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Giuseppe Taliercio: la sua uccisione da parte delle BR una ferita per l'Italia

Giuseppe Taliercio: la sua uccisione da parte delle BR una ferita per l'Italia
Giuseppe Taliercio cippo commemorativo Marghera

Sono passati quarant’anni da quel 5 luglio del 1981, data nella quale, a Marghera, venne ucciso il dirigente d’azienda Giuseppe Taliercio.
A capo di una delle più grandi aziende dell’epoca, la Montedison, era ritenuto dalle Brigate Rosse responsabile delle morti sul lavoro che si erano verificate durante la sua direzione.
Fu quindi rapito il 20 maggio 1981 nella sua abitazione e, dopo 46 lunghi giorni di prigionia, fu ritrovato morto nelle vicinanze del Petrolchimico, rinchiuso nel bagagliaio di una Fiat 128 azzurra. Il corpo crivellato di colpi di arma da fuoco.

Le commemorazioni di Venezia e Carrara

Venezia e Carrara, la città in cui aveva deciso di vivere e quella in cui era nato, lo hanno ricordato con due cerimonie alle quali hanno partecipato numerose persone.
I tempi sono mutati, ma è rimasto vivo nell’anima di chi ha vissuto quei giorni il dolore e il senso d’impotenza verso i ripetuti crimini compiuti dal terrorismo.
Giuseppe Taliercio aveva assunto l’incarico di direttore generale della Montedison dopo due altri gravi omicidi.
Il 29 gennaio 1980 era stato ucciso il vicepresidente dello stabilimento Sergio Gori e il 12 maggio dello stesso anno il commissario di polizia Alfredo Albanese, che su quella morte indagava. 
Ancora una volta, a poco più di un anno, la città di Venezia si sarebbe trovata di fronte a un ennesimo tragico lutto che avrebbe turbato l’intera nazione.

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Il messaggio del presidente Mattarella

Lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’epoca presente al funerale di Taliercio, in un messaggio inviato in occasione della commemorazione odierna.
“Sono trascorsi quarant’anni anni dall’omicidio di Giuseppe Taliercio, e ancora le coscienze restano profondamente turbate dalla crudeltà dei brigatisti, dalle loro deliranti motivazioni, dalla  disumanità di quel lungo, drammatico sequestro che precedette l’assassinio e che divenne nei fatti una spietata tortura. In questo giorno di memoria la Repubblica esprime vicinanza e solidarietà anzitutto alla famiglia, che ha affrontato con dignità il dolore più indicibile ed è stata capace di testimoniare, nella sofferenza, i principi più alti che fondano la convivenza civile e che consentono alla comunità di guardare avanti con rinnovata speranza. Il Paese – ha scritto ancora Mattarella-  ha superato la stagione del terrorismo e dell’eversione proprio grazie ai valori che sono radicati nel suo popolo e nella sua civiltà, valori che la Costituzione ha posto al centro della vita sociale e che, di fronte agli attacchi più duri e sanguinosi, sono stati sempre difesi con spirito di unità”.

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Il figlio Cesare: “I valori di democrazia e convivenza civile devono essere sempre difesi”

Marghera, all’inizio degli anni ’80 visse uno dei momenti di maggiore tensione della storia italiana.
I primi attentati terroristici delle Brigate Rosse ai dirigenti d’azienda ci furono nel 1978.
Omicidi perpetrati, ha ricordato il figlio di Giuseppe Taliercio, Cesare, non nei confronti degli uomini ma degli incarichi che ricoprivano. Suo padre, l’ingegner Giuseppe Taliercio, da tutti definito come un uomo “buono”, ebbe in sorte questo triste destino.
“La mia famiglia e io siamo cresciuti orgogliosi di nostro padre – ha detto commosso Cesare Taliercio -. I primi anni ottanta a Mestre sono stati pesanti, con uccisioni e sequestri. Mio padre affrontava i problemi mettendo sempre in primo piano il rispetto e la dignità dell’uomo, sorretto da una profonda fede. E’ stato ucciso da uomini e donne, spinti da un’assurda ideologia, che non hanno visto l’uomo che avevano davanti, ma solo la funzione che svolgeva. Spero che ricordare quei fatti spinga i giovani di oggi a informarsi e a capire cosa sia stata l’Italia di quegli anni e a prendere coscienza che i valori di democrazia e convivenza civile non devono essere mai dati per scontati, ma sempre difesi”.
Un ritratto dell’uomo Taliercio fatto anche dal sindaco di Venezia Luigi Bugnaro che, nei suoi profili social, lo ricorda come “una persona buona, dedita alla famiglia e al lavoro, testimone di resistenza alla violenza”.
Un uomo che Mestre, dove viveva con la moglie Gabriella e i suoi cinque figli, ha deciso di ricordare intitolandogli anche un palazzetto dello sport, il Taliercio, campo di gara e sede della squadra pluri campione d’Italia di basket Reyer Venezia.

 

 

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