Lo evidenzia uno studio pubblicato su Lancet Neurology, che ha anche analizzato con l’Oms l’impatto di 37 condizioni neurologiche sulla salute
Le condizioni neurologiche sono la principale causa di malattia e disabilità nel mondo.
In questo contesto, nonostante gli sviluppi sul piano della cura come la trombolisi e la trombectomia endovascolare, l’ictus gioca un ruolo primario, tanto da risultare, nel 2021, la terza causa di morte al mondo dopo la cardiopatia ischemica e il Covid-19.
La diffusione di conseguenze per la salute derivanti da problematiche a livello di vasi sanguigni che portano all’ictus, d’altronde, sono in costante aumento.
A fare il punto al riguardo, sempre con riferimento al 2021, è ora uno studio, basato sull’analisi del programma di ricerca Global Burden of Disease, Injuries and Risk Factors Study, pubblicato sulla rivista Lancet Neurology.
La crescita della diffusione dell’ictus
Dall’analisi è emerso che tra il 1990 e il 2021 i casi di persone che hanno sofferto di ictus sono aumentati del 70%, toccando quota 11,9 milioni.
Le cause principali individuate sono inquinamento atmosferico, fumo, alte temperature e fattori di rischio metabolici, a partire dal sovrappeso e la pressione alta.
Anche le morti da ictus, nello stesso anno, sono arrivate a 7,3 milioni, con un aumento del +44% in 30 anni.
Al riguardo, la World Stroke Organization prevede che il numero dei decessi salirà ancora, arrivando nel 2050 a quasi 10 milioni, di cui circa il 90% nei Paesi a basso o medio reddito. Intanto anche la quantità complessiva di disabilità dovuta all’ictus è aumentata del 32%, con 160,5 milioni di anni di vita sana persi nel 2021 rispetto ai 121,4 milioni del 1990.
L’impatto dell’ictus e delle altre condizioni neurologiche
Se poi si allarga la prospettiva alle 37 principali condizioni neurologiche, un altro studio Lancet-Oms ha rivelato che nel 2021 erano oltre 3 miliardi le persone che ci convivevano: praticamente 1 su 3.
La perdita di salute e la disabilità causata da queste malattie, aggiunge l’analisi, è maggiore tra gli uomini che tra le donne, che però sono colpite in modo sproporzionato da emicrania e demenza.
E se l’ammontare complessivo di disabilità, malattia e morte prematura causato da condizioni neurologiche è aumentato complessivamente del +18% in 30 anni, quella che è cresciuta più rapidamente è la neuropatia diabetica, che dal 1990 al 2021 è triplicata. L’impatto del Covid è poi evidente nel boom di complicazioni neurologiche ad esso collegate, come compromissione cognitiva e sindrome di Guillain-Barré, quasi inesistenti prima e arrivate a oltre 23 milioni di casi.
I fattori di rischio e le cure
Questo studio ha esaminato anche 20 fattori di rischio modificabili per condizioni neurologiche potenzialmente prevenibili come ictus, demenza e disabilità intellettiva idiopatica. E, fermo restando che il fumo contribuisce significativamente al rischio di ictus, demenza e sclerosi multipla, ha evidenziato che l’eliminazione dei principali fattori di rischio, in primis pressione alta e inquinamento dell’aria, potrebbe prevenire fino all’84% delle conseguenze dell’ictus.
Ancora, ridurre l’esposizione al piombo potrebbe ridurre del 63,1% il carico del ritardo mentale idiopatico e abbassare i livelli di glucosio plasmatico a digiuno del 14,6% quello della demenza. Quanto alle cure, l’Oms stima invece che la trombectomia endovascolare, unita a un miglior controllo della pressione sanguigna, potrebbe evitare 120 milioni di ictus tra il 2030 e il 2050.
Alberto Minazzi