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IL MONDO SCOUT

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Alla scoperta dello scoutismo: i principi che lo animano e le diverse associazioni presenti nel nostro territorio

Ci sono oltre 38 milioni di bambini, ragazzi ed adulti, uomini e donne che in 216 paesi e territori del mondo sono scouts e guide. Lo Scautismo – che comprende nel mondo centinaia e centinaia di associazioni diverse – si rivolge ai ragazzi dai 7-8 anni fino ai 20-21, articolandosi in tre fasce di età: lupetti o coccinelle (7-11 anni); esploratori e guide (12-16 anni); rovers e scolte (17-21). Il metodo educativo scout permette di offrire degli strumenti pedagogici che sono stati sperimentati in tutto il mondo e che, ovunque, si sono dimostrati efficaci per la trasmissione di valori e per la formazione di futuri cittadini responsabili, che sanno effettuare delle scelte e che sono in grado di condurre la propria vita secondo principi di rispetto reciproco, fratellanza e impegno personale.
Lord Robert Baden Powell, BP per tutti gli scouts, nel 1907 – anno della fondazione – aveva indicato in “quattro punti” i fondamenti del metodo scout: “formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo”, qualità semplici, ma necessarie per formare un uomo libero ed un buon cittadino. Chi di noi almeno una volta non si è chiesto cosa spinga adulti e ragazzi ad indossare la divisa coi calzoni corti e il fazzoletto al collo, a passare le giornate – e soprattutto le nottate – accampati nei luoghi più curiosi… Quello che accomuna tutti è un ideale di vita: la proposta scout, pur identica per tutti i ragazzi del mondo, può essere vissuta nei diversi contesti culturali e/o religiosi: i suoi principi ispiratori universali, sono sintetizzati nella Promessa, nella Legge scout e nel Motto. Legge e Promessa sono gli strumenti di base per la formulazione dei principi dello scoutismo, hanno un forte valore educativo: i ragazzi si impegnano personalmente di fronte (a Dio e) agli altri a rispettare, al meglio delle proprie capacità, un ben definito codice di comportamento. Il Motto, diverso a seconda dell’età, in una sola parola sintetizza il positivo atteggiamento verso la vita e gli altri.
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Esistono anche nel Veneto diversi gruppi e associazioni scout: tra quelle riconosciute a livello nazionale, la più diffusa è l’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), di ispirazione cattolica che ha le sue sedi di incontro nelle parrocchie; segue per numero di iscritti la FSE (Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo); il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani), indipendente da ogni credo religioso e da ideologie politiche. Esistono poi molti altri gruppi, più o meno locali, come l’AVSC (Associazione Veneta Scout Cattolici), l’Assiscout (Associazione Indipendente Scout) laica e pluralista, il MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), i gruppi scout Evangelici e gli Avventisti del Settimo Giorno. La più alta concentrazione è nella provincia di Padova, che raccoglie più di 6.200 ragazzi. Abbiamo chiesto ad alcuni responsabili locali differenze e similitudini, ma la risposta è stata per tutti la stessa: per quanto siano diversi i colori e i nomi dei vari gruppi, la cosa fondamentale è che i valori e la metodologia accomunano tutti.
Don Riccardo Comarella è il coordinatore dei gruppi scout di ispirazione cattolica per la provincia di Padova: a lui si devono anche molti momenti di interassociatività a cui tiene particolarmente, come nel 2007, per i 100 anni dello scoutismo, quando 1600 ragazzi in Prato della Valle hanno gareggiato intorno all’isola Memmia con bighe costruite da loro …sotto la pioggia! «La spiritualità è uno dei temi chiave di tutti i gruppi, confessionali o meno – ci dice – uno dei momenti più emozionanti e di maggiore sintonia con se stessi, gli altri e la natura è durante i campi estivi, dopo il momento dello stare insieme intorno al fuoco serale, quando man mano che il fuoco si spegne e ne sono rimaste solo le braci, è in quella penombra che si riesce a gustare a fondo uno spettacolo così emozionante che solo durante i campi scout capita di vedere. Come diceva BP, nulla vale l’odore di quel fuoco». Essere scout è percorrere insieme un cammino formativo, che prosegue anche per gli adulti e le guide. Proprio per loro esistono programmi di formazione isituzionale e permanente, sugli strumenti relativi alle attività (gli scout affiancano anche la Protezione Civile), ma soprattutto di carattere pedagogico.
«Il capo scout è prima di tutto un educatore, che affianca i genitori e accompagna nella crescita e nell’autonomia i ragazzi – ci spiega Ilaria Damele, responsabile di zona con Manuel Basso di AGESCI Mestre e terraferma – la fiducia tra noi capi e i genitori è tutto». Ilaria, che è scout da 26 anni (oggi ne ha 34), ha raccolto moltissime esperienze significative, ma – ci racconta – «quella più emozionante è vedere i miei lupetti entrare in comunità capi. Anche se non credo che sia solo merito mio, c’è la soddisfazione di vedere che sono cresciuti e hanno scelto di prendere una strada».
 

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Tag:  educazione