Ecco chi sono e cosa hanno creato i designer del nostro territorio che dal 1954 ad oggi si sono aggiudicati il Compasso d’Oro, il più antico premio di quest’ambito assegnato dall’Associazione per il Disegno Industriale
Serramenti, thermos, scarpe, lampade, occhiali. Sono solo alcuni degli oggetti che utilizziamo quotidianamente, ma sui quali ci interroghiamo poco. Chi li ha ideati? Con che materiali sono realizzati? Sono proprio le risposte a queste domande ad introdurci nel mondo del design, fatto di ricerca, scelte progettuali ed inventiva.
Vaso – Flavio Poli Sedia “DU 30” – Gastone Rinaldi
Non basterebbe un giorno intero per parlare di complementi di arredo, men che meno un articolo per parlare di tutti i designers veneti che si sono affermati a livello nazionale ad internazionale e di tutte le aziende, che hanno fatto della ricerca estetica, un punto forte per la progettazione di complementi di arredo. Ma se analizziamo i premi del settore, ci sono degli artisti che è impossibile non citare in questa circostanza: chi ha vinto il Compasso d’Oro, ad esempio, il più antico e autorevole premio di design al mondo, che viene assegnato dall’Associazione per il Disegno Industriale (ADI) ogni tre anni. Oltre all’enorme prestigio del riconoscimento, vincere il Compasso d’Oro significa entrare a far parte della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro ADI, dichiarata “Bene di interesse Nazionale”.
Il Veneto, culla di progettatori e architetti, fin dalla prima edizione, datata 1954, ha portato il suo contributo con forme, funzionalità e nuove linee di pensiero.
Bicchieri e ciotole in vetro bicolore – Umberto Nason, Cristalleria Nason & Moretti
Ad aprire le danze nell’edizione madre del premio fu proprio Flavio Poli, maestro del vetro soffiato, con un vaso realizzato per la Seguso Srl, celebrato per “le espressioni essenziali, in un campo affetto da futili decorativismi”. Assieme a lui Gastone Rinaldi, con la sedia modello “DU 30” dichiarata vincitrice per “la produzione vivace e brillante, intelligente e pronta, di eccellente esecuzione che è intervenuta, come coerente elemento integrativo di gusto, nell’arredamento moderno in Italia”.
Curiosità vuole che nella seconda edizione, a vincere il premio fu Umberto Nason della Cristalleria Nason Moretti di Murano, vetreria ancora oggi ai vertici della produzione muranese. Un riconoscimento assegnato per l’utilizzo di nuovo trattamento del materiale che, intrinsecamente, ha introdotto un nuovo aspetto estetico della vetreria, staccandolo dallo standard della produzione muranese. A concludere il gruppo dei designer del vetro Vinicio Vianello, grande maestro veneziano del Novecento, e tra i più interessanti artisti nel panorama della pittura italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. A Vianello, con i suo vasi di vetro colorati, fu riconosciuta la concezione della variabilità delle forme in fase di lavorazione come un intelligente tentativo per garantire l’esteticità del prodotto, costituito da un materiale come il vetro, le cui caratteristiche fisiche non si prestano – salvo scadimento di alcune qualità di esso – ad una ripetizione rigorosa.
Poltrona Soriana – Afra Scarpa e Tobia Scarpa, Cassina S.p.A.
Molti dei designers, nati in Veneto, si sono successivamente trasferiti in Lombardia, regione che trova nell’architettura, moda e design i tradizionali punti di forza della propria economia. E’ questo il caso di Gino Sarfatti, nato a Venezia nel 1912, e premiato nel 1955 per la sua Lampada Scomponibile, curata in ogni dettaglio e testimone del livello creativo dell’autore. Peculiarità di Sarfatti è stata l’esemplificazione completa di uno studio accurato dei dettagli, che raramente si riscontra nella produzione di lampade.
Automobile Abarth Zagato 1000 – Ugo Zagato, Carrozzeria La Zagato S.r.l
A vincere ben due premi fu invece l’azienda trevigiana “La Dolomite”, ancor oggi leader nella produzione di abbigliamento tecnico. Il primo, nel 1957, fu assegnato per lo scarpone “Dolomiti” realizzato da Cesarino Benso Priaroll, “per la soluzione sintetica delle caratteristiche funzionali dello scarpone, in una forma composta di elementi di assoluta semplicità”. Il secondo, a dieci anni di distanza, fu assegnato per lo scarpone da sci “4s”, che per la prima volta vedeva applicata il sistema di chiusura a fibbia, perfezionato con l’inserimento di un dispositivo a molla.
Tessuti per tende JL – Renata Bonfanti
Negli anni Sessanta furono premiati: Ugo Zagato, nato a Rovigo, per la sua automobile Abarth Zagato 1000, risultato di un design semi-industriale di qualità eccellente e Renata Bonfanti, nata a Bassano del Grappa, per l’eccellente soluzione tecnica e funzionale del suo tessuto per tende. Il premio, nel difficile campo di una nuova inventiva del mobile imbottito, viene assegnato, nel 1970, alla poltrona Soriana realizzata da Afra Bianchi e Tobia Scarpa, valorizzando la complessità dell’immagine raggiunta con mezzi costruttivi e tecnici di notevole semplicità e coerenza. La coppia, laureatasi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ha negli anni raggiunto importanti traguardi. Loro è l’immagine dei negozi Benetton in Europa e in America, come quella di Casa Scarpa e Casa Lorenzin ad Abano Terme e i progetti, che portano la loro firma, sono esposti nei principali musei del mondo e scelti per varie mostre internazionali di design.
Occhiale tecnico multi sport Detector
Renata Fusi, Silvana Rosti, Paolo Zanotto, Briko S.r.l
Negli anni Ottanta la produzione veneta viene nuovamente esaltata, grazie ai riconoscimenti dati in diversi ambiti di progettazione: le Industrie Secco, di Preganziol, vincono nel 1981, per il loro serramento esterno monoblocco, lo Studio Kairos, di Paluello di Stra (VE), vince nel 1984 con l’Armadio Sisamo che risolve il problema delle ante scorrevoli . Nel 1987 poi la Abet Laminati, di Rubano (PD), con i suoi laminati decorativi HPL “Diafos”, colpisce la giuria per il costante impegno nella ricerca tecnologica mai disgiunto da quello culturale, attuato attraverso un rapporto esemplare con i designer. Nello stesso anno anche la Asolo s.p.a., tutt’ora player mondiale nel ramo dell’outdoor, vince il premio grazie allo scarpone da alpinismo realizzato da Paolo Zanotto con Nautilus Associati, riconosciuto per la perfetta sintonia tra ricerca tecnologica e design. Ci sono forme, che una volta utilizzate, rimangono nel tempo, caratterizzando oggetti che difficilmente si possono dimenticare. E’ questo il caso dell’occhiale tecnico Detector, disegnato per la Briko s.r.l. da Renata Fusi, Silvana Rosti, Paolo Zanotto, premiato nel 1991 per la estrema rigorosità del design che coniugava la duttilità del materiale alle funzioni d’uso. Ci sono poi aziende, che della tecnologia hanno fatto la loro filosofia, come l’azienda Campagnolo leader nelle fasce di prodotto di alta ed altissima gamma per tutte le applicazioni del ciclismo, che nel 1994 ha vinto il Compasso d’Oro con un gruppo di accessori per bicicletta veloce, grazie all’accostamento della plasticità raffinata e sensibile delle forme di supporto alla nettezza geometrica dei ruotismi e delle parti meccaniche.
Scarpone da sci Dolomiti – Cesarino Benso Priarollo, La Dolomite-Calzaturificio Giuseppe Garbuio s.a.s.
Libro “Futuro Artigiano” di Stefano Micelli
Lampada scomponibile Mod. 1055 – Gino Sarfatti, Società In Accomandita Arteluce
Lampada Bitta – Enzo Berti
Scarpone da sci 4S – Ufficio tecnico La Dolomite, La Dolomite S.p.A.
Negli anni Novanta e Duemila tra i nomi dei premiati spiccano molte aziende: la Alpes Inox di Bassano del Grappa, la Foscarini Murano, la Abet Laminati di Rubano, la Dainese di Molvena (VI), la Luxit spa di Salzano (VE), la Arper di Treviso e la Magis Design di Torre di Mosto (VE) che ha vinto il premio nel 2008, nel 2011 e nel 2014. Solamente quest’anno, nella XXIII edizione, il Compasso d’oro è tornato a celebrare i professionisti del nostro territorio, premiando il veneziano Enzo Berti per la lampada Bitta, espressione del recupero della tradizione marittima in chiave moderna, realizzata l’azienda di illuminazione Torremato de Il Fanale di San Biagio di Callalta (TV). Peculiarità dell’ultima edizione, è stata la premiazione di Stefano Micelli, direttore scientifico della Fondazione Nordest oltre che ordinario di Economia a Ca’ Foscari ed ex rettore della Venice International University. Grazie al libro “Futuro Artigiano”, per la prima volta nella storia, il premio è stato attribuito ad un economista e non ad un designer. Con la sua opera, Micelli ha fornito ragioni economiche e pratiche per rivalutare l’artigianato industriale italiano in un’ottica non nostalgica, ma proiettata verso il futuro.