Finalmente, la Venezia en-plein air delle “cronache” magiche di Italico Brass
Immaginate un quadro dei grandi impressionisti francesi – Monet, Manet, Degas, Renoir – e prendetene i colori, le pennellate e le atmosfere, per trasferirle su un paesaggio veneziano.
Al di là dell’immaginazione, nella realtà vi fu un pittore simile, che disegnò Venezia secondo i canoni impressionisti; ciò che fa più scalpore è l’oblio a cui è stato condannato per circa sessant’anni.
Dal 29 settembre, però ricomincerà la vita espositiva delle opere di “Italico Brass – Pittore di Venezia”, che si potranno ammirare per i successivi tre mesi in Campo Santo Stefano, nel centro della città lagunare.
“Italico Brass – Pittore di Venezia”
La mostra, curata da Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin, è promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia e dall’editore lineadacqua.
Un centinaio di opere, molte delle quali inedite – lascito dell’artista alla sua famiglia dopo la morte del 1943 – verranno esposte fino al 12 dicembre a Palazzo Loredan, nel già citato campo veneziano.
Il percorso museale sarà una riscoperta della “Venezia minore”, la Venezia che oltre ai monumenti mostra la vita quotidiana, gli eventi e le festività popolari, l’assenza di divisioni sociali. Tutto in ambientazioni en-plein air, come vuole la filosofia impressionista.
La formazione europea del goriziano Brass
Il giovane Italico Brass non portò l’arte europea a Venezia per un caso fortuito; fondamentale fu la sua formazione, sul finire dell’Ottocento, tra Monaco di Baviera e Parigi. Qui il goriziano di nascita – irredente per educazione paterna – risiedette sette anni, frequentando i circoli pittorici e il mondo impressionista, nelle sue sfaccettature della seconda corrente e del Post-impressionismo. Italico, culturalmente “tedesco” per nascita, coniuga la durezza teutonica con la leggerezza della pittura francese, trovando un suo stile riconoscibile e subito apprezzato nel seguente ambiente veneziano.
Brass infatti riapparve nella scena lagunare nel 1895, distinguendosi subito come uno dei protagonisti della Biennale alla sua inaugurazione, nel medesimo anno. Le sue prime mete figurative furono Burano e soprattutto Chioggia, il cui fascino lagunare portava nelle sue strade altri artisti veneziani: Luigi Nono, Ettore Tito, Mosé Bianchi, Emilio Gola – tra gli altri. In quindici anni Brass giunse al successo definitivo, presentando la sua prima mostra personale alla Biennale del 1910.
Un cronista con il pennello
Venezia rimase sempre il baricentro della vita di Italico Brass, nonostante i numerosi viaggi mondiali, sia come pittore nelle esposizioni Oltreoceano e nei paesi nordici, sia come reporter di guerra.
A Venezia fissò la sua stabilità affettiva, con la russa Lina Rebecca Vigdoff – conosciuta nella capitale francese quando lei era studentessa di medicina – sia quella artistica, restaurando l’ Abbazia Vecchia della Misericordia ed erigendola a suo atelier (e sede della sua collezione di antichità).
“Brass è cronista accurato, divertito e partecipe di ogni aspetto della vita quotidiana […] è sempre là con i suoi fogli le sue tavolette per appuntare un volto, un gesto una smorfia; oppure confuso tra la folla che assiste alle regate, rileva lo sforzo dei campioni e la dinamicità di uno sport che è solo ed esclusivamente veneziano. Il ‘pittore di Venezia’ è sempre in servizio” scrivono i curatori Romanelli e Vatin. Per questo la mostra proposta è un itinerario inedito della città lagunare: Italico Brass come una sorta di precursore della fotografia di strada.
I mecenati di Brass
Sponsor principale di “Italico Brass – Pittore di Venezia” è la catena di ristorazione Majer; sostengono inoltre la mostra Generali Italia, la cantina Biondelli Franciacorta e l’azienda manifatturiera Siretessile.
L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, di nascita e discendenza napoleonica, è stato riconosciuto poi dal Regno d’Italia – e dalla conseguente Repubblica – di importante interesse nazionale nella tutela e promozione delle arti scientifiche e umanistiche. Oggi è un’Accademia composta da due classi, divise tra i due rami intellettuali, ognuna composta da 40 soci effettivi, 80 corrispondenti e 25 stranieri.