Oltre che per vedere le stelle cadenti di San Lorenzo (il picco è atteso per il 12 agosto), l’umanità ha in queste ore un altro valido motivo per guardare il cielo.
Tra ieri (9) e oggi (10 agosto), nell’arco di sole 33 ore, sono ben due le sonde terrestri che stanno raggiungendo l’orbita di Venere.
Pur senza toccarne la superficie, invieranno poi sulla Terra, con circa un giorno di ritardo, le foto scattate a diversi punti del secondo pianeta del sistema solare.
Si tratta di istantanee in bianco e nero, con una risoluzione limitata (1024×1024 pixel). Ma gli scienziati attendono comunque in maniera particolare quelle che proporranno punti di vista normalmente non adottati dai veicoli spaziali.
Solar Orbiter
La prima sonda è Solar Orbiter, progetto nato grazie alla collaborazione tra le agenzie spaziali europea (Esa) e statunitense (Nasa), che già si era avvicinato a Venere nel dicembre 2020.
Nel programma di volo interplanetario, il punto di massimo avvicinamento al suolo venusiano è stato toccato alle nostre 6.42 della mattina del 9 agosto, con “soli” 7.995 km di distanza dalla superficie.
I ripetuti sorvoli di Venere serviranno a Solar Orbiter per sfruttare la gravità del pianeta al fine di cambiare la sua inclinazione orbitale e avvicinarsi il più possibile al Sole, mirando ai poli solari.
BepiColombo
Frutto di una collaborazione, in questo caso della Nasa con l’agenzia spaziale giapponese Jaxa, è anche la seconda sonda, chiamata BepiColombo, chiaro omaggio al famoso navigatore di origine italiana di oltre 5 secoli fa.
L’orario in cui prenderà nuovamente posizione nell’orbita di Venere, dopo l’avvicinamento dell’ottobre dello scorso anno, è previsto per le 15.48 italiane del 10 agosto. E la distanza sarà ancor più ravvicinata: appena 550 km.
Si tratta comunque solo di una tappa del viaggio della sonda, che si avvicinerà sempre più alla stella del nostro sistema, con l’obiettivo di raggiungere Mercurio, il pianeta più vicino al Sole.
Venere: una nuova prospettiva
Lo studio di Venere da parte degli astronomi è finalizzato a ricavare una serie di informazioni, comprese quelle per provare a capire come potrebbe finire la vita sulla Terra.
Non a caso, nelle scorse settimane la Nasa ha annunciato che in futuro invierà altre due sonde verso Venere (Veritas e DaVinci+), così come farà l’Esa con un nuovo veicolo spaziale, chiamato EnVision.
Anche l’Italia sta contribuendo a queste missioni: nelle dotazioni delle due sonde protagoniste di queste ore sono presenti 7 strumenti scientifici realizzati dal nostro Paese.
Alberto Minazzi
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