La regione Emilia Romagna pronta a chiedere il riconoscimento al Governo nazionale ed europeo
In alcune città è già proposto dai ristoranti cotto al vapore o bollito oppure come ingrediente speciale di insalate e zuppe. Talvolta saltato in padella con burro e aglio.
E’ di fatto considerato un alimento prelibato.
Ma formalmente il granchio blu ancora dev’essere riconosciuto come “specie di interesse commerciale”.
Con un’azione verso il Governo e l’Europa, si appresta a richiedere che sia fatto la regione Emilia Romagna.
Non solo perché la carne di questo granchio reale è buona e nutriente ma soprattutto perché il granchio blu, giunto dall’Oceano Atlantico all’Adriatico una quarantina di anni fa, è vorace di vongole e pesci piccoli e “rappresenta una minaccia per gli ecosistemi e le marinerie di Goro e Comacchio”.
La sua presenza è stata rilevata per la prima volta in Grecia già nel 1948.
Poi è giunto sulle coste italiane, dove nel tempo si è riprodotto sempre più, fino a diventare un problema, soprattutto nella stagione invernale, perché, per le basse temperature per esempio delle lagune, gli altri pesci emigrano verso il mare. Restano le vongole, che diventano così ancora più prelibate vittime del granchio reale blu.
“E’ sicuramente un animale che si sta rapidamente diffondendo in tutto il Mediterraneo e in Adriatico – spiega il biologo marino Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia – ma al momento non rappresenta una minaccia per la biodiversità dell’habitat in cui vive. Vero è che potrebbe diventarlo nel momento in cui il numero crescesse in modo esponenziale e che è una specie predatoria e voracissima di pesci, molluschi e altri crostacei”.
Da problema ad opportunità
Per la pesca lo è già diventato.
E non sembrano lontani i tempi in cui potrebbe diventarlo per la biodiversità perché il granchio reale blu è’ un crostaceo che si riproduce rapidamente: il numero di uova è compreso tra 700 mila e due milioni e 100 mila a seconda delle dimensioni delle femmine.
Oltre oceano è pescato a livello industriale e consumato in grandi quantità.
Si stima che ogni anno ne siano prelevate 58 mila tonnellate.
Anche in Dalmazia, presso la foce del fiume Neretva viene ormai regolarmente catturato.
Recentemente il crostaceo è stato segnalato anche nelle acque del Delta del Po, di Chioggia e nella Laguna di Venezia.
Proprio in Veneto, tra Eraclea e Cortellazzo, diversi pescatori già si sono cimentati nella pesca del granchio blu, per la quale pare che l’ora migliore sia tra il tramonto e l’alba.
Il granchio reale blu
La dimensione del suo guscio può arrivare ai 23 cm nei maschi e a 20 nelle femmine e ha un carapace con due dentelli frontali triangolari e nove dentelli laterali, molto lunghi e appuntiti.
Le zampe sono piuttosto allungate, con il primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine.
L’attaccatura e la parte terminale sono di un blu intenso mentre il colore del corpo è verde oliva sulla parte superiore e bianco azzurrino sul ventre.
La presenza di quest’ospite nei nostri mari è un segnale del cambiamento delle condizioni climatiche e dell’aumento della temperatura dell’acqua marina che avrebbero facilitato la migrazione di questa specie aliena.