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Triangolo rosa: gli internati nel silenzio

Triangolo rosa: gli internati nel silenzio

Tra gli eventi organizzati per il Giorno della Memoria, una rappresentazione teatrale di Ulderico Manani

Dal 1933, milioni di esseri umani abitanti nel continente che aveva dato i natali a grandi filosofi, letterati, poeti e artisti e che aveva creato l’Occidente, si sono trovati perseguitati per motivi di razza, di religione, di credo politico, di etnia e di natura. Milioni di persone sono state sterminate nell’indifferenza: dissidenti politici, zingari, portatori di handicap, ebrei, slavi, Testimoni di Geova. Omosessuali. Apparentemente tutti diversi e riconoscibili da una stella o da triangoli colorati, ma tutti accomunati dal triste destino di essere “indesiderati” e quindi non degni di vivere nel Reich nazista, dei territori invasi e in quelli dei Paesi alleati.

Ulderico Manani @Sandro Gasparini

Triangolo rosa: uno spettacolo teatrale sugli omosessuali internati

«Triangolo rosa», opera del regista, scenografo, e attore mestrino Ulderico Manani, fa luce su uno dei gruppi che ha subito lo sterminio silenzioso nei Lager nazisti: gli omosessuali, contrassegnati dal triangolo rosa sulle camicie.
E’ dedicato a loro lo spettacolo che andrà in scena il 24 gennaio (ore 20:30) al Centro Civico Muneratti di Fossò e il 25 gennaio (ore 17:45) alla Barchessa di Villa Concina a Dolo.


Triangolo rosa apre con un discorso tenuto da Heinrich Himmler il 17 – 18 febbraio  1937 ai generali delle SS in relazione ai pericoli razziali derivati dalla presenza di SS omosessuali. Si tratta infatti di «un teatro-documento di coscienza sull’internamento nei Lager con la visione dell’apparato giuridico, medico e scientifico sia in Germania che nel resto d’Europa» racconta l’autore, eccellenza metropolitana, un curriculum importante fatto di collaborazioni con i più importanti teatri di Francia, Germania, Irlanda, Portogallo e Stati Uniti.
Questa sua opera, nata dopo anni di studio approfondito, ritrova le radici del dramma ancor prima dell’avvento di Adolf Hitler in Germania.

@Sandro Gasparini

 

Da Bismarck al 1943

«Già all’epoca di Bismarck, quindi verso la fine dell’Ottocento, l’omosessualità in Germania era fuorilegge, punibile con il carcere e la perdita dei diritti civili – spiega l’autore della pièce -. Con l’avvento di Hitler l’omosessualità diventò un “atto contro natura”, una “devianza” sessuale” che veniva punita con 10 anni di carcere nei Lager. In realtà, nessuno ne usciva vivo: la “terapia” era il lavoro forzato; la guarigione era, invece, la morte».
Tra il 1933 e l’aprile 1943 furono internate 46506 persone.
Quanti di loro nei campi hanno trovato la morte?
«Mancano purtroppo i dati sui decessi – dice Manani – ma sono considerabili quasi tutti morti a causa del lavoro forzato, della sperimentazione per motivi scientifici, la guerra (molti furono mandati a morire sul fronte russo) e suicidi».

Gli omosessuali perseguitati in Italia e a Venezia

In Italia, il codice penale non puniva l’omosessualità, anche se il codice Rocco, in realtà, puniva la pederastia e molti venivano confinati, in particolare alle isole Tremiti.
«Fino al 1943 questa sorte toccò a 326 individui. Fortunatamente – prosegue Manani – sopravvissero quasi tutti».
E Venezia?
«Anche l’area veneziana ha vissuto la persecuzione degli omosessuali-  conferma Manani -. Ho incontrato diverse storie e conta un numero elevato di internamenti rispetto al resto della regione, ben 32, rispetto magari alle altre città come Padova, Vicenza e Verona, che invece non arriva nemmeno a 10».

Il triangolo rosa mette in scena la coscienza

Dal 2014, Triangolo Rosa è stato presentato 5 volte. Non è l’unico lavoro realizzato da Manani, ce ne sono diversi che trattano temi differenti. Ma tutti sono accomunati da un unico obiettivo: quello di far riflettere e sensibilizzare gli spettatori e creare quindi dibattito e coscienza critica.
«La cosa che fa più piacere è che siano soprattutto gli studenti delle scuole superiori a chiedermi “Triangolo Rosa”, a cui poi segue il dibattito o una conferenza. Le persone che partecipano, sia adulti che giovani, sono attente e anche disponibili a discutere del tema e ad approfondirlo. Purtroppo ci sono anche delle resistenze da parte di chi dovrebbe creare una società migliore: istituzioni, insegnanti, genitori. Manca un po’ di coraggio – conclude il regista – si evita di creare dibattiti e polemiche nonostante l’articolo 3 della Costituzione Italiana sancisca l’uguaglianza e la pari dignità di tutti i cittadini».

 

 

 

 

 

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