Venezia e l’Italia hanno “salvato” dalla fuga all’estero l’ennesima opera d’arte che un’asta aveva inizialmente assegnato alla Francia. Grazie alla partecipazione dei cittadini e di alcune realtà economiche del territorio, il busto del Doge Giovanni II Corner è stato alla fine assegnato alla cordata facente capo all’associazione VenetiNet. Che nella mattinata di martedì 24 agosto ha firmato l’atto di donazione alla Regione Veneto nella sede della Giunta di Palazzo Balbi, dove la scultura sarà adesso ospitata ed esposta.
La vicenda del busto del Doge
Quella del busto del Doge è una vicenda che affonda le radici nel tempo.
Appartenente agli arredi di Ca’ Corner, nel 1850, quando la nobile famiglia veneziana andò in rovina, il busto fu messo all’asta. Finì così in una casa patrizia romana dove, lo testimonia lo strato di polvere che la ricopre, rimase a lungo sepolta. Per di più, il piedino del busto con l’indicazione della famiglia Corner si era anche staccato, facendo identificare in un altro Doge la personalità ritratta.
Nella scorsa primavera, la statua era finita nuovamente all’asta in provincia di Viterbo. E, appresa la notizia, VenetiNet, con il supporto del presidente degli albergatori veneziani dell’Ava, Vittorio Bonacini, e la successiva adesione anche del presidente di Federalberghi Veneto Marco Michielli, in una ventina di giorni si è subito attivata per provare a riportare “a casa” un pezzo di storia veneta, raccogliendo le adesioni e i contributi di molti privati e imprese.
Dall’asta all’acquisizione
Una risposta corale che, almeno inizialmente, non era riuscita però ad aggiudicarsi il busto.
L’ultima offerta della cordata veneta si era fermata a 36 mila euro, superata da una da 44 mila euro di un mercante francese.
A fronte della successiva rinuncia da parte dell’aggiudicatario, probabilmente per le difficoltà legate alla concessione dell’espatrio dell’opera, Michielli è stato però contattato dalla casa d’aste e ha così alla fine potuto concludere l’acquisto.
“Questo – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia, ricevendo la donazione – è solo un tassello che viene recuperato al patrimonio della comunità grazie al magistrale recupero compiuto dal gruppo facente capo al professor Scipioni di VenetiNet. Mi chiedo però come sia possibile che pezzi di storia del Veneto finiscano all’asta senza nessun controllo da parte dello Stato. Ci auguriamo allora che sia solo un apripista: non sarebbe male che i musei del mondo ci restituissero le nostre opere che, a quanto ci risulta, non sono state inizialmente acquistate, ma rubate”.
Chi era il Doge Giovanni II Corner
Al di là del valore artistico, il busto ha anche un valore ideale.
Giovanni II Corner, 111° Doge di Venezia, fu anche l’ultimo a vincere in battaglia nella storia della Serenissima, bloccando a Corfù l’espansione dell’Impero Ottomano verso l’Europa.
La sua statua sarà inserita adesso all’interno di un braciere d’ottone, in un posto d’onore all’interno del palazzo di governo della Regione.
“Offrirà l’occasione per parlare di storia veneta alle tante scolaresche in visita a Palazzo Balbi” ha sottolineato Zaia. “In questo momento – ha concluso Michielli – ci piacerebbe che fosse anche occasione di conforto morale per uscire da questi due anni di difficoltà, dando un piccolo segnale ai Veneti e dicendo loro che è ora di ripartire perché noi siamo questi”.
Alberto Minazzi
Grazie per l’articolo, una sola domanda ci sfugge il contributo dell’Italia a questa operazione, può essere più chiaro? Grazie
Finalmente.Bella iniziativa da replicare se si presentano altre occasioni.