Torna da sabato 6 la “corsa rosa”: un mix tra sport e scoperta delle tante bellezze del nostro territorio
Ventuno tappe, 3.489,2 km, 166,2 km di media ogni giorno, in sella alla propria bici da corsa, da sabato 6 a domenica 28 maggio.
È la splendida cartolina che regala ogni anno, dal 1909, il Giro d’Italia, uno dei tre grandi giri a tappe del ciclismo professionistico insieme al Tour de France e alla Vuelta a España.
Ventuno giorni di sali e scendi tra le pianure e le montagne italiane, dagli Appennini alle Alpi, per eleggere il 106° vincitore della Corsa rosa.
Alla scoperta delle bellezze d’Italia
Al di là della corsa, il Giro d’Italia diventa un’occasione di scoperta, storica e geografica. Ogni anno il percorso cambia, a seconda delle circostanze, regalando scorci paesaggistici e aneddoti storici differenti, andando a toccare allo stesso tempo i luoghi emblematici della corsa a tappe.
La partenza quest’anno avverrà in Abruzzo, con una cronometro individuale che andrà a costeggiare la Costa dei trabocchi abruzzesi – le antiche macchine da pesca su palafitta tipiche della regione – da Fossacesia Marina a Ortona.
Dall’Abruzzo al Nord Italia, passando nell’ordine per Puglia, Basilicata, Campania, di nuovo Abruzzo, poi Umbria e Marche, tagliando l’Emilia e puntando Toscana e Liguria. La prima settimana e mezza del Giro scende in esplorazione del sud d’Italia, toccando l’antica capitale normanna di Melfi, dove Federico II promulgò il famoso codice, passando poi per Napoli.
Il giorno successivo la prima vetta storica, l’arrivo in vetta sul Gran Sasso d’Italia, la più alta degli Appennini, alla sua sedicesima apparizione nella Corsa, tra i luoghi architettonici tardo medievali e primo rinascimentali.
Alpi e Dolomiti: decisive per il Giro, affascinanti per tutti
Nelle prime dodici tappe si capirà chi non potrà vincere il Giro, mentre chi avrà le gambe e il cuore per resistere si troverà a battagliare sulle Alpi. Quest’anno si salirà da ovest, dal Piemonte, per poi muoversi verso est.
Dal cuneese fino a sconfinare in Svizzera, per raggiungere la Cima Coppi – la vetta più alta dell’edizione intitolata al campione italiano Fausto – ovvero il Colle del Gran San Bernardo: il primo tappone che darà segnali forti alla classifica finale. Si costeggeranno poi le Alpi nel bergamasco, per giungere in Trentino, tra il Monte Bondone e Trento, tra spazi archeologici, stelle visibili a occhio nudo, il MUSE – Museo della Scienza – disegnato da Renzo Piano.
Il teatro finale della 106° edizione di questo Giro d’Italia saranno le Dolomiti: non solo montagne e asperità, ma anche patrimonio UNESCO dell’umanità. Da Oderzo, Treviso, fino alla Val di Zoldo, luogo di gelati artigianali e formaggi DOP, di trekking e di arte barocca.
A seguire, la terz’ultima tappa di 183 km, l’ultimo strappo in linea prima della cronoscalata di Tarvisio al confine italo-sloveno: da Longarone (luogo della tragedia del Vajont) alle Tre Cime di Lavaredo, simbolo delle Dolomiti che le sue tre lingue di roccia. Qui Eddy Merckx fece l’impresa a lui più cara, nel 1968; qui Vincenzo Nibali – ultimo ciclista italiano a vincere il Giro – conquistò la Maglia Rosa nel 2013.
Si chiuderà, per la sola quarta volta in un secolo e oltre di storia, con la passerella finale di Roma, la città eterna: partenza dal litorale di Ostia, a cui seguirà un circuito cittadino finale che porterà alla volata finale nella via dei Fori Imperiali.
Qui, in un richiamo dal sapore latino, verrà incoronato il dominatore di questa edizione del Giro d’Italia. Un Giro che non vede un vincitore italiano dal 2016 – grazie al già citato Vincenzo Nibali – e che potrà contare, tra le fila tricolori, sul campione delle cronometro Filippo Ganna per qualche successo di tappa. La sfida per la Maglia Rosa, outsider a parte, verrà giocata in primis dallo sloveno Primoz Roglic e dal belga Remco Evenepoel.
Il ciclismo: uno sport-evento aperto a tutti
Al netto dello sport e della competizione, ciò in cui eccelle il ciclismo rispetto ad altre discipline è la propria popolarità, intesa come vicinanza alla gente. Le strade di case diventano arene in cui gli atleti costruiscono le proprie imprese, che sia in una volata finale, in ascesa sulle più alte montagne nostrane o in picchiata verso valle.
All’epopea sportiva si mescolano la storia dei luoghi toccati e il paesaggio geografico che li avvolge. Il Giro d’Italia, in questo senso, diventa un viaggio: di fatica e di imprese per i ciclisti, di scoperta e meraviglia per gli spettatori.
Damiano Martin