Due studi internazionali sottolineano le importanti proprietà degli ortaggi, anche nelle parti di scarto
Cavoli, cavolfiori e broccoli. E, ancora, cavolo riccio più, in prospettiva, spinaci e lattuga.
Non è una lista della spesa dal fruttivendolo, ma l’elenco di alcuni ortaggi dalle proprietà benefiche già note, ma che continuano a stupire per le ulteriori possibilità di impiego portate alla luce dalla ricerca.
Proprio i prodotti della famiglia delle Brassicacee sono per esempio ora al centro di 2 studi da poco pubblicati sulle riviste “Nature” e “Separation and purification tecnology”, che suggeriscono un possibile nuovo utilizzo degli ortaggi sia in campo medico che cosmetico.
Il cavolo che protegge i polmoni
Il Covid ci ha insegnato che, nel nostro organismo, vi sono numerose interrelazioni tra intestino e polmoni.
Proprio questi collegamenti tra dieta e salute polmonare sono alla base della scoperta dei ricercatori del Francis Crick Institute di Londra pubblicata nel primo studio.
La cui conclusione è che le molecole contenute in verdure come cavoli, broccoli e cavolfiori aiutano a mantenere una barriera sana e ad alleviare le infezioni nei principali organi della respirazione.La proteina chiamata in causa si chiama Ahr, ovvero “recettore degli idrocarburi arilici”, presente nei siti-barriera del nostro corpo come l’intestino, ed ha un già noto effetto sulle cellule immunitarie.
Mangiando verdure crocifere, si favorisce cioè l’attivazione dell’Ahr per colpire alcuni geni.
Gli esperimenti compiuti sui topi hanno ora evidenziato che l’Ahr è altamente attivo anche nelle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni nel polmone.
L’effetto della proteina Ahr sui polmoni
“Ciò che abbiamo identificato – scrive Jack Major nella sua ricerca- è un asse intestino-polmone che collega la dieta alla protezione contro le infezioni polmonari attraverso le cellule endoteliali”, ovvero uno dei 2 strati della barriera polmonare tra il corpo e l’aria esterna, che protegge da inquinamento, virus e batteri. Da uno degli esperimenti è emersa la presenza negli spazi aerei del polmone di sangue fuoriuscito dalla barriera danneggiata, tanto maggiore quanto più è stata impedita l’espressione dell’Ahr nelle cellule endoteliale polmonari.
Al contrario, l’iperattivazione dell’Ahr ha ridotto la presenza di questo sangue, impedendo la perdita dell’effetto-barriera. Inoltre, i topi con attività Ahr potenziata hanno mostrato di non perdere molto peso quando venivano infettati dall’influenza e erano in grado di combattere meglio un’infezione batterica oltre al virus originale. E questo sebbene l’influenza stessa determini una riduzione di attività dell’Ahr, purché i topi abbiano seguito una dieta ricca di verdure contenenti i cosiddetti “ligandi dell’Ahr”.
Gli scarti del cavolo riccio e i prodotti per la cura personale
La seconda ricerca, che si è incentrata soprattutto sul cavolo riccio, riguarda lo sviluppo da parte di ricercatori della Nanyang Technological University di Singapore di un modo sostenibile per convertirne gli scarti in prodotti per la cura personale e la cosmesi, ma anche in integratori alimentari ed estratti di erbe, riducendo gli sprechi alimentari e le emissioni.
In questo caso lo studio è partito dall’esame dei “solventi eutettici profondi naturali” (Nades): liquidi non tossici di origine vegetale contenenti amminoacidi, zucchero e sottoprodotti dell’olio vegetale. In particolare, si è esplorata la capacità di alcuni Nades di estrarre composti bioattivi dai rifiuti vegetali, mescolandoli quindi con gli scarti del cavolo riccio.
Il risultato è stata una separazione naturale in strati del composto, che facilita l’estrazione di polifenoli (risultati 2,2 superiori a quelli ottenuti utilizzando il metanolo), carotenoidi e clorofille senza necessità di riscaldamento, per esempio mediante liofilizzazione. Un risultato che, oltre a semplificare il processo di estrazione senza renderlo meno sicuro, consente anche di mantenere attive le sostanze fino a un mese e contenere i costi, con quindi un possibile interesse industriale e l’intenzione di valutare l’applicazione del metodo anche ad altri tipi di frutta e verdura e piante medicinali come il frutto del drago, gli spinaci e la lattuga.
Alberto Minazzi