Fondazione della Pesca di Chioggia e Regione Veneto hanno presentato i risultati di uno studio sul “killer dei mari”
Dopo essere stato indiscusso protagonista dell’estate 2023, per un po’ i riflettori su di lui si sono smorzati e abbiamo cominciato a vederlo sulle nostre tavole e sui banchi dei mercati del pesce.
Il crostaceo ha continuato in ogni caso a fare la sua vita creando non poche difficoltà al comparto ittico che ha direttamente a che fare con il divoratore di molluschi la cui presenza è diventata sempre più massiccia causando ingenti danni economici al mondo della pesca.
Oggi arrivano i risultati di una ricerca sul tanto temuto “killer dei mari” commissionata lo scorso febbraio al dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia dalla Fondazione della Pesca di Chioggia e Regione Veneto.
L’indagine sul granchio blu
La ricerca aveva l’obiettivo di mettere nero su bianco dati certi e scientifici sul suo comportamento e anche sulla sua pericolosità.
Come spiega il presidente della Fondazione Pesca di Chioggia e sindaco della località balneare Mauro Armelao, è prevista una seconda parte di lavori per meglio approfondire il tema e avere dati sul comportamento di questa specie aliena in tutte le stagioni dell’anno.
Lo studio ha avuto una durata da giugno a novembre scorso e si è sviluppata attraverso rilievi in loco, studi e comparazioni che permettessero di comprendere meglio la specie nella laguna di Chioggia. Il campionamento è avvenuto sia con nasse da granchi, che hanno catturato soprattutto gli adulti, sia monitorando la pesca artigianale con reti fisse e bertovelli, attrezzi che consistono una trappola formata da sbarramenti fissi e un cono di rete mantenuto aperto da tre o più cerchi di materiale flessibile.
L’efficienza della cattura e l’elevata capacità riproduttiva
I tre diversi tipi di nassa utilizzati, differenti tra loro per dimensioni, struttura interna e caratteristica delle maglie, hanno mostrato che quelle da granchi più grandi, a maglia larga e doppia camera interna sono le più efficienti nella cattura del crostaceo. I campionamenti condotti sia in laguna sia nelle vicinanze della bocca di porto di Chioggia hanno dato l’opportunità di studiarne la popolazione adulta. La maggiore presenza del granchio blu è stata rinvenuta durante i mesi estivi con prevalenza di esemplari maschi.
Le femmine con uova sono state catturate da giugno a settembre con un picco in mare nel mese di agosto.
Guardando alla fertilità, lo studio ha fatto sì che si confermasse l’elevata capacità riproduttiva della specie con in media poco più di 2 milioni di uova per femmina ovigera per singola deposizione. Reti fisse e bertovelli hanno portato a inizio indagine a sporadiche catture con un crescendo a fine estate arrivando a 5 – 7 esemplari al giorno.
Nei bertovelli le abbondanze di granchio blu sembrano influire negativamente sulle catture delle altre specie, in particolare dei granchi verdi Carcinus aestuarii, meglio conosciuti come “moeche” e delle femmine mature ovvero le “masanete”.
Altri risultati della ricerca, prevista una seconda parte da marzo 2024
Particolarmente interessante è stata la parte in cui è dimostrato come il Granchio blu causi ingenti danni oltre che agli allevamenti di molluschi, anche alle attrezzature da pesca nelle aree lagunari e nella fascia marittima costiera. Argomento che sarà approfondito nella seconda parte della ricerca che prenderà il via entro i primi di marzo per terminare a luglio per un costo di 52 mila euro finanziati dalla Fondazione della Pesca. Saranno analizzati sia i danni agli attrezzi per la pesca sia quelli provocati al pescato, in particolare sulle altre specie della piccola pesca. Inoltre sarà monitorato il comportamento del granchio blu anche nel periodo primavera-estate che coincide con l’accoppiamento.
Silvia Bolognini