Per la soluzione della crisi si attendono le nuove decisioni del Presidente del Consiglio
La lunghissima “giornata della verità” per il futuro del Governo italiano ha registrato in serata l’ennesimo colpo di scena.
Dopo l’indicazione dell’intenzione di “non voto” espressa da Lega, Forza Italia e Movimento Cinquestelle riguardo alla chiama al voto sulla proposta di risoluzione presentata dal senatore Casini (relativamente alla quale il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva chiesto la questione di fiducia), la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati aveva constatato il rischio del venir meno del numero legale nell’aula del Senato. Ipotesi che avrebbe portato alla necessità di un nuovo voto di fiducia nella giornata di domani, giovedì 21 luglio.
La presenza in aula, pur senza votare, decisa all’ultimo da alcuni senatori soprattutto del Movimento, ha però consentito di raggiungere 192 presenti, rientrando nel numero minimo necessario per convalidare la votazione. E il Governo in carica ha raggiunto la fiducia, sia pure “di minoranza” rispetto ai numeri complessivi del Senato: 95 voti favorevoli su 133 votanti. Si attendono quindi adesso le decisioni del premier, uscito da Palazzo Madama prima della conclusione della votazione, attendendone l’esito a Palazzo Chigi.
Tra le diverse ipotesi possibili, il ritorno al Quirinale, forse per confermare le dimissioni. E, in caso di accoglimento, si potrebbe prospettare un ulteriore ventaglio di soluzioni: dallo scioglimento immediato del Parlamento, con le elezioni anticipate da svolgersi entro 70 giorni, all’avvio di un nuovo giro di consultazioni da parte del Presidente della Repubblica, per provare a ricostruire una maggioranza e tentare di formare un nuovo Governo.