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118: da 30 anni lo "scudo salvavita" dell'Italia

118: da 30 anni lo "scudo salvavita" dell'Italia

Il 27 marzo 1992 il decreto che avviò in tutto il Paese il servizio di emergenza sanitaria lanciato a Bologna

Ormai lo diamo per scontato: in caso di emergenza sanitaria, basta chiamare il 118 per attivare l’assistenza e veder arrivare un’ambulanza.
Eppure il numero unico, attivo in tutta Italia 24 ore su 24, è una conquista recente del sistema sanitario nazionale.
Il 27 marzo 2022 sono infatti passati esattamente 30 anni dalla firma dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sul decreto De Lorenzo, che costituì le centrali operative in tutte le città.
“Il sistema di emergenza territoriale 118 – è il commento del presidente nazionale del 118, Mario Balzanelli – è un bene della Nazione, è un bene di tutti, inalienabile, perché il 118 è lo scudo salvavita del Paese. In questi 30 anni la gente ha compreso molto bene, perché direttamente sulla loro pelle e su quella dei propri cari, che nel momento dell’inatteso pericolo di vita noi siamo la certezza dello Stato che c’è”.

Dai Mondiali di calcio alla pandemia

Come ricordò Marco Vigna, uno degli “inventori” e realizzatori del 118, in occasione del congresso Aniarti in occasione del 25° anniversario, la svolta verso l’organizzazione del servizio 118 nazionale arrivò nel 1990, in occasione dei Mondiali di calcio.
Fu allora creato a Bologna il primo nucleo indipendente che rispondeva al numero 118 e fu poi preso ad esempio anche dal decreto del 1992.
Seguì subito dopo la città di Udine, altra sede delle partite di Italia ’90, con Gorizia che, l’anno successivo, fu la prima provincia a essere interamente coperta dal servizio.
Pur presentando differenze a seconda delle varie zone del Paese, in questi 30 anni il servizio si è sempre più evoluto, diventando negli ultimi 2 anni un baluardo imprescindibile per fronteggiare l’emergenza pandemica. Basti pensare che, nell’autunno del 2020, si toccarono punte di occupazione dei mezzi al 60%. E ancor oggi, come ha sottolineato Balzanelli, sono le ambulanze del 118 a portare in ospedale i pazienti colpiti dal Covid.

118

 

La storia dell’emergenza in Italia

Il primo numero d’emergenza istituito in Italia fu, nel 1955, il 116 dell’Aci per il soccorso stradale.
Un numero che, nel 1967, una nota ministeriale invitava a utilizzare anche da parte dei medici provinciali per coordinare il soccorso a fronte dell’aumentata casistica di traumi della strada.
L’anno successivo, il 1968, l’Italia si dotò quindi del 113, numero unico di soccorso pubblico.
La gestazione del 118, invece, richiese ancora più di 20 anni. In base a una legge del 1947, il servizio di emergenza era attribuito su base locale alla Croce Rossa Italiana, che però non era in grado di reggere da sola il carico di richieste di intervento, tant’è che sorsero diverse centrali operative aggiuntive, facenti capo ad alcune associazioni.
I limiti del sistema erano però evidenti: mancanza di coordinamento per le ambulanze, non previsione della presenza del personale sanitario, estraneità del sistema dal contesto ospedaliero.

L’evoluzione verso il 118

Nelle realtà più grandi si giunse così alla creazione di centrali di coordinamento, anche se restò il problema della tempestività dei soccorsi.
Anche perché erano i Comuni, e non il Servizio sanitario nazionale, a garantire il trasporto dei pazienti in ospedale.
Pur istituendo l’obbligo di dotarsi di un servizio di pronto soccorso, la normativa degli anni ’60 non si occupava specificamente della gestione del soccorso, limitandosi all’obbligo di fornirsi di adeguati mezzi di trasporto.
Solo nel 1967 fu stabilito che il sistema di soccorso doveva essere effettuato da ambulanze dotate di idonee attrezzature e di personale. E  che il paziente dovesse essere trasportato in un ospedale di riferimento e non in una struttura periferica. La riforma sanitaria del 1978 demandò quindi alle singole strutture l’attività di soccorso preospedaliero, codificando però che il sistema di emergenza territoriale fosse a carico del pronto soccorso più vicino.

118

 

Il ruolo di Bologna e il decreto del 1992

Se fu Bologna, nel 1990, la prima città a dare vita al servizio 118 lo si deve anche all’elevata sensibilità del capoluogo felsineo nei confronti delle situazioni di emergenza.
La ferita della strage della stazione del 1980, con 85 morti e 291 feriti, era ancora aperta. E proprio la capacità di effettuare, in quell’occasione, un minimo di soccorso direttamente sul posto spinse alla riorganizzazione del sistema.
Pur trattandosi di un semplice atto di indirizzo, il decreto del 1992 fissò quindi alcune linee guida volte a creare un sistema unitario.
Tra queste, gli standard dei mezzi e del personale e la necessità della previsione di una dotazione tecnologica uniforme.

Alberto Minazzi

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