Secondo uno studio, i decessi per alte temperature in Europa potrebbero triplicare entro il 2100. Intanto, sull’Italia torna l’anticiclone
Attualmente, si stima che le temperature estreme in Europa causino ogni anno 407.538 decessi. Di questi, la maggioranza (363.809) sono legati al freddo e i restanti 43.729 al caldo. Un dato che, nel continente, è destinato ad aumentare in maniera esponenziale, di qui a fine secolo. E questo avverrà a causa dell’aumento delle temperature, che faranno del caldo un killer sempre più pericoloso. E l’Italia sarà tra i Paesi più colpiti.
Lo afferma lo studio, pubblicato su “The Lancet Public Health” che, analizzando i dati di 854 città europee con oltre 50 mila abitanti, ha stimato per la prima volta a livello di dettaglio regionale i decessi attuali e futuri dovuti alle temperature. Termometro che, tornando al presente, dopo la breve tregua ha intanto ripreso a salire nel nostro Paese, con una nuova ondata di calore legata all’anticiclone africano.
Il caldo si avvicina al freddo per pericolosità
La ricerca ha ipotizzato per il 2100 4 livelli di riscaldamento globale, da +1,5 a +4 gradi, con l’ipotesi più probabile, se non cambieranno le attuali politiche climatiche, di un aumento di +3°. E se, oggi, il rapporto tra morti per caldo e freddo è di circa 1 a 8, la forbice sembra destinata a ridursi sensibilmente. A fronte di un aumento complessivo di 55 mila decessi per le temperature (+13,5%) ogni anno, quelli per le basse temperature, in questo scenario, sono destinati a scendere a fine secolo a quota 333.703, mentre quelli per il caldo potrebbero salire fino a 128.809.
A determinare l’aumento esponenziale delle vittime per le alte temperature sarebbero soprattutto i dati degli Stati dell’Europa meridionale: Spagna, Grecia, Italia e parti della Francia. Guardando nel dettaglio al nostro Paese, con 3 gradi in più le morti per caldo salirebbero dalle attuali 10.433 a 28.285. Nello scenario peggiore, quello cioè di un incremento di +4°, si supererebbe quota 45 mila. A maggior rischio sarebbero gli anziani, in particolare gli over 85, con dunque un’incidenza dell’invecchiamento della popolazione accanto a quella del cambiamento climatico.
Caldo: la situazione
L’aumento delle temperature, in ogni caso, è un dato di fatto. Il programma europeo Copernicus ha quest’anno registrato, il 22 luglio, il giorno più caldo della storia recente della Terra, con 17,16 gradi di media globale, contro i 17,08 del precedente record del 6 luglio 2023 (peraltro appena superati, con 17,09, il 21 luglio 2024). E gli esperti si attendono nei prossimi anni temperature ancora più alte dei picchi dell’estate 2024. Un caldo anomalo che, dopo il momentaneo refrigerio legato all’arrivo dell’anticiclone dei giorni scorsi, è in queste ore tornato grande protagonista sull’Italia.
L’ultima previsione di iLMeteo.it prevede per il prossimo weekend del 24 e 25 agosto temperature di nuovo vicine ai 40°, con le punte di 37° a Siracusa tra i centri di maggiori dimensioni e anche 38° in località più piccole di Sardegna, Sicilia e forse anche Campania e Abruzzo. Solo per domenica 25, al Nord, è annunciato l’arrivo di un fronte atlantico, che causerà qualche temporale più frequente su Alpi e Prealpi. Il parziale cedimento dell’alta pressione, anche in questo caso, non segnerà però la fine dell’estate, visto che non sono previsti cambiamenti importanti fino a settembre.
Le notti tropicali
Una delle caratteristiche della fase di alta pressione legata all’anticiclone africano è quella delle cosiddette “notti tropicali”, ovvero quelle in cui la temperatura non scende mai sotto i 20°. Al riguardo, Openpolis, sulla base dei più recenti dati Istat (peraltro risalenti al 2022), ha effettuato uno studio dal quale emerge che, con 6.182 segnalazioni nel 109 capoluoghi di provincia, la media in Italia è stata pari a 58,3 notti, con il Meridione (in particolare la Sicilia), la Pianura Padana e le città densamente urbanizzate maggiormente colpite dal fenomeno.
Messina è stata la città con il maggior numero (122) di notti con temperature troppo alte, seguita da Reggio Calabria e Agrigento, a quota 121. Sono 52 i capoluoghi che hanno superato la media nazionale, con le sole Belluno e Isernia che non hanno vissuto nemmeno una notte tropicale. Se il 2022, su questo fronte, ha registrato una media superiore al periodo tra il 2006 e il 2015, il capoluogo di regione che si colloca al non invidiabile primo posto per incremento (46,8 notti in più) è Bologna, anche se l’aumento più alto in assoluto (65,4 notti), allargando la prospettiva ai capoluoghi di provincia, è quello di Oristano.
Alberto Minazzi