Dall’America dei poveri al Miracolo Economico in 123 pagine. Ovvero, la vicenda imprenditoriale e umana di un capitano d’industria tra gli anni ‘20 e ‘60 del XX secolo: Guglielmo Linetti, veneziano.
Quasi una case history scritta da Mario Merigo che con l’industria, il mondo economico, le dinamiche e le strategie d’impresa non c’entra proprio niente. Eppure il suo “Anch’io ho commesso un errore” sta muovendosi con sicurezza nella scala del successo in libreria.
Nato durante il lockdown, il libro ripercorre la storia di un personaggio che oggi potrebbe ricordarci un re Mida dell’industria moderna.
“E un re Mida lo fu effettivamente il capostipite della dinastia Linetti – conferma Merigo, che ha “conosciuto” il fondatore non solo attraverso documenti e ricerche ma anche grazie alle testimonianze di nipoti e parenti – Non si stancò mai di lavorare finoalla fine e il suo reinventarsi, per esempio dopo le due guerre mondiali, ha sempre avuto successo”.
La storia dell’instancabile Linetti: le scarpe
Guglielmo è quello della brillantina Linetti, vero exploit internazionale, che gli italiani meno giovani ricordano per gli imperdibili Caroselli con l’ispettore Rock-Cesare Polacco.
Da qui il titolo del volumetto uscito appena a giugno.
Ma è anche il giovane veneziano che “studiava” da imprenditore sbarcando in Egitto (l’America dei poveri) nel 1907 mettendosi subito all’opera per guadagnarsi da vivere e accumulare esperienza e conoscenze.
Sono gli anni in cui la tradizione beduina della lavorazione delle pelli lo infiamma e, tornato in Italia, nella sua Venezia dove era nato nel 1884, si lancia nel settore delle scarpe eleganti sfruttando anche la fama che si stava facendo proprio Venezia e il suo entroterra come centro produttivo per le calzature di qualità.
Piccola impresa che da commerciale si fa anche produttiva con l’arrivo delle creme da scarpe.
Il periodo dei cuoi artistici e della pelletteria fine
Negozi che si allargano e negozi nuovi in zone nevralgiche di una città in fermento e crescita anche demografica.
Si direbbe che Guglielmo ha il pallino degli affari.
Ma, come scrive Merigo, ha anche di più: maturità e motivazione. E introduce inediti principi di marketing e advertisement.
Dopo la brusca e dolorosa frenata del business per via della Grande Guerra, Linetti inizia il suo primo rinascimento in una Venezia oscura e ferita dai bombardamenti austroungarici.
“Uomo coraggioso e deciso, si lanciò a capofitto nella nuova impresa” che, c’informa Merigo, sarà quella dei cuoi artistici e della pelletteria fine.
Operazione imprenditoriale che mise lui e la sua azienda al centro di un nuovo traffico di materie prime e portò presto alla crescita anche in termini occupazionali nel laboratorio in piena città. E ancora aggressive e diversificate strategie commerciali con sempre nuovi negozi.
Prende forma un piccolo impero
“Un piccolo impero che prendeva forma e stava tutto a Venezia ma già cominciava ad essere conosciuto ed apprezzato da una clientela foresta” osserva Merigo.
In effetti, il libro, in filigrana, attraverso la vicenda di Guglielmo Linetti, sottolinea come in quegli anni di ripresa economica Venezia non fosse solo una “capitale” del turismo ma piuttosto fosse ricca di iniziative imprenditoriali più o meno grandi che porteranno presto al prepotente emergere delle figure e ai disegni di Giuseppe Volpi e Vittorio Cini, con i quali la storia industriale di Linetti s’incrocerà in varie circostanze, a cominciare dalla passione di Guglielmo per il cinema con gli inviti di Volpi (con cui però non s’instaurò mai una vera amicizia) alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
“In effetti -aggiunge l’autore del libro – Guglielmo, con la moglie Resi, che lo assecondò sempre nelle sue scelte, entrarono in questo mondo dorato che si muoveva attorno a quelle due figure, ma non si identificarono mai con esso.
Profumi, essenze e giocattoli
Conducevano una vita lontano dalla mondanità e relativamente semplice. La stella polare era il lavoro e il successo nella propria opera”.
Che tra le due guerre mondiali non accenna a rallentare, tutt’altro.
E così arrivano prima i profumi e le essenze e poi i giocattoli. Ancora nuovi negozi e più grandi laboratori. E l’entrata in scena della seconda generazione: Giulio ed Enrico, i due figli di Guglielmo e Resi.
Il primo si sarebbe occupato della parte commerciale, Enrico era più portato alla pianificazione e alle strategie.
Il secondo conflitto mondiale interruppe il nuovo grande progetto di un instancabile Guglielmo: la brillantina.
Ma passata anche quella guerra, un’ulteriore, rapida rinascita (la seconda) della Linetti.
La brillantina e il Carosello d’Oro del 1966
Nel 1957 Guglielmo è ancora saldamente al timone e, sempre attento e competitivo, si affida senza ripensamenti alla televisione per pubblicizzare il proprio prodotto di punta. C’è Carosello, ci sono in gioco milioni di lire. Di costi, ma anche di potenziale fatturato. E’ il Boom economico.
Anche in questo caso Guglielmo non commetterà alcun errore, insiste Mario Merigo, e la scelta del testimonial che cadrà su Cesare Polacco sarà così vincente che varrà all’attore veneziano e alla Linetti il Carosello d’Oro 1966.
Guglielmo si spegnerà poco dopo e non vedrà la sua città devastata dai 194 cm di acqua alta del 4 novembre.
Le attività produttive erano già state trasferite per motivi logistici, di spazio e di sicurezza in terraferma. Dove esistono ancora oggi, benchè sotto un altro marchio.
Decisione inevitabile, ma che aveva lasciato il segno su un uomo profondamente legato e che credeva nella sua città.
“Il mio libro si ferma qui perché, senza pretese di saggio, è però una lettura della storia di questo imprenditore indomito e capace di rimettersi in gioco ogni volta per nuove sfide. Il titolo riprende il noto teaser della pubblicità. Ma c’è di più”. E per scoprirlo è necessario non fermarsi alla case history, ma cercare l’uomo Guglielmo Linetti.
Agostino Buda
bella presentazione del libro di Merigo su questo personaggio che molti non hanno avuto l’occasione di conoscere la sua storia