Le bombe e i missili continuano a cadere sulle città e a uccidere militari e civili in coda per prendere il pane.
Ma, secondo quanto ha anticipato il Financial Times, esisterebbe una speranza concreta di arrivare a mettere un punto a questa folle guerra in Ucraina.
Sta nella bozza di un piano di pace che, in 15 punti, metterebbe nero su bianco la possibilità che si arrivi presto a un cessate il fuoco e al ritiro delle truppe russe.
E’, secondo il noto quotidiano economico-finanziario britannico, su questi 15 punti che le delegazioni russe e ucraine impegnate nelle difficili trattative, starebbero discutendo.
I 15 punti della bozza
Tra questi, la rinuncia, già peraltro anticipata dal presidente ucraino Zelensky, all’ingresso dell’Ucraina nella Nato e l’impegno a non ospitare sul territorio ucraino basi militari o armi straniere in cambio di protezione da Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia.
Il problema, secondo il Financial Times, starebbe però proprio nelle garanzie di protezione dell’Ucraina così come nei territori conquistati dalla Russia nel 2014.
Ma riguarderebbe anche il modello di neutralità che l’Ucraina dovrebbe o potrebbe adottare. Tra gli esempi di quelli svedese, che si caratterizza per una neutralità convenzionale e quello austriaco, la cui neutralità è stabilita a priori dalla Costituzione, l’Ucraina punterebbe a una terza formula, che dia “garanzie di sicurezza efficaci“, come ha spiegato il negoziatore ucraino Mykhailo Podoliyak, e consenta il mantenimento di un proprio esercito. L”Ucraina vorrebbe che fossero Usa, Gran Bretagna e Turchia i firmatari della garanzia di protezione e che questo presupponga che, in caso di attacco, “partecipino attivamente al conflitto e forniscano ufficialmente la quantità necessaria di armi”. Su questo, sembra non esserci l’accordo della Russia.
Putin e Zelensky a distanza
Mentre i negoziatori discutono per trovare una soluzione che possa risultare accettabile per entrambe le parti, i “botta e risposta” tra i due presidenti Zelensky e Putin, non sono mancati.
A colpi di dichiarazioni e di lanci di agenzia, il primo ha chiesto infatti al procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan di riconoscere la Russia come “stato terrorista” e il secondo ha prontamente risposto attraverso l’agenzia di stampa Tass rispolverando i “pogrom” per indicare l’atteggiamento occidentale verso la Russia, dipinta quindi come un popolo perseguitato come lo sono state alcune minoranze religiose e rilevando che a subire “un vero genocidio, per 8 anni, sono stati gli abitanti del Donbass”