Uno studio svolto in Germania spiega il perché delle loro capacità
Dici corvo, pensi guai.
Sappiamo che si tratta per lo più di superstizioni, però nell’immaginario collettivo il corvo viene spesso associato al malaugurio.
Nero come la pece, ha un verso poco aggraziato che la tradizione lega all’annuncio di qualche sventura.
Anche i latini, sentendo il suo “cra”, rinviavano quanto dovevano fare al giorno successivo.
Fuor di pregiudizi e di credenze popolari, anche oggi questa specie non è sempre benvista.
Crea danni alle coltivazioni, soprattutto cerealicole e in molte regioni italiane sta aumentando in termini di presenza, tanto che molti enti si sono dotati di un piano di controllo dei Corvidi in generale. In alcuni casi comprensivo di piano di abbattimento.
Eppure il corvo è uno degli animali più interessanti e intelligenti del pianeta.
Alcuni studiosi pensano che, quanto a cervello, dopo l’uomo, venga il corvo. E non per dire.
La straordinaria intelligenza dei corvi
Il corvo è in grado di risolvere dei problemi per procurarsi il cibo, di usare degli strumenti, di prendere decisioni di gruppo.
Il corvo è in grado di riconoscersi allo specchio, di memorizzare la nostra immagine tanto da riconoscerci, di capire analogie e concetti astratti come quello della differenza e dell’identità.
Sembra che, per quanto riguarda alcuni compiti cognitivi, le loro capacità siano sostanzialmente uguali a quelle di un bambino di 7 anni.
A confermare e spiegare come mai il corvo sia, tra gli animali, il più intelligente, è un recente studio tedesco pubblicato sul “Journal of Comparative Biology”.
Felix Strockens, dell’Università della Ruhr Bochum, in Germania, ha messo a confronto di struzzi, galli domestici e piccioni con tre specie appartenenti alla famiglia dei corvi: la cornacchia nera, la cornacchia grigia e il corvo comune.
Gli interneuroni spiegano il perché delle capacità dei corvi
Dai risultati è emerso che i corvidi condividono con gli umani gli interneuroni, le cellule nervose che hanno un ruolo fondamentale nella capacità di prevedere e decidere.
Ne hanno ben 290 milioni contro meno della metà, circa 124 milioni presenti negli struzzi.
Nei piccioni e nei polli ce ne sono appena 40 milioni.
Gli umani invece ne hanno in dote 1,3 miliardi.
Sarebbero quindi, secondo l’esito di questo studio, proprio gli interneuroni e la loro quantità a spiegare perché i corvi siano così abili nel prendere decisioni, nel valutare i rischi e anche nel pianificare il proprio futuro.
Queste cellule nervose, che in loro abbondano, elaborano le informazioni ricevute dai neuroni sensoriali e inviano poi una serie di imput ai neuroni motori.
Del resto, lo zoologo ed etologo austriaco Konrad Lorenz, considerato il fondatore della moderna etologia scientifica, lo scriveva già nel 1949 nel suo “L’anello di Re Salomone” : “Conosco un unico uccello che imparò a usare un vocabolo umano quando desiderava qualcosa, e quindi a collegare un suono che aveva “imparato” con uno “scopo”. E certamente non per caso si trattava di quello che io ritengo il più evoluto di tutti gli uccelli, cioè di un corvo imperiale”.