Un primo “polmone pulsante” di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e, ancor prima, l’aumento della capacità di stoccaggio di ammoniaca verde per ulteriori decine di migliaia di tonnellate.
Sono solo le prossime novità tangibili in arrivo per Porto Marghera, nel più ampio progetto di riconversione avviato per trasformare il sito industriale veneziano in una vera e propria “Hydrogen Valley”. Ovvero un hub per l’idrogeno “verde” proiettato sulla vasta area metropolitana e anche oltre.
La fusione dei progetti industriali per un futuro verde
“Il nostro progetto – sottolinea Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park – prevede proprio un’integrazione sistemica all’interno dei cicli produttivi esistenti della transizione ecologica di questo sito di interesse nazionale. Il tipico “buttare via il bambino con l’acqua sporca” sarebbe un approccio errato. Anche la strategia europea, oggi, mira a una fusione di progetti industriali, non sostituendoli con altri, ma integrandoli nelle nuove prospettive ecosostenibili attraverso la creazione di nuove infrastrutture e convertendo quelle esistenti”.
Il polmone pulsante
Porto Marghera, del resto, va considerata una vasta hydrogen valley ante litteram, visto che già ora consuma ogni mese circa 10 mila tonnellate di idrogeno nei processi produttivi.
“Adesso – riprende Bos – grazie agli accordi raggiunti realizzeremo un primo impianto di piccola produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da rinnovabili. La decisione di realizzare questo primo “polmone pulsante” della Hydrogen Valley è già stata presa. E anche i porti del Nord Adriatico si stanno attrezzando per l’acquisto di mezzi basati su questo tipo di vettore energetico”.
L’idrogeno la strada del futuro
I promotori dell’iniziativa, in tal senso, cercheranno di usufruire anche dei prossimi due slot di fondi europei, tra fine 2021 e inizio 2022. “Ho interazioni quotidiane sul tema – precisa il presidente – e quindi ritengo che, pur non potendo ancora fornire tempistiche precise, non ci vorranno anni per vedere realizzato l’impianto”.
Del resto, le richieste di idrogeno sono destinate a crescere. Un esempio, per quel che riguarda Venezia, arriva dall’isola del Lido, che già ha convertito l’intero parco circolante di autobus all’elettrico.
“La prossima gara sarà per autobus a idrogeno”, rivela Bos.
Lo stoccaggio di idrogeno
L’aumento della capacità di stoccaggio di ammoniaca, utilizzata per la produzione di idrogeno “verde”, è poi a un punto ancor più avanzato.
“Il progetto – fa il punto Andrea Bos – è già pianificato e finanziato. È stata completata anche la parte ingegneristica e c’è il sedime, per cui siamo già in una prima fase di costruzione. Potremo quindi importare ammoniaca da fonte rinnovabile utile a garantire lo sviluppo dell’ecosistema dell’idrogeno, offrendone in quantità adeguata alla domanda”.
Un esempio di come l’idrogeno potrà andare a sostituire il gas arriva da una nota industria di vetro piano. “Nella pianificazione della sostituzione del forno nel 2025 – rivela il presidente di Hydrogen Park – hanno già previsto che la produzione sarà integrata con l’idrogeno da fonti rinnovabili come co-combustibile che sostituirà il gas per il 17%”.
Le prospettive dell’Hydrogen Valley
Un passo successivo sarà quello della sostituzione dell’importazione con la produzione domestica.
Ma la compagine che sta lavorando sul progetto, che si sta allargando progressivamente a nuovi soci, non si fermerà qui. “L’accordo sottoscritto, con grande lungimiranza, da parte dell’Autorità portuale lo scorso aprile – riprende Bos – è stato una sorta di sigillo al percorso avviato in precedenza tra Bruxelles, Roma e la Regione Veneto, che ci ha permesso di aggregare importanti stakholders, compresi i grandi operatori del settore, attorno alla progettualità sull’idrogeno e individuare i distretti come luogo di applicazione della strategia energetica europea dell’Hydrogen Valley. Nel corso dell’estate, ad esempio, abbiamo raggiunto un accordo con il lombardy Energy clean tech cluster, riconosciuto dalla Regione, per la condivisione della strategia energetica basata sul vettore idrogeno anche con Lombardia”.
Un modello di hub per l’idrogeno
Del resto, la competenza geografica e amministrativa di Porto Marghera arriva fino a Mantova, dove il Gruppo Sapio, uno dei colossi nella produzione di idrogeno, entrato nell’accordo anch’esso ad aprile, ha un grande stabilimento produttivo. “Vogliamo fare di Porto Marghera – dichiara il presidente di Hydrogen Park – un modello di hub per l’idrogeno allargato almeno al Nord-Est”.
Il progetto strategico, del resto, coinvolgerà decine di ettari, con un’importante ricaduta occupazionale. “Non ci deve essere concorrenza – aggiunge – ma bisogna fare sistema, su base nazionale. Ed è per questo che condivido il più possibile il progetto con chi si dichiara interessato”.
Un’opportunità anche per il Sud
Il modello pensato per Porto Marghera, specifica Andrea Bos, è del resto replicabile anche al Sud Italia.
“Le nostre regioni meridionali – sottolinea – pur avendo una minore intensità industriale hanno la più alta producibilità di rinnovabili d’Europa, che ci dà un enorme vantaggio competitivo nella produzione. Nel nostro Paese, in prospettiva, serviranno diversi punti di produzione, in alcuni casi per autoconsumo e in altri per stoccaggio. Dal punto di vista strategico, dunque, il Sud non deve essere assolutamente escluso, anzi rappresenta un’opportunità strategica per il Paese”.
Alberto Minazzi
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