L’organismo vegetale già noto per le sue capacità si resistere alla siccità, può anche sopravvivere a temperature fino a -196° C
Marte è da tempo un obiettivo per l’uomo.
E’ il pianeta più simile alla terra e secondo le recenti rilevazioni era un tempo ricco d’acqua.
Mentre le agenzie spaziali sono impegnate a progettare missioni sul pianeta rosso, sulla terra è stata identificata la prima pianta che potrebbe crescere anche in quell’ambiente.
Il suo nome scientifico è Syntrichia caninervis, o muschio del deserto, ed è in grado di tollerare condizioni difficili e letali per la maggior parte delle forme di vita. A scoprirla è stato un gruppo di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze ricreando in laboratorio condizioni ambientali simili a quelle che secondo gli studi fatti finora possono essere verosimili su Marte.
Come spiega l’introduzione dello studio svolto, nonostante non siano finora state rilevate forme di vita, Marte è considerato il pianeta più adatto alla colonizzazione umana.
Per questo, potrebbe essere necessario introdurre organismi dalla Terra per produrne condizioni simili, come la selezione di organismi adatti dalla Terra o l’ingegnerizzazione di nuovi organismi, in particolare piante, che possano prosperare in difficili condizioni al di fuori del nostro pianeta. E tra le piante, i muschi sono spesso le specie che vengono selezionate per le loro capacità. Ad oggi, Syntrichia caninervis è quella che ha dato le risposte più promettenti.
Il muschio ultraresistente
L’organismo vegetale Syntrichia caninervis è una specie che cresce in ambienti desertici tra i quali le pendici del Tibet, l’Antartide e le regioni circumpolari come parte della crosta biologica del suolo. Un tipo di copertura diffuso e resistente che spesso si trova nelle terre aride. Questo particolare muschio si è dimostrato idoneo a resistere a temperature estreme, siccità ed elevati livelli di radiazioni.
Proprio per questo i ricercatori hanno deciso di testare in laboratorio le sue capacità. Lo studio del team di scienziati, pubblicato sulla rivista scientifica The Innovation dimostra che la sua resilienza ambientale è superiore rispetto a quella di alcuni microrganismi quali licheni, alghe e spore vegetali, già altamente tolleranti a condizioni di stress. Può infatti sopravvivere anche a -196 °C così come resistere alle condizioni estreme che dovrebbe affrontare qualora venisse impiantata su Marte.
L’esperimento in laboratorio: la pianta pioniera per Marte
Molti progetti per stabilire insediamenti umani su altri pianeti si concentrano sull’adattamento delle colture alla crescita in ambienti controllati che necessitano di piante in grado di adattarsi a condizioni particolari. Per arrivare ai risultati ottenuti sono stati considerati tre parametri ovvero la temperatura, l’esposizione ai raggi gamma e la composizione dell’atmosfera.
In particolare per testare la tolleranza del muschio al freddo, le piante sono state conservate in un congelatore a -80°C per tre e cinque anni e a -196°C in un serbatoio di azoto liquido per 15 e 30 giorni.
In tutti e due i casi, una volta scongelate, le piante si sono rigenerate anche se la loro ripresa è stata meno rapida rispetto agli esemplari che erano stati solo disidratati.
Da quanto si sa sul pianeta rosso c’è una temperatura media di -63°C che nelle notti polari può arrivare fino a -145°C.
Per quanto riguarda i raggi gamma, che su Marte si attestano su valori compresi tra 0,05 e 0,076 Gy (l’unità di misura della dose assorbita di radiazione del sistema internazionale, ndr) l’anno, è stato rilevato che non solo il muschio era in grado di sopravvivere a dosi elevate sui 500 Gy, ma che addirittura i campioni esposti sembravano crescere meglio e in modo più intenso.
Le condizioni marziane del simulatore
Infine sono state testate le condizioni atmosferiche che su Marte sono ben diverse da quelle della Terra.
Per ricrearle, il team ha utilizzato una struttura di simulazione con la quale il livello di concentrazione di Co2 è stato portato al 95%, la temperatura tra i 20° e -60° C e i livelli di radiazione UV sono stati intensificati.
Nonostante queste condizioni, alle quali sono state sottoposte per 1, 2, 3 e 7 giorni, in un mese le piante di muschio essiccate hanno raggiunto un tasso di rigenerazione del 100%.
L’insieme dei risultati, come spiegano gli studiosi, anche se saranno necessarie altre sperimentazioni, hanno dimostrato la grande potenzialità del muschio del deserto come pianta pioniera per la crescita su Marte, uno dei candidati favoriti per la costruzione di ambienti biologici oltre la Terra che potranno un giorno essere colonizzati dall’uomo.
Silvia Bolognini