Il record è oggi della francese Calment: 122 anni. Tra statistiche e studi, una domanda: la longevità umana ha un limite?
Quando Dante Alighieri scrisse uno dei più famosi incipit della storia della letteratura (“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”) si dice avesse 35 anni. Perché, a quel tempo, l’aspettativa di vita era mediamente attorno ai 70.
Oggi le cose sono decisamente cambiate.
Anche senza necessariamente pensare a Jeanne Louise Calment, nata e morta ad Arles (in Francia) con la più lunga parentesi di vita terrena mai ufficializzata: 122 anni e 164 giorni, tra il 21 febbraio 1875 e il 4 agosto 1997.
E se statistiche ci dicono che superare gli 80 anni è ormai “di routine”, non mancano gli studi scientifici che ipotizzano che il limite biologico della vita umana non sia ancora stato raggiunto. Di conseguenza, in un futuro non troppo lontano, forse tra meno di 40 anni, potremo spingersi ancora più in là.
Il destino dei nati nel Novecento
Tra i principali sostenitori di questa teoria c’è David McCarthy, che ha coordinato il lavoro, svolto in due Università americane, in cui è stata analizzata la mortalità registrata nello Human Mortality Database nel corso della storia recente in 19 Paesi industrializzati, compresa l’Italia, riassumendo i risultati in uno studio pubblicato su “Plos ONE”.
Il campione preso in considerazione riguarda i nati tra il 1700 e il 1969. Ed è emerso che nella maggior parte dei Paesi si è registrato un elevato aumento dell’aspettativa di vita, con il conseguente rinvio della data del decesso, tra le generazioni che hanno visto la luce tra il 1910 e il 1950.
Già nei prossimi decenni, conclude il ricercatore, è dunque lecito attendersi un ulteriore rinvio della mortalità media, per quanto non ancora tale da determinare lo spostamento dell’asticella dell’età massima oltre gli attuali limiti. McCarthy, però, è convinto anche che “se esiste un limite alla durata della vita umana, non l’abbiamo ancora raggiunto”.
Obiettivo 140 anni per i nati nel 1970?
Il record di longevità, sulla base dei dati analizzati nello studio, potrebbe così cadere entro il 2060. E a farlo potrebbe essere, sulla base delle tendenze, una donna giapponese. Un Paese, quello del Sol Levante, che tra l’altro detiene l’attuale record di longevità maschile: i 116 anni e 54 giorni di Jiroemon Kimura, morto nel 2013.
Un altro studio ipotizza invece che a ritoccare il record, con 125 anni, sarà prima di tutti una persona nata nel 1940 nel Regno Unito. E potrebbe non essere il limite ultimo, visto che si stima che i nati nel 1970 potrebbero ambire a spegnere (fiato permettendo…) fino a 140 candeline.
Certo, un fondamentale passo successivo sarebbe quello di capire i segreti della longevità.
Perché, per esempio, proprio la donna più anziana del mondo era una fumatrice accanita… In tale prospettiva, potrebbe essere utile approfondire esempi territoriali, anche italiani.
Come Campodimele, in provincia di Latina, noto per il suo tasso di longevità. O , nel Nuorese, riconosciuto nel 2022 dal Guinness dei primati come paese più longevo al mondo, potendo contare sulla concentrazione di 1 centenario ogni 222 residenti.
Un mondo di anziani
Le statistiche, del resto, continuano a sottolineare non solo l’aumento dell’età media, ma anche quello delle persone che raggiungono un’età con tre cifre.
L’ultimo dato dell’Istat, aggiornato al 1° gennaio 2021, conta 17.177 ultracentenari, nell’83% dei casi donne, sia pur con una leggera discesa dal record di 19.714.
Ma erano 1.111 gli “over 105”.
E uno studio del centro americano Pew indica che la quota di persone con almeno 100 anni d’età è destinata ad aumentare sempre più nei prossimi anni, toccando probabilmente i 3,7 milioni entro il 2050, contro i circa 450 mila attuali.
Si aggiornano al rialzo sempre più anche le aspettative di vita.
Una ricerca del network sanitario statunitense NiceRx dello scorso dicembre posiziona l’Italia al quinto posto al mondo con 84,4 anni, in una graduatoria guidata da Hong Kong (85,29). Il Paese asiatico era primo anche nel precedente rapporto del World Economic Forum, che vedeva l’Italia al terzo posto.
Terza posizione in Europa per il nostro Paese anche nei dati Oms del 2021, con 83,1 anni, contro gli 83,3 della Spagna, prima.
Il rapporto “Health at a Glance”, di Commissione Europea e Ocse, posiziona invece l’Italia al secondo posto (83,4) sempre dietro gli iberici (83,5). E, sul fronte regionale, le ultime rilevazioni Istat collocano al primo posto per aspettativa di vita la Provincia di Trento, tanto per i maschi (82,2 anni) che per le femmine (86,6).
Alberto Minazzi