Dalle connessioni internet alle infrastrutture energetiche: continua a crescere l’importanza dei collegamenti sottomarini
Cosa accomuna due colossi informatici come Google e Meta, il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione dell’energia elettrica in Europa (l’italiana Terna) e perfino le Nazioni Unite? La risposta è tutt’altro che scontata: l’interesse per il fondo del mare.
Perché l’economia e la geopolitica non guardano solo verso la volta celeste, con le nuove opportunità offerte dalla tecnologia satellitare e dalla conquista dello spazio, ma anche in direzione esattamente opposta. I cavi sottomarini, sia quelli di telecomunicazione che quelli di trasporto energetico, sono infatti sempre più al centro dell’attenzione globale.
Lo dice la cronaca. E lo ribadiscono le notizie dei nuovi investimenti in tal senso che da mesi vengono annunciati dai grandi player dell’economia mondiale.
A richiamare l’attenzione sul tema dei collegamenti sottomarini, a metà novembre, è stata in particolare la notizia, proveniente dal Mar Baltico, del taglio di 2 cavi di fibra ottica, sulla quale, in parallelo all’immediato ripristino, è stata avviata un’indagine per provare a ricostruire cosa sia realmente accaduto.
L’incidente del Baltico e la mossa dell’Onu
Nello specifico, nonostante lo Stato asiatico abbia negato qualsiasi coinvolgimento e abbia dato la massima disponibilità a collaborare con la Svezia nella ricerca delle cause, a finire sotto osservazione è stata soprattutto la Cina, dopo la segnalazione di una nave di quel Paese nella zona in cui si sono verificati i due incidenti subacquei.
Nel frattempo, l’agenzia delle Nazioni Unite per le Telecomunicazioni Itu, insieme all’International Cable Protection Committee (Icpc) ha annunciato di aver creato un nuovo organismo consultivo internazionale responsabile della protezione dei cavi sottomarini, ricordando nell’occasione che vi passa circa il 99% del traffico internet mondiale.
Si tratta, ha aggiunto l’Icpc, di un’infrastruttura particolarmente colpita, con una media tra le 150 e le 200 violazioni subite ogni anno in tutto il pianeta, nell’80% dei casi per eventi naturali, invecchiamento delle strutture o attività umane accidentali, che rendono necessario l’avvio ogni 7 giorni di circa 3 riparazioni, che poi proseguono per alcune settimane.
L’obiettivo cui mira il nuovo organismo è dunque quello di migliorare la resilienza dei casi e garantire un rapido intervento della ventina di navi attrezzate per la riparazione. Il primo incontro fisico tra i 40 componenti dovrebbe avvenire a febbraio 2025, ad Abuja, in Nigeria, in occasione del Summit sulla resilienza dei cavi sottomarini.
L’Italia e i cavi sottomarini
Sul tema della protezione dei cavi sottomarini è recentemente intervenuto, in occasione della prima “Space & Underwater Conference” tenutasi a Roma, anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessio Butti, che ha ipotizzato anche la strada della “militarizzazione” di queste infrastrutture per la loro difesa.
I cavi, secondo la posizione del sottosegretario, possono essere cioè individuati “come fossero spazi sovrani di ogni singolo Paese o di una coalizione”.
Butti ha quindi spiegato che l’Italia ha l’obiettivo di “diventare un hub tecnologico nel Mediterraneo, per l’intelligenza artificiale, per le infrastrutture sottomarine, per tutto quello che può essere un ponte tra l’Europa e il mondo che sta a Sud”.
“Forse – ha concluso – è il caso di lavorare a una sorta di piano regolatore a livello subacqueo per capire dove sono le infrastrutture quale è il loro stato di salute, quali le possibilità di intervento. Occorre una mappatura attenta di quello che esiste. Se l’Italia non gioca un ruolo in questo scacchiere, rischiamo di rimanere al palo”.
I collegamenti elettrici sottomarini nel piano di Terna
Va letta in tal senso anche la posizione sul tema contenuta nel Piano industriale 2024/28 presentato ancora lo scorso marzo da Terna, società proprietaria della rete di trasmissione italiana dell’elettricità in alta e altissima tensione, che ha annunciato nei prossimi 5 anni investimenti complessivi di 16,5 miliardi di euro per migliorare il sistema elettrico.
Attualmente, la rete di Terna può contare su 7 collegamenti sottomarini già in esercizio, sia verso l’estero, in particolare Grecia, Montenegro e Corsica, che verso le isole maggiori, ma anche tra Capri e Sorrento e tra Piombino e l’Isola d’Elba, per garantire l’energia alle isole al largo di Campania e Toscana.
C’è anche una serie di cantieri già attivati, a partire da quello del Tyrrhenian Link, che ha già ottenuto la necessaria autorizzazione ministeriale. Una volta completato, unirà la Sicilia alla Sardegna e alla Campania, a una profondità record di 2.150 metri, attraverso 970 km di cavi sottomarini a 1.000 megawatt.
Un’altra importante infrastruttura in corso di realizzazione è l’Adriatic Link: 250 km tra l’Abruzzo e le Marche, a 100 metri di profondità massima, anche in questo caso per 1.000 MW di potenza. E poi, sul fronte internazionale, “Elmed, il primo collegamento in corrente continua tra Europa e Africa, nello specifico Sicilia e Tunisia, inserito nel Piano Mattei.
I grandi progetti di Meta e Google
Tornando ai cavi di telecomunicazione, negli ultimi giorni è circolata la notizia che Meta, società di Mark Zuckerberg proprietaria tra l’altro di Facebook, Instagram e WhatsApp, starebbe progettando un cavo sottomarino in fibra ottica da più di 40 mila km per collegare tutto il mondo. Un investimento che dovrebbe superare i 10 miliardi di dollari.
Il cavo, che sarebbe utilizzato solo da Meta, unica proprietaria, secondo i media statunitensi dovrebbe collegare la costa orientale degli Usa all’India, passando attraverso il Sudafrica, per poi rientrare nel continente americano fino alla costa occidentale del Paese. Ulteriori dettagli sul progetto, in fase di definizione, saranno rivelati il prossimo anno.
A muoversi nel campo dei cavi sottomarini è anche Google, che ha realizzato un progetto per collegare la piccola Isola di Natale alla città di Darwin, in Australia. Nonostante interessi direttamente un’isola abitata da appena 1.250 persone, si tratta di uno snodo cruciale, in quando sorge a 1.500 km dall’Australia, giusto a metà strada verso l’Asia.
La connessione sottomarina aumenterà la resilienza digitale del continente oceanico, con un’infrastruttura che permetterà all’Australia di fronteggiare problemi o interruzioni sulle rotte di comunicazione tradizionali. È previsto infatti anche un secondo cavo che, partendo da Melbourne e passando per l’Isola di Natale, arriverà a Singapore.
Google, inoltre, sta realizzando in collaborazione con gli Stati Uniti anche una serie di altri interventi, inseriti in una rete di fibra ottica sottomarina da complessivi 42.500 km, che collegherà le isole del Pacifico, l’Australia, il Nord America e l’Asia.
Alberto Minazzi