Lo slogan dell’Onu per l’8 giugno 2023 ricorda l’importanza della salvaguardia di una risorsa fondamentale per l’uomo. Il report Wwf
Gli oceani occupano il 70% della superficie della Terra e sono i polmoni del nostro pianeta.
“ Producono almeno il 50% dell’ossigeno del pianeta, ospitano la maggior parte della biodiversità terrestre e sono la principale fonte di proteine per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo- evidenziano le Nazioni Unite . Assorbono inoltre circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, tamponando gli impatti del riscaldamento globale”.
Sono anche fondamentali per la nostra economia, tanto che impiegheranno nelle industrie oceaniche, fino al 2030, circa 40 milioni di persone.
Però, “nonostante tutti i suoi benefici -rileva l’Onu – gli oceani ora hanno bisogno di sostegno”.
È questa la conclusione dell’introduzione ufficiale alla Giornata mondiale degli oceani 2023, che, dal 1992, viene riproposta puntualmente l’8 giugno.
Un’occasione di riflessione nella prospettiva della salvaguardia di un patrimonio fondamentale per l’uomo, per la quale, quest’anno, è stato scelto lo slogan “Pianeta oceano: le maree stanno cambiando”.
L’allarme-oceani dell’Onu
“Con il 90% delle popolazioni di grandi pesci impoverito e il 50% delle barriere coralline distrutte, stiamo prelevando dall’oceano più di quanto possa essere reintegrato”, lancia l’allarme l’Onu, che, sottolinea, “sta unendo le forze con decisori, leader indigeni, scienziati, dirigenti del settore privato, società civile, celebrità e giovani attivisti per mettere l’oceano al primo posto”.“Dobbiamo lavorare insieme per creare un nuovo equilibrio con l’oceano che non esaurisca più la sua generosità ma invece ripristini la sua vitalità e gli porti nuova vita”, concludono le Nazioni Unite, impegnate a mobilitare e unire la popolazione mondiale attorno a un progetto per la gestione sostenibile degli oceani del mondo. A tal fine, è stata organizzata una celebrazione per far luce su come si può lavorare insieme per garantire la salute e il benessere degli oceani, nella sede delle Nazioni Unite di New York, che ospita anche una mostra celebrativa in occasione del 10° concorso fotografico della Giornata.
Sos Mare Fuori
In occasione della Giornata 2023, Wwf Italia ha pubblicato un nuovo report sul mar Mediterraneo, dal titolo “Sos Mare Fuori. Minacce e soluzioni per la tutela del mare aperto”, che apre anche la settima edizione della campagna “GenerAzione Mare”, che vedrà coinvolti fino a settembre in attività come la pulizia di spiagge e fondali migliaia di volontari e cittadini. Nel rapporto, anche l’organizzazione ambientalista lancia un allarme, affermando che “due terzi (66,8%) del mare aperto italiano sono sotto assedio”.
Sotto accusa finiscono così, per il Wwf, “traffico marittimo, pesca insostenibile, inquinamento, tutto aggravato dagli impatti del cambiamento climatico che colpiscono fortemente tutto il Mediterraneo”. “È urgente – prosegue il rapporto – salvare questo spazio sconosciuto e ricchissimo di vita, ricco di paesaggi variegati”. E si ricorda quindi che “ad oggi solo il 4,2% dell’intero spazio marittimo italiano è protetto, si arriva a un 5% se si considerano anche le misure di gestione spaziale della pesca”.
I numeri del Mediterraneo
Dal report del Wwf emerge anche che “alla biodiversità marina resta solo un 27% teoricamente libero dagli impatti diretti (ma non da quelli indiretti e cumulativi): il 73% degli stock ittici vengono ancora pescati oltre i limiti sostenibili, più velocemente della capacità di riprodursi delle specie”.
Ancora, nel Mediterraneo si concentra il 15% dell’attività marittima mondiale e il 20% del commercio marittimo globale con circa 200.000 navi all’anno. “Un rischio crescente per le collisioni con i grandi cetacei”, sottolineano gli ambientalisti.
Il Mediterraneo è anche la sesta grande zona di accumulo dei rifiuti plastici al mondo “e proprio in ambiente pelagico ci sono i peggiori accumuli: tra il corno della Corsica e l’isola di Capraia si accumulano rifiuti regolarmente per un gioco di correnti”.
L’inquinamento è inoltre aggravato dal traffico petrolifero (17% di quello mondiale è nel Mediterraneo) e dalle attività di estrazione al largo: ogni anno tra le 50 e le 100 mila tonnellate di prodotti petroliferi finiscono in mare per gli sversamenti illegali.Un quadro amplificato dagli effetti del cambiamento climatico, che, sottolinea il Wwf, si traduce in acidificazione, deossigenazione, innalzamento del livello del mare, aumento della frequenza e intensità dei fenomeni estremi. “È stata registrata già una riduzione delle dimensioni del plancton e delle sue proprietà nutrizionali”, riferisce il rapporto. Che, infine, sottolinea come molti settori marittimi (come i parchi eolici off-shore, l’acquacoltura, i trasporti e il turismo di massa), siano in espansione. Basti pensare che il solo traffico marittimo è destinato ad aumentare del 4% all’anno fino al 2030.
Le proposte per proteggere “il capitale blu”
Il Wwf avanza quindi una serie di proposte e richieste per proteggere quello che viene definito “capitale blu”, ma anche per garantire i servizi ecosistemici del Mediterraneo, che generano, tra risorse ed attività, un valore annuo di 450 miliardi di dollari, facendo del Mediterraneo uno dei mari economicamente più importanti al mondo. “Per proteggere il “mare fuori” – si afferma – occorre garantire uno spazio sufficiente per la biodiversità e una gestione sostenibile delle sue risorse, anche con la collaborazione tra istituzioni, Paesi e organizzazioni”.
Nel report il Wwf chiede dunque che l’Italia si attivi concretamente e con urgenza per tutelare il 30% di tutto lo spazio marittimo, con aree marine protette, siti natura 2000 ma anche misure di gestione della pesca efficaci, identificando 10 aree prioritarie. Al tempo stesso, però, per l’organizzazione ambientalista va garantito, attraverso l’implementazione dei piani di gestione dello spazio marittimo, che anche nel restante 70% del mare le attività umane siano condotte nel rispetto degli ecosistemi marini, evitando ulteriori danni a un ambiente già degradato e minacciato.
Alberto Minazzi