Leo Mariani aveva soli 71 giorni quando il vagone piombato che lo portava assieme alla madre e ad altri membri della comunità ebraica veneziana, varcava il 26 febbraio 1944 il cancello del campo di sterminio di Auschwitz. Fu subito mandato alle camere a gas assieme alla mamma Pia.
Non è dato sapere cosa sia stato quel terribile viaggio per una madre di soli 21 anni con un bambino così piccolo.
E’ stato loro negato il diritto di vivere, di avere un futuro mentre il loro ricordo, mantenuto vivo tra i familiari, sfuma man mano che il tempo passa. Occorre far conoscere la loro storia e fissarla nella memoria collettiva, per non dimenticarli in quella tragedia che è la Shoah.
Leo Mariani e Pia Cesana Mariani saranno così due delle pietre di inciampo che quest’anno verranno posate nei vari punti della città di Venezia, davanti le residenze di coloro che vennero deportati nei campi di concentramento. Lo ha annunciato Marco Brondi, direttore Iveser, ieri mattina a Ca’ Farsetti durante la presentazione del denso programma il “Giorno della memoria 2020” che si terrà fino al 9 febbraio per la ricorrenza del 27 febbraio che ricorda le vittime dell’Olocausto.
Le pietre d’inciampo a Venezia
Sono complessivamente 12 le nuove pietre di inciampo, sei di donne e sei di uomini, che saranno posate il 31 gennaio alle 9.30 iniziando da Calle Larga XXII marzo passando per i sestieri di Castello e Cannaregio fino al campo del Ghetto. “Con questa posa arriviamo a 90 pietre d’inciampo collocate in sette anni – spiega ancora Brondi – Venezia assieme a Milano è la terza città per numero di pietre, dopo Roma e Torino. Con il percorso di questi piccoli mattoncini che punteggia tutto il territorio insulare veneziano, si restituisce un nome che nei campi di concentramento era stato negato. Grazie anche dell’anagrafe del Comune che ha individuato l’ultima abitazione dei deportati”. Un’altra pietra di inciampo è dedicata a Giuseppe Giona, il medico radiato dall’albo professionaleper via delle leggi razziali del 1938 e referente della comunità ebraica rimasta in città. Il 17 settembre 1943, per non consegnare la lista dei suoi corregionali, scelse di togliersi la vita.
Tanti appuntamenti e cerimonie per il Giorno della Memoria
Il calendario di incontri, mostre, presentazioni di libri e concerti organizzati per tener viva la memoria di quanto accaduto è molto fitto.
“Aprono a riflessioni e alla speranza che certi orrori non abbiano a ripetersi – spiega Ermelinda Damiano, presidente del Consiglio comunale – Ma servono anche a risvegliare le coscienze, a dare le chiavi di lettura utili per contrastare o per reagire agli episodi di violenza, odio e intolleranza dei nostri tempi, perché nessuno si giri più dall’altra parte, resti indifferente di fronte alle ingiustizie e disuguaglianze, davanti alla dignità umana calpestata”. “Crediamo che questa sequenza di appuntamenti sia il modo migliore per rispondere all’intolleranza, alla rabbia, al razzismo che cova nella nostra società” ha aggiunto Paolo Navarro Dina della comunità ebraica veneziana.
Il calendario del Giorno della Memoria
E’ istituzionalmente uno il Giorno della Memoria. Ma la città ha risposto con talmente tante iniziative da aver distribuito dal 26 gennaio a febbraio inoltrato le numerose proposte.
La cerimonia cittadina inaugurale degli eventi sarà al Teatro Goldoni il 26 gennaio alle 11, dove interverranno il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, a cui seguirà “Il Canto delle Sapienze”, recital con un programma di musiche ebraiche composte ed eseguite dal maestro Riccardo Joshua Moretti e da un quartetto d’archi. Per la prima volta nel programma di quest’anno, tra la sessantina di enti e associazioni che operano nel tessuto veneziano, si inserisce il museo del Novecento M9 di Mestre con due appuntamenti.
Dal programma nazista di eutanasia per i disabili al razzismo di tutti i giorni
Un incontro M9 del 22 gennaio alle 17.30 con Fabrizio Ferrari, “Aktion T4. Un eccidio da non dimenticare” affronterà il programma nazista di eutanasia che portò allo sterminio di 300 mila disabili in nome della purezza della razza. L’altro incontro, con Walter Barberis, si terrà il 27 gennaio alle 18 è “Storia senza perdono. La Shoah tra ricordo, memoria e storia”.
L’ Associazione Figli della Shoah ha organizzato una mostra, “Viaggio nella memoria. Binario 21” a San Leonardo che parla di Storia e di tante storie. “Racconta di 605 persone diventate in fretta 605 pezzi – spiega la vicepresidente Marina Scarpa Campos – caricate da Milano sui vagoni che partivano dal binario 21 sotterraneo e arrivate ad Auschwitz. Di queste 500 furono mandate subito a morire mentre le restanti furono avviate al campo. Ne sopravvissero 22. Tra queste Liliana Segre, che ha mandato un messaggio per l’inaugurazione dell’esposizione”.Una mostra insolita, che vuole uscire dai canoni fotografici del nemico, che mostra foto familiari di persone sorridenti e ne racconta la breve storia.
Anche l’Ateneo Veneto è presente con ben dieci appuntamenti, tra cui va menzionato quello di domenica 19, “Il razzismo di tutti i giorni”, con Ottavia Piccolo che legge “La moglie ebrea” di Bertold Brecht”.
Oggetti che ritornano: la memoria restituita ai familiari
Tra gli appuntamenti dell’Università Ca’ Foscari c’è la mostra visibile fino al 7 febbraio “Stolen Memory. La memoria rubata”, sugli oggetti rinvenuti nei campi di concentramento e restituiti ai familiari delle vittime, e l’incontro del 3 febbraio alle 11 “Il campo di Fossoli. Da campo di internamento a Villaggio san Marco”.
Il Museo ebraico propone fino al 2 febbraio la mostra “Propaganda tossica: la via verso i campi” dedicata all’uso della parola che contiene il rischio del razzismo, nelle parole usate spesso dai giovani.
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