Società +

Giorno del Ricordo: l’Italia non dimentica i martiri delle foibe

Giorno del Ricordo: l’Italia non dimentica i martiri delle foibe
Marghera (Ve): la cerimonia di commemorazione al monumento Piazzale Martiri Giuliani e Dalmati delle Foibe nel Giorno del ricordo 2023

Il 10 febbraio, rinnovato l’omaggio anche agli esuli italiani da Istria, Dalmazia e Fiume

“Oggi l’Italia celebra il Giorno del Ricordo e rende il suo tributo ai martiri delle foibe e agli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre per il solo fatto di essere italiani. Centinaia di migliaia di nostri connazionali obbligati a fuggire e che la Nazione, in diverse occasioni, non seppe accogliere come sarebbe stato giusto fare”.
Con queste parole, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricordato in un messaggio ufficiale il senso della commemorazione che, ogni anno, l’Italia celebra nella data del 10 febbraio per non dimenticare le migliaia di persone (le stime vanno da 3 mila a 11 mila) vittime delle rappresaglie jugoslave della fine della Seconda Guerra Mondiale e gli almeno 250 mila profughi italiani che furono costretti a lasciare le terre di Fiume, Istria e Dalmazia tra il 1945 e il 1956.

Tra le manifestazioni del Giorno del Ricordo 2023, la Città di Venezia ha per esempio organizzato una cerimonia di fronte al monumento di piazzale Martiri giuliani e dalmati delle foibe. E, nell’occasione, il sindaco Luigi Brugnaro ha affidato la sua riflessione a un messaggio Facebook: “Ricordiamo le vittime delle foibe e l’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani. Un passato per troppi anni taciuto. Abbiamo il dovere di costruire una società in cui la violenza, conseguente all’ideologia, non abbia mai più cittadinanza”.

Il Giorno del Ricordo

La celebrazione del Giorno del Ricordo, come appuntamento per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, è stata istituita in Italia con una legge del 2004.
Ma il ricordo di chi ha vissuto sulla sua pelle quelle giornate, salvando la vita ma perdendo tutto il resto, è comunque incancellabile e ancora dolorosissimo.

La scelta della data fa riferimento al trattato di pace di Parigi del 1947, che assegnò alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara e parte del Friuli Venezia Giulia, fino a quel momento italiane, fin dai tempi della Repubblica Serenissima. Per oltre 3 anni e mezzo, dalla firma dell’armistizio, gli italiani che vivevano in quelle zone, tanto più se fascisti, erano stati però sottoposti a una pesante repressione da parte dei partigiani di Tito.

Fu allora che prese il via il fenomeno, poi inaspritosi dopo il ritorno dei territori alla Jugoslavia, dell’infoibamento.
Furono migliaia coloro che trovarono cioè la morte dopo essere stati gettati, in molti casi ancora in vita, all’interno delle foibe, gallerie e caverne verticali tipiche del Carso, tra il Friuli Venezia Giulia e l’Istria.
Perché la conformazione di queste tipiche insenature, naturali e non (alcune erano vecchie miniere o cave), è tale non solo da rendere problematici i tentativi di risalita, ma anche i soccorsi dall’esterno e lo stesso recupero delle salme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.


Leggi anche: