Al Candiani “Attorno a Tiziano. L’annuncio e la luce verso il contemporaneo”. Venezia risponde con Bosch
Riflettori nuovamente accesi sul Candiani dopo il grande successo di critica e pubblico della mostra “Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione”, conclusa registrando oltre quindicimila visitatori. Prosegue “Cortocircuito. Dialogo tra i secoli”, progetto fortemente voluto dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, per rendere fruibile il prestigioso patrimonio dei Musei Civici veneziani ma soprattutto per confermare la vocazione culturale di Mestre, dell’intero territorio metropolitano e nuovamente sottolineare lo stretto legame che lo tiene unito.
Il centro Culturale di Mestre è dunque pronto a replicare il grande risultato ottenuto dalla magia di Klimt, con la sua “Giuditta II”, con i due giganti dell’arte italiana, Tiziano e Fontana, messi in dialogo tra loro sul tema dell’Annunciazione. A cura di Gabriella Belli e Luca Massimo Barbero, la mostra “Attorno a Tiziano. L’annuncio e la luce verso il contemporaneo”, che si potrà visitare fino al 2 luglio 2017, si sviluppa attorno alla magnifica “Annunciazione” di Tiziano proveniente dalla Scuola Grande di San Rocco e ad altri capolavori di Fontana, Canova, Garofalo, Flavin, in stretto rapporto tra loro. Al centro di questa prestigiosa mostra è proprio l’annuncio inteso come chiamata, illuminazione, ispirazione. L’esposizione, attraverso i grandi capolavori presenti al Candiani intende trasmettere il messaggio che l’arte contemporanea altro non è se non la più recente evoluzione formale e contenutistica di concetti, idee, temi che vengono dal passato.
Dalla terraferma al centro storico. Palazzo Ducale ospita fino al 4 giugno 2017 la mostra “Jheronimus Bosch e Venezia” dedicata al grande pittore fiammingo (vissuto tra il 1450 ed il 1516 a Boscoducale, in Olanda) di cui il capoluogo lagunare è l’unica città in Italia a conservare alcuni capolavori autografi. Punto focale dell’esposizione sono le tre grandi opere di Bosch custodite in Laguna alle Gallerie dell’Accademia – due trittici e quattro tavole – riportate all’antico splendore grazie ad un’importante campagna di restauri: “Il martirio di santa Liberata” (Wilgerfortis), “Tre santi eremiti” e “Paradiso e Inferno (Visioni dell’Aldilà)”.
La mostra, co-prodotta dalla Fondazione Musei Civici e dal Museo Nazionale Gallerie dell’Accademia di Venezia, con il patrocinio del Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona, oltre ai tre capolavori “veneziani” ospita nelle sale dell’Appartamento del Doge anche una cinquantina di opere provenienti da importanti collezioni internazionali pubbliche e private. Dipinti, tra gli altri, di Jacopo Palma Il Giovane, Quentin Massys, Jan van Scorel, Joseph Heintz; disegni e bulini straordinari di Dürer, Bruegel, Cranach e Campagnola; bronzi e marmi antichi; preziosi e rari manoscritti e volumi a stampa. L’esposizione a Palazzo Ducale è un viaggio a 360 gradi nel mondo del grande pittore fiammingo, tra i più riconoscibili e popolari, conosciutissimo per i suoi “stregozzi” e “mostriciattoli”, visioni inquietanti, creature oniriche dalle forme più bizzarre.
L’intervento conservativo delle opere esposte non solo ha consentito una loro migliore leggibilità, ma ha portato anche alla luce una serie di indizi fondamentali per ripensare le molte questioni sospese: le origini e il significato dei lavori dell’artista; la presenza di tali opere a Venezia (secondo una storia ricostruita in mostra per la prima volta, arrivarono nel capoluogo lagunare per volere del cardinale Domenico Grimani già all’inizio del Cinquecento e rimasero celate proprio nei sotterranei di palazzo Ducale dopo la sua morte); l’impatto di Bosch sull’arte italiana. Capolavoro dopo capolavoro, la mostra conduce i visitatori a scoprire l’universo dell’affascinante ed enigmatico pittore, offrendo anche la possibilità di immergersi virtualmente negli anfratti dell’Inferno e nelle Luci del Paradiso.