dimensioni del tutto particolari”, avendo raggiunto “la massima intensità nelle estati del 1988, 1989 e 1991”, per poi ripresentarsi “nelle estati del 1997, del 2000 e, in misura ridotta, del 2001”.

Alberto Minazzi

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Tag:  mare, mucillagine