Grazie all’abilità dei nostri amici quattrozampe, un team di ricercatori svedesi ha potuto identificare precocemente 14 diversi tipi di tumore
I cani riescono a individuare la presenza di tumori ancor prima degli strumenti diagnostici che la scienza mette oggi a disposizione.
A confermarlo sono diversi studi scientifici che attestano la loro straordinaria capacità olfattiva nel riconoscere il cancro.
La prima testimonianza di ciò è del 1989. In quell’anno venne diffusa la notizia di un medico britannico che, dopo aver visto il suo dalmata annusare con insistenza un neo sulla gamba della moglie, ebbe conferma dagli accertamenti clinici che si trattava di un tumore maligno.
Fu proprio quell’accaduto a suggerire la possibilità di impiegare i cani per la diagnosi di questa malattia.
A oltre trenta anni di distanza, la scienza ci dice che i cani fiutano i tumori ancora allo stadio iniziale, quando nemmeno i più sofisticati esami di laboratorio riescono ancora a individuarli, grazie a un organo che negli umani rimane solo come vestigiale, il vomero nasale ( organo di Jacobson) che insieme alle centinaia di ciglia presenti sulla superficie di ogni loro singola cellula olfattiva (noi nei abbiamo solo 25), nella maggior parte dei casi di diagnosi da fiuto studiati fino a questo momento ha assicurato un’ attendibilità dei risultati superiore al 90%.
Grazie a questa consapevolezza, un team di ricercatori svedesi coordinati da Sinisa Bratulic ha potuto identificare precocemente 14 diversi tipi di tumore.
Lo studio svedese che svela come scoprire il cancro allo stadio iniziale
“Abbiamo studiato i profili dei glicosaminoglicani liberi nelle urine e nel plasma (GAGomes) come biomarcatori del metabolismo tumorale per la diagnosi precoce multi-cancro (MCED) di 14 tipi di cancro utilizzando 2.064 campioni di 1.260 soggetti sani o affetti da cancro – si legge nello studio pubblicato su PNAS Journal -. Abbiamo osservato cambiamenti diffusi specifici del cancro nei GAGomes biofluidici ricapitolati in un modello di progressione del cancro in vivo. Abbiamo sviluppato tre modelli di apprendimento automatico basati sull’urina (Nurina = 220 cancro vs. 360 sani) e plasma (Nplasma = 517 vs. 425) GAGomi in grado di rilevare qualsiasi tumore con un’area sotto la curva caratteristica operativa del ricevitore di 0,83-0,93 con una sensibilità fino al 62% alla malattia in stadio I con una specificità del 95%. GAGomes – scrivono i ricercatori -ha previsto la presunta posizione del cancro con un’accuratezza dell’89%. In uno studio di convalida su una popolazione simile allo screening che richiedeva una specificità ≥ 99%, i GAGomes combinati hanno predetto qualsiasi tipo di cancro con prognosi infausta entro 18 mesi con una sensibilità del 43% (21% nello stadio I; N = 121 e 49 casi)”.
Cani dal fiuto eccezionale per la diagnosi del cancro
Nonostante vi siano differenze tra le razze (pare che il miglior fiuto in questo senso sia attribuibile a Labrador, Terranova, Dalmata e San Bernardo), si stima che l’olfatto dei cani sia dalle 10mila alle 100mila volte più potente del nostro.
La loro sensibilità è dovuta alle centinaia di ciglia presenti sulla superficie di ogni singola cellula olfattiva che permettono la rilevazione di concentrazioni minime di molecole. Considerato che possiedono ben 220 milioni di ricettori olfattivi, il fiuto dei cani è a dir poco eccezionale.
La ricerca del cancro attraverso l’odore
Le molecole tumorali emanano un particolare odore che le contraddistingue. Ogni tipo di tumore ha il suo odore, grazie al quale l’olfatto del cane può fiutare la presenza della malattia. Le cellule che costituiscono il cancro hanno un metabolismo specifico che genera un insieme di componenti di azoto e idrocarburi. Questi producono delle esalazioni caratteristiche che solo il naso dei cani riesce a fiutare. Gli studi scientifici condotti anche in Italia, si sono focalizzate su diversi tipi di tumore che i nostri amici quattro zampe sono in grado di individuare: tumori colon-rettali, della mammella, dell’ovaio, della pelle, della prostata e della vescica. Altre si sono concentrate sul tumore al polmone.
Nel nostro Paese la ricerca è svolta in particolare nel Centro Veterinario Militare di Grosseto che si è avvalso della collaborazione di due pastori tedeschi, precedentemente cani anti-mina poi addestrati per la ricerca di cellule cancerose prostatiche. Per quanto riguarda le razze di cani finora impiegate nell’individuazione dei tumori, dopo il primo dalmata nel 1989 e i recenti pastori tedeschi, vi sono anche i beagle.
Non solo tumori
Il fiuto del cane non riesce a individuare con largo anticipo, rispetto alla diagnostica, solo i tumori.
A essere percepite ancor prima che arrivino, infatti, sono anche l’emicrania, l’epilessia e la narcolessia.
A spiegare come questo accada, in questo caso, è uno studio inglese, che associa la capacità dei cani a un’alterazione della nostra sudorazione e della nostra respirazione che, nel momento in cui ci sta per esempio per venire un mal di testa o un attacco epilettico, registrano diversamente i marker dello stress.
Ma questa è un’altra storia.