Il giorno dell’attesa riforma del processo penale potrebbe essere arrivato.
La prudenza del condizionale è ancora d’obbligo, specie considerando l’acceso dibattito delle ultime settimane.
Ma la doppia fiducia arrivata dalla Camera è sicuramente un passo deciso verso l’approvazione del disegno di legge delega presentato con gli emendamenti proposti dal ministro della Giustizia, Maria Cartabia, e approvati dal Governo lo scorso 10 luglio.
La fiducia della Camera
Il Governo Draghi aveva posto sul testo giunto in Parlamento una questione di fiducia legata a ognuno dei due articoli di cui si compone la legge. E la lunga seduta alla Camera del 2 agosto, protrattasi fino a notte inoltrata, si è conclusa con una doppia votazione positiva. Il primo articolo è passato con 462 voti favorevoli, 55 contrari e una astensione. Il secondo ha avuto il via libera con 458 sì, 55 no e un’astensione.
Autorizza a delegare al Governo la revisione delle norme sull’efficienza del processo penale oltre a prevedere norme in materia di giustizia riparativa e disposizioni per accelerare la definizione dei procedimenti giudiziari,
La riforma
I lavori verso il voto finale al provvedimento, atteso entro la serata odierna, sono ripresi alle 9 di questa mattina con l’esame e i voti sugli ordini del giorno.
Il disegno di legge recante “delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello” si ispira al principio della ragionevole durata del processo, che si mira a rispettare con l’introduzione di nuovi limiti.
In particolare, la riforma riscrive le norme sull’improcedibilità, con l’esclusione però dei reati puniti con l’ergastolo. E, a ricadere sotto la nuova normativa, saranno i soli reati commessi dopo il 1 gennaio 2020.
Nuove assunzioni di assistenti e personale amministrativo
Gli emendamenti approvati dal Governo ed entrati così nel disegno approdato al Parlamento, si inseriscono sull’originario ddl 2435 presentato il 13 marzo 2020 dall’allora ministro Alfonso Bonafede. L’entrata in vigore della legge, quando sarà approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, sarà progressiva, consentendo agli uffici giudiziari di riorganizzarsi.
La riforma prevede infatti l’immissione in servizio di nuovo personale per almeno 20 mila unità, programmando l’arrivo di 16.500 assistenti dei magistrati e circa 5 mila persone destinate a incrementare il personale amministrativo.
Le novità della giustizia in Italia
Con la riforma, cambieranno innanzitutto le regole per i reati legati a mafia, terrorismo, stupefacenti e violenza sessuale.
Il regime previsto fino al 31 dicembre 2024 non prevede limiti al numero di deroghe, anche se queste dovranno essere motivate dal giudice in relazione alla complessità concreta del processo.
Oltre a quella prevista per tutti i reati, l‘aggravante mafiosa può usufruire di ulteriori due proroghe, dilatando i tempi del processo fino a massimo 6 anni in appello e 3 in Cassazione. Dal 2025, le proroghe per i reati gravi non avranno limiti, anche se occorrerà sempre la motivazione da parte del giudice e sarà sempre possibile ricorrere in Cassazione.
Fino a fine 2024 il disegno di legge prevede termini più lunghi anche per tutti i processi ordinari: 3 anni in appello (con possibilità di proroga fino a 4 anni motivata dal giudice con ordinanza impugnabile in Cassazione) e 1 anno e mezzo in Cassazione (prorogabili fino a 2). Dal 1 gennaio 2025, la durata base del processo sarà invece in appello fino a 2 anni, prorogabili al massimo fino a 3, e di 1 anno in Cassazione, più eventuali altri 6 mesi.
Per monitorare la durata dei processi, sarà istituito presso il ministero della Giustizia un apposito Comitato tecnico scientifico.
Alberto Minazzi