Fino a dove può arrivare a controllare il gestore di un locale per essere in regola con gli accessi di chi esibisce il proprio green pass?
Oltre alla certificazione verde digitale, può chiedere ai clienti anche la carta d’identità.
Non è un obbligo ma una facoltà da esercitare qualora risulti evidente per qualche ragione che il green pass che ha di fronte non sia della persona che lo mostra.
La discordanza di alcuni dati anagrafici, infatti, può essere verificata.
A chiarire la questione è stata una circolare del Ministero dell’Interno, che ha ribadito la discrezionalità del controllo ma anche che l’atto, sebbene non sia il gestore un ufficiale, è legittimo.
“Tale verifica si renderà infatti necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme – si legge nella circolare -Come ad esempio quando appaia manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione”.
Se l’app quindi attribuisce il green pass a Mario Rossi, nato nel 1038 e la certificazione viene esibita da un giovane uomo, è ovvio che non si tratta di un documento valido. In altri casi può risultare meno evidente.
Anche nel caso in cui non sia effettuato il controllo della carta d’identità, in ogni caso, “la sanzione risulterà applicabile nei confronti del solo avventore, laddove non siano riscontrabili palesi responsabilità anche a carico dell’esercente”.
Le forze dell’ordine, dal canto loro, inizieranno con alcune verifiche a campione nei locali, nei luoghi della movida e nell’ambito degli eventi sportivi e degli spettacoli, dove saranno anche gli steward e i gestori delle strutture a poter controllare i green pass ed eventualmente i documenti di identità.
In questi primi giorni di entrata in vigore dell’obbligo della certificazione verde non si sono riscontrati problemi. Alcune sagre, però, proprio per l’impossibilità di garantire un regolare controllo, sono state annullate.
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Green pass: chi può chiedere anche il documento d'identità
11 Agosto 2021