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I mosaici veneziani protagonisti a San Pietro

I mosaici veneziani protagonisti a San Pietro

Una natività classica, realizzata con mosaici in fogli d’oro: l’antica tecnica bizantina made in Venice della Fornace Orsoni dà vita e colore ai Presepi Vaticani

C’è anche un pezzo di Venezia e della storia dei suoi mosaici nei Presepi Vaticani presentati sabato a San Pietro.
Tra le aziende che quest’anno per la prima volta, in occasione della celebrazione degli ottocento anni dal primo presepe della storia, ideato nel 1223 da San Francesco d’Assisi, hanno contribuito alla loro realizzazione, infatti, c’è anche un fiore all’occhiello della laguna veneziana: la Fornace Orsoni, attiva dal 1888 e oggi unica fornace a fuoco vivo presente in città.
Suoi infatti sono i mosaici che raccontano la vita di Gesù e dei Santi del presepe visitabile in Sala Nervi, dove le tessere multicolore si alternano a quelle, uniche al mondo, in fogli d’oro 24k.
Realizzato dal Maestro mosaicista Alessandro Serena, il presepe di Orsoni rappresenta una natività classica con San Francesco inginocchiato in segno di devozione, con accanto Chiara in preghiera.
Un ritorno all’arte sacra, per le maestranze della celebre fornace che, portando avanti l’antica tecnica bizantina, ancor oggi producono l’Oro San Marco destinato alla celebre Basilica veneziana dedicata al santo patrono della città.

mosaici veneziani

Dalla ricerca sul colore alle nuove tecniche

Sono molteplici i capolavori artistici che, nel tempo, hanno reso grande quest’eccellenza dell’artigianato veneziano: Antoni Gaudì usò gli smalti di vetro prodotti a Venezia da Orsoni per le decorazioni musive delle guglie della Sagrada Familia.
Gli stessi mosaici che, pochi anni prima, avevano già ottenuto un grande successo alla prestigiosa Esposizione Universale di Parigi del 1889, dove Angelo Orsoni, ex operaio di fornace e fondatore della realtà divenuta poi presto famosa in tutto il mondo, presentò un pannello multicolore che racchiudeva infinite sfumature.
Era, quella, l’epoca del Liberty, un momento privilegiato in cui il mosaico usciva dalla sfera limitante dell’arte sacra per scoprire una inedita vocazione civile, nell’arte e nella decorazione. E fu in quell’epoca che Orsoni, mentre affinava ulteriormente la ricerca sul colore, migliorò anche il processo produttivo, introducendo il riscaldamento a carbone e inventando una pressa a cilindro rotante, in modo da ottenere una maggiore uniformità sulla superficie delle tessere.

Orsoni: esempio di Made in Italy nel mondo

Da lì in poi, il nome Orsoni è legato ad alcune delle più importanti realizzazioni al mondo.
Ne sono esempi il Trocadero, la Basilica del Sacro Cuore e l’Hotel de la Ville di Parigi e il Santuario di Lourdes, la Cattedrale di Saint Paul a Londra, l’interno dell’Altare della Patria a Roma, la Tomba di Rudolf Nureyev.
Innumerevoli  poi gli altri capolavori musivi della cultura architettonica araba e orientale come i Buddha dorati di Bangkok, i palazzi dei Re in Arabia Saudita, la Pagoda del Gran Palazzo dei Reali di Thailandia, fino al Mausoleo di Ataturk ad Ankara, in Turchia.
In Cambogia è legata all’antica fornace veneziana la tomba, a Phnom Penh, di un personaggio governativo di alto rango per il quale è stato realizzato uno stupa rivestivo con 200 metri quadri di tessere a foglia d’oro, così come lo sono le tessere mosaico che decorano gli interni della più grande chiesa ortodossa al mondo realizzata di recente a Bucarest.

La vita a colori nei mosaici veneziani

Angelo Orsoni aveva una grande ambizione. Voleva riuscire a catturare con i suoi mosaici “tutti i colori del mondo”.

mosaici veneziani
La Biblioteca dei colori

E per le successive quattro generazioni, insieme alle tecniche di lavorazione artigianali, questo è rimasto un obiettivo imprescindibile.
Oggi, nella sua sede di Cannaregio, su ampie mensole in legno, come in una biblioteca, la fornace Orsoni ha così una sua “Biblioteca del colore” in cui più di 3500 tonalità diverse di smalti in pasta di vetro sono catalogate perché non una sfumatura vada perduta.

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