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I ricordi brillano tra le “stelle” del cervello: gli astrociti, nuove chiavi della memoria

I ricordi brillano tra le “stelle” del cervello: gli astrociti, nuove chiavi della memoria

Uno studio rivela che gli astrociti, cellule neuronali a forma di stella, collaborano con i neuroni per custodire e richiamare i ricordi

Finora, per semplificare il concetto di memoria e di ricordo, spesso si è ricorsi all’immagine di un grande archivio, il nostro cervello, contenente migliaia di diversi cassetti custodi delle nostre nozioni ed esperienze.
Un po’ come l’hard disk  di un computer, il luogo in cui vengono immagazzinati tutti i dati e le informazioni che immettiamo nel nostro PC.
Ma uno studio di un team di scienziati del Baylor College of Medicine offre ora una nuova visione.
I ricordi, evidenzia, non sono infatti custoditi solo dai neuroni ma anche dagli astrociti, cellule a forma di stella che, brillando tra le reti neuronali, partecipano attivamente al processo di apprendimento e di richiamo della memoria.

Astrociti come stelle di una costellazione tra i neuroni

Una visione forse più romantica e meno ordinata, in cui astrociti e neuroni lavorano insieme come le stelle di una costellazione per formare, mantenere e illuminare i nostri ricordi ma in realtà dai risvolti potenzialmente molto concreti visto che può aprire prospettive importanti per lo studio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o di condizioni in cui i ricordi riaffiorano in modo indesiderato, come nel disturbo da stress post-traumatico.
Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, gli astrociti lavorano in collaborazione con gli engrammi – reti di neuroni che si attivano in seguito a esperienze significative – formando una rete essenziale per immagazzinare i ricordi.

Il gene chiave e la proteina interruttore

Durante gli eventi di apprendimento, spiegano i ricercatori, un gruppo specifico di astrociti si attiva esprimendo un gene chiave, c-Fos, che regola la comunicazione tra neuroni e astrociti, creando un sistema di connessioni che ricorda la trama di una costellazione.
In questo processo un ruolo chiave è anche quello di una proteina, la NFIA, che si attiva durante l’apprendimento negli astrociti ma che, come un interruttore, può essere anche silenziata.  Quando questo accade, gli astrociti smettono di funzionare normalmente e, di conseguenza, i ricordi associati a un evento specifico non possono essere richiamati.

La sperimentazione con i topi

Lo si è visto chiaramente durante le sperimentazioni con i topi, che i ricercatori hanno osservato nelle loro reazioni a uno stimolo associato alla paura.
Quando sottoposti allo stesso stimolo, i topi richiamavano l’esperienza, mostrandosi spaventati.
In altre situazioni, tuttavia, senza il medesimo richiamo emotivo, i topi non mostravano alcuna reazione, dimostrando come la memoria della paura fosse strettamente legata a quel particolare evento.

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