I teneri personaggi della veneziana Maria Gianola tra illustrazioni a mano e nuove tecnologie
«Nascono a volte come meno te lo aspetti e spesso ti sfuggono di mano: disegnano loro la storia e nuovi, inaspettati contesti. Come Central Park, nel mio ultimo libro: un luogo in cui razionalmente non avrei mai pensato di ambientare la storia di Jorge e Pepito e invece che è uscito sulla carta quasi sorprendendomi».
Maria Gianola è divertita nel raccontare la genesi delle tante storie che ha ideato e illustrato nel corso degli anni. La passione per il suo lavoro si legge negli occhi quando ne parla e si percepisce nei toni di voce, che si modulano frizzanti o inteneriti quando racconta i suoi personaggi, allegri quando spiega delle sue attività di laboratorio fatte con i bambini delle scuole. Veneziana, madre di tre figlie adolescenti che sono le sue prime lettrici (perché «sono sempre molto critiche, notano anche i particolari e sono sempre schiette e dirette nei loro pareri»). Ha da poco terminato il suo ultimo lavoro, “Jorge e Pepito, Il segreto di Central Park” (Tunuè Edizioni), ma sta già mettendo mano a nuovi progetti, che uniscono il suo inconfondibile tratto di matita alla più moderna tecnologia per la realizzazione di una app legata al gioco e a Venezia.
Non è la prima per lei, che è passata dalla staticità dell’immagine dei libri alla dinamicità dei software già in tre fortunate occasioni: con la realizzazione, per la casa editrice Giunti, dell’applicazione “Paura di niente”; con l’animazione di alcune canzoni dello Zecchino d’Oro prodotte da Rai-Antoniano; con la creazione della guida interattiva con cui il Museo Orientale di Venezia accoglie oggi i bambini, guidati, attraverso l’iPad, da una scimmietta e da un gatto nella scoperta dell’arte giapponese del 1800. «Quello dell’animazione – racconta Maria Gianola – è un altro mondo, stimolante e nuovo, che mi piace praticare. È difficile confrontarlo con quello dell’illustrazione: direi che è come pensare di confrontare un libro e un film, impossibile. Nell’animazione c’è una presa di vita dei personaggi che si muovono, camminano, scoprono dei lati che nella staticità della pagina magari non emergono; ma, di fatto, per me queste sono solo due sfaccettature del mio lavoro e amo entrambe, perché non c’è in loro mai nulla di scontato».
Una continua scoperta, mondi diversi in cui Fafà l’elefantino, Jorge l’armadillo, Bombo il gatto veneziano o i piccoli cavalieri di Re Artù si muovono animati dai più alti valori, ma facendo sempre i conti con le contraddizioni e le insidie di una realtà che spesso si rivela meno divertente e semplice di quel che può apparire. Alla fine, tuttavia, si può sempre contare sull’aiuto e sulla comprensione di qualcuno. «In effetti i miei personaggi sono sempre un po’ indifesi. Lo è di sicuro Jorge l’armadillo, tenero, timido, che ad un certo punto acquista un paio di occhiali con i quali girare il mondo rendendosi conto che il mondo è molto grande, che può un po’ spaventare. Ma non siamo soli in questo mondo e se noi abbiamo paura degli altri, anche gli altri possono aver paura di noi, magari semplicemente perché siamo diversi». Non è certo trasformandoci in ciò che non siamo, però, che possiamo essere felici. Lo capisce bene il riccio protagonista di “Mi piaci così”, che, dopo varie peripezie nella ricerca di compagni di gioco, capisce il valore dell’amicizia grazie alla tartaruga che non gli chiede di cambiare apprezzando invece anche quelli che sono i suoi limiti.
Da buona veneziana legata alla laguna e alle sue tradizioni, Maria Gianola ha ambientato diverse storie nella propria città. Dalla collaborazione con lo scrittore Tiziano Scarpa sono nati “Un amico spaventoso” (Premio Arpino) e “Laguna l’invidiosa”, mentre è una realizzazione propria, per testi e illustrazioni, la “Miniguida illustrata di Venezia”, che racconta la città, la sua storia e numerose curiosità attraverso due ragazzini e il loro nonno. «Amo Venezia, dove sono nata – sottolinea definendosi “indigena dell’isola pesce” – e vivo da sempre con la mia famiglia. Non mi sono mai chiesta se è una città penalizzante dal punto di vista lavorativo, la amo e basta. E poi, vivere a Venezia, è ispirante».