Gli specialisti lanciano l’allarme: la pandemia ha congelato alcune tappe fondamentali dell’intimità fisica dei giovani.
La “prima volta” è arrivata così per molti soprattutto in modo virtuale, condita di immagini distorte entrate nelle loro menti direttamente dal web, dove sono aumentati i porno online e raddoppiati i fenomeni di sexting e di cybersex.
A rilevarlo sono gli esperti della Società italiana di andrologia (Sia) che, durante il convegno che si è tenuto dall’11 al 13 settembre a Riva del Garda (TN), hanno rilevato come tutto questo possa avere un “pesante impatto” sulla salute delle nuove generazioni.
“La pandemia è un’esperienza di solitudine”
“L’allarme dei colleghi della società italiana di andrologia è reale e urgente – commenta Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano e presidente della onlus Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna – La pandemia pone elementi di preoccupazione non solo sanitaria ma anche sociale e sessuale. Da parte mia, quindi, un plauso ai medici che al convegno hanno presentato il loro studio focalizzando sulla correlazione che esiste tra il mondo endocrino e i percorsi di sviluppo. La chiusura della pandemia – continua – è stata un’esperienza di solitudine quale mai abbiamo avuto nella nostra storia. Neppure durante le guerre, perché si faceva squadra nell’emergenza. In questo anno e mezzo, invece, per i nostri ragazzi tutto è stato congelato“.
Un’occasione persa
E’ mancata la scuola, sono mancate le gite, le feste, le uscite con gli amici, il corteggiamento.
Per contro, è cresciuto a dismisura l’uso del cellulare, unico modo per scambiare le proprie esperienze.
“C’è stata un’amputazione dell’esperienza fisica e questo ha generato una perdita grave di alfabetizzazione del proprio corpo – spiega Graziottin – Le prime esperienze, la seduzione e la stessa vita sessuale sono venute meno. L’esasperazione del tempo trascorso davanti a un video ha dato vita a una visione di potenza virile distorta, tant’è vero che in molti casi, per esempio, si verificano nei giovani disturbi erettivi e un’ansia di prestazione che spesso viene gestita attraverso l’assunzione di alcol o di droghe leggere, che funzionano come ansiolitici e facilitatori sociali”.
Recuperare attraverso la riappropriazione della propria fisicità
Come messo in luce anche dal convegno, “i giovani che si affacciano alla vita sessuale sono sempre più disinformati e soli”.
Soli anche rispetto alla propria fisicità, che non conoscono appieno.
“Può sembrare banale ma la prima cosa che consiglierei in questa fase è di incoraggiarli a fare sport massicciamente, perché li porta a riappropriarsi della loro fisicità – dice Alessandra Graziottin – Soprattutto sport di squadra. Ai genitori, inoltre, di prestare molta attenzione all’uso sotto traccia di alcol e droghe. La visione che in loro si è sviluppata della sessualità li porta spesso a viverla, sia i ragazzi che le ragazze, con impulsività e urgenza del piacere, proprio perché manca un’alfabetizzazione fondamentale. Ecco perché credo anche che l’educazione sessuale dovrebbe ritornare a esser fatta e con criterio, così come sarebbe utile che nelle scuole ci fosse anche per i ragazzi la possibilità di confrontarsi con un andrologo e nelle città che ci fossero dei consultori di andrologia“.
“Fare squadra per traghettare i giovani oltre il congelamento”
In una società in cui le disparità di genere sono di solito a scapito delle donne, in questo caso, tra i giovani, rischia infatti di essere il contrario.
“E’ la rete maschile che dovrebbe fare squadra per traghettare i ragazzi al di fuori di questo periodo di congelamento – spiega Graziottin – Cerchiamo di riaprirci ai codici. I papà accompagnino i figli maschi dall’andrologo e le mamme le figlie femmine dal ginecologo. I codici passano attravero il dialogo e l’esempio“.
Consuelo Terrin