Alla Vez di Mestre la singolare esposizione di bottoni in vetro
Veri e propri piccoli capolavori minuziosamente lavorati. Colorati o più sobri, con motivi floreali o figure rappresentate, micromosaici e fantasiose murrine. Parliamo dei bottoni.
Non sono forse la prima cosa che si nota di un abito, ma sicuramente un dettaglio che fa la differenza.
Oggetti dall’insospettabile fascino e valore estetico. Proprio a questi preziosi elementi decorativi è dedicata l’esposizione che si può visitare fino al 22 settembre a Mestre, nella splendida villa Erizzo, sede della biblioteca Vez.
La mostra “Il bottone racconta il vetro” propone un tema originale legato al mondo della moda e del costume.
Il Bottone in mostra
L’esposizione si concentra sui bottoni in vetro, prodotti a Murano tra il 1800 e il 1960.
Preziose opere in cui sono state utilizzate molte delle numerose tecniche che nei secoli hanno formato il patrimonio dei maestri vetrai veneziani.
Un’arte, quella dei maestri vetrai, che ha portato alla creazione di curiosi e spesso pregiati pezzi rari. Sono il frutto di lavorazioni di paste cromatiche ricercate quali murrine, micromosaici e i suggestivi bottoni press papier che vengono così chiamati perché si tratta di fermacarte in miniatura.
La mostra, promossa dal Comune e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, è realizzata nell’ambito della rassegna “The Venice glass week”.
Al progetto ha collaborato anche il Museo Storico del Bottone “Sandro Partesotti”, in provincia di Padova, che tra i circa tremila bottoni della propria collezione ha selezionato quelli realizzati a Murano. Al centro dell’attenzione un oggetto minuto, generalmente poco considerato, ma insostituibile per la sua funzione e quale elemento decorativo nella moda, come nella vita di tutti i giorni. Assieme ai bottoni sono esposti degli abiti antichi provenienti dalle collezioni di Palazzo Mocenigo della Fondazione Musei Civici di Venezia – una marsina e due gilet in cui rappresentano l’elemento decorativo di eccellenza – e delle borsette con perline di vetro.
La storia del bottone
A che epoca risale il primo bottone? I primi pezzi sono apparsi a fine secolo XII quando si è fatta avanti la sua funzione decorativa.
In Italia lo si chiamava “pomello” o “maspillo” e tratteneva la manica.
Novità che i pittori del Duecento si sono affrettati a ritrarre. Il termine “bouton” è del 1100 ed ha assunto il significato odierno solo nel secolo successivo.
La prima fabbrica dei bottoni è nata in Inghilterra, a Birminghan nel ‘600.
Da allora il bottone è diventato un elemento imprescindibile della sartoria.
Il ‘700 esalta i bottoni in brillanti, come quelli in strass e varie forme cesellate in argento o in oro, oppure in legno ricoperto da questi metalli.
La severità neoclassica dell’800 rilancia invece i bottoni di stagno per l’uomo e quelli in madreperla per la donna.
Sempre nell’800 si sviluppa la fabbricazione industriale di questi preziosi oggetti, soprattutto in Francia.
In Italia il primo stabilimento è nato nel 1870, il “Piacentino” e da allora la produzione di bottoni e di macchine per produrli è diventata importantissima a livello mondiale.