Non sono solo il ricordo e il dolore a non poter essere cancellati, 76 anni dopo gli orrori dell’olocausto.
Resta indelebile anche, da parte di chi questi orrori li ha vissuti da vicino, la gratitudine per coloro che, mettendo a rischio la propria stessa vita, in una delle pagine più buie della storia dell’uomo hanno tenuta accesa la luce della solidarietà e della speranza.
I Giusti
Il giorno della memoria, istituito nel 2005 dalle Nazioni Unite, serve proprio a questo. A non dimenticare, nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, il 27 gennaio 1945. Ma anche a ricordare figure spesso sconosciute ai più, la cui umiltà però non cancella la grandezza del gesto.
Ce ne sono tanti, a tutte le latitudini, di questi piccoli-grandi eroi.
Giovanni Bettin e la moglie Regina Gentilin sono due esempi che arrivano dal Veneziano. E che sono ricordati nel Giardino dei Giusti del Mondo, che la città di Padova ha voluto realizzare per tramandare alle nuove generazioni le storie di bene e di valori positivi
La storia di Giovanni e Regina Bettin
Giovanni e Regina nacquero a inizio del secolo scorso a Pianiga. Lui il 30 giugno 1898 a Mellaredo, lei il 12 luglio 1903 a Cazzago. Gestrice di una trattoria lei, operaio lui, si sposarono nel 1923 ed ebbero due figli, Egidio e Dalmina.
Regina fu la balia di una ragazzina ebrea, Lia Sacerdoti, e rimase sempre affezionata alla sua famiglia, che viveva al Lido.
Il 10 settembre 1943, i tedeschi chiesero e non ottennero la lista degli ebrei residenti dal presidente della comunità israelitica veneziana, Giuseppe Jona, che preferì il suicidio al tradimento dei suoi.
Regina assistette, il 19 ottobre, alla sosta in stazione a Padova del convoglio di 18 carri bestiame che stavano trasportando gli ebrei catturati a Roma verso il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Decise così di compiere un gesto estremamente pericoloso.
Il coraggio di Regina e della sua famiglia
La signora Bettin contattò subito papà Edmondo Sacerdoti e la moglie Gabriella, offrendosi di tenere con sé Lia, allora undicenne, e il fratellino Michele di 8 anni. Facendoli passare per loro nipoti, con il marito Giovanni ospitarono i due bambini prima a Padova e poi a Mellaredo, dove si trasferirono per evitare i bombardamenti. Nel frattempo, i coniugi Sacerdoti riuscirono a procurarsi documenti falsi. E, ospitati dalla famiglia Bettin a Padova, il 16 giugno 1944, dopo 8 mesi, i piccoli poterono riabbracciare i genitori.
La vicenda portò, il 4 ottobre 1994, al riconoscimento di Giovanni e Regina come Giusti delle Nazioni da parte Yad Vashem. A ricevere l’onorificenza, dal Governo israeliano, fu però il solo Giovanni, davanti a figli e nipoti nella sua città. Regina, infatti, era mancata il 7 luglio 1986. E il marito la raggiunse meno di un anno dopo il riconoscimento: si spense infatti, 97enne, il 15 settembre 1995.
Alberto Minazzi