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Hammershøi: il pittore dei silenzi

Hammershøi: il pittore dei silenzi
Vilhelm Hammershøi, Interno della chiesa di Santo Stefano Rotondo a Roma, 1902, Odense, Kunstmuseum Brandts © Kunstmuseum Brandts

Dal 21 febbraio al 29 giugno 2025, a Palazzo Roverella, a Rovigo, oltre cento opere di Vilhelm Hammershøi. Una mostra che esplora il silenzio, la solitudine e l’atmosfera inquieta delle sue pennellate

Dalle nebbie della profonda pianura Padana, dipinti che parlano di spazi vuoti, di solitudine, di silenzi profondi.
Inizia il 21 febbraio 2025, per durare fino al 29 giugno, la mostra di Palazzo Roverella (Rovigo) dedicata al pittore danese Vilhelm Hammershøi (1864-1916), uno dei più grandi protagonisti dell’arte europea a cavallo tra XIX e XX secolo.
Hammershøi e i pittori del silenzio riscopre il grande artista, seguendo il leit motiv, negli ultimi anni, dei grandi musei internazionali come il Musée Jacquemart-André di Parigi, il National Museum of Western Art di Tokyo, la Scandinavia House di New York.

Un confronto in cento opere

Mancava, nel panorama mondiale, una retrospettiva italiana dedicata a Hammershøi, la cui lacuna verrà riempita dall’esposizione rodigina.
Sono più di cento le opere selezionate dal curatore, Paolo Bolpagni, che metteranno a confronto il pittore danese con gli artisti coevi, anche italiani.
“La mostra di Palazzo Roverella, tuttavia, non si propone semplicemente di offrire al pubblico del Bel Paese un’occasione per conoscere più da vicino le opere di un pittore straordinario, riconoscibile per l’intimismo minimalista dei suoi interni e per l’atmosfera inquieta che si sprigiona da un apparente rigorismo, ma di scandagliare filoni di ricerca rimasti finora pressoché inesplorati: da una parte il rapporto tra Hammershøi e l’Italia, dall’altra il confronto con artisti europei soprattutto coevi che, con sfumature diverse, praticarono una poetica basata sui temi del silenzio, della solitudine, delle ‘città morte’, dei ‘paesaggi dell’anima’” anticipa il curatore.

Vilhelm Hammershøi
Vilhelm Hammershøi, Luce del sole nel salotto III, 1900 circa, Stoccolma, Nationalmuseum © Nationalmuseum foto Cecilia Heisser

L’influenza delle sue opere sui pittori italiani

Hammershøi ebbe modo di visitare la nostra penisola e di confrontarsi con le sue bellezze artistiche, soprattutto con l’antichità classica e i cosiddetti Primitivi (Giotto, Masolino, Masaccio, tra gli altri), nonostante dipinse solo un soggetto italiano, del suo soggiorno a Roma (Interno della chiesa di Santo Stefano Rotondo, nel 1902).
La relazione funzionò anche in senso inverso, come ricorda sempre il curatore Bolpagni: “non pochi pittori italiani di differenti provenienze geografiche, infatti, furono suggestionati dalla visione o della conoscenza di opere di Hammershøi, sia a lui contemporanei, sia della generazione successiva. Inoltre, alcuni critici, nella Penisola, si interessarono piuttosto precocemente al lavoro di Hammershøi: Vittorio Pica, Ugo Ojetti, Emilio Cecchi, e riviste importanti come «Il Marzocco» ed «Emporium» gli dedicarono articoli”.

 

Come ogni artista, Hammershøi è contraddistinto da topos poetici, ovvero da figure ricorrenti che ne fanno la cifra stilistica. Le immagini del pittore danese guardano a stanze vuote, a individui singoli, spesso girati di spalle e spesso donne, le vedute architettoniche vuote, prive di esseri umani, alla povertà cromatica.
I suoi colori tenui, che avvolgono lo spazio inanimato, raccontano di silenzi profondi, colgono l’istante in cui non accade nulla, da cui si possono immaginare un prima e un dopo, un passaggio tra un attimo di vita e un altro, la trasformazione dalla stasi al movimento.

Hammershøi, Luce del sole in salotto, 1903. Stoccolma, National Museum

A completare la mostra, vi sarà una comparazione originale tra la produzione di Hammershøi e i caratteri, e gli stili, dei suoi contemporanei europei – tra Scandinavia, Francia, Belgio e Olanda – in modo da evidenziare similitudini e differenze; dal silenzio sarà possibile evincere l’introspezione, tanto dei personaggi quanto dei luoghi, arrivando infine al visitatore, portato da queste “immagini ovattate” a guardarsi dentro, a scrutare i dipinti come se potessimo guardare ai nostri ‘paesaggi dell’anima’.
Nell’esposizione, sarà possibile fruire di un ampio catalogo, edito da Dario Cimorelli e dei saggi originali redatti da Paolo Bolpagni, Claudia Cieri Via, Luca Esposito, Francesco Parisi e Annette Rosenvold Hvidt.
Hammershøi e i pittori del silenzio è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Damiano Martin

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