Una risposta anticorpale del 99% a ciclo di vaccinazione completato, di 93% fin dalla prima dose.
Percentuali elevate, che sono confermate, per il vaccino italiano GRAd-COV2 di ReiThera, dalla seconda fase di sperimentazione.
A cinque settimane dalla prima vaccinazione, i volontari che si sono prestati alle necessarie verifiche, hanno sviluppato infatti tanti anticorpi quanti ne ha prodotti un gruppo di riferimento di pazienti convalescenti dall’infezione.
Il vaccino, inoltre, non ha mostrato particolari effetti collaterali.
Tra le reazioni avverse, ha fatto registrare solo, si legge in una nota dell’azienda, “dolore lieve e di breve durata al sito di iniezione, senso di affaticamento, dolori muscolari e mal di testa”.
La seconda sperimentazione
La seconda fase della sperimentazione era iniziata a marzo in 24 centri clinici distribuiti un po’ in tutte le regioni italiane.
Il vaccino è stato iniettato a 917 volontari, di cui il 25% di età superiore ai 65 anni.
Nella prima fase, iniziata a settembre 2020, era stato sperimentato su un centinaio di volontari dopo che aveva superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in viso su modelli animali.
A revisionare i dati preliminari di sicurezza e immunogenicità delle prime cinque settimane di studio nel corso di una riunione congiunta sono ora – ha reso noto la società biotech – il Data Safety Monitoring Board, Comitato indipendente per la valutazione della sicurezza, e lo Steering Committee, il Comitato scientifico per la valutazione dell’efficacia. I due comitati si sono espressi favorevolmente sui dati analizzati e hanno raccomandato la prosecuzione dello sviluppo clinico del vaccino GRAd-COV2”.
Come funziona il vaccino italiano
Il vaccino italiano contro il Covid-19, portato avanti dall’Università di Verona in collaborazione con lo Spallanzani di Roma, utilizza la tecnologia del “vettore virale non-replicativo”, ovvero incapace di produrre infezione nell’uomo. Il vettore virale agisce come un minuscolo “cavallo di Troia”, che induce transitoriamente l’espressione della proteina spike (S) nelle cellule umane. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus. Ovvero la produzione di anticorpi in grado di proteggere dal coronavirus.
Attraverso tecniche sofisticate questo virus, innocuo per l’uomo, è stato modificato per azzerarne la capacità di replicazione. Successivamente è stato inserito al suo interno il gene della proteina S del SARS-CoV-2, il principale bersaglio degli anticorpi prodotti dall’uomo quando il coronavirus penetra nell’organismo.
Altroché campioni europei di calcio (per carità anche quello male non fa) Questo è il vaccino che sto aspettando. Finanziamo la ricerca italiana