Il dossier di Libera sulla corruzione: nel 2024, avviate 48 inchieste e indagate 588 persone
Sono passati quasi 33 anni dal 17 febbraio 1992, quando l’arresto dell’ingegner Mario Chiesa diede ufficialmente il via alla stagione di “Tangentopoli”: un periodo di lotta al malaffare che segnò di fatto la fine della cosiddetta “Prima Repubblica”.
Eppure, nemmeno il vero e proprio terremoto giudiziario che sconvolse allora l’Italia è riuscito a cancellare la “vocazione alla corruzione” che, adeguatasi ai tempi, continua però ancor oggi a caratterizzare buona parte della nostra società. E, al contrario, sembra avanzare giorno dopo giorno.
Ogni mese, fino al 1° dicembre, nel 2024 sono infatti state avviate da 28 Procure di 14 regioni in media 4 nuove inchieste, per un totale di 48, che hanno coinvolto 588 persone. Lo evidenzia il dossier presentato dall’associazione Libera in occasione della “Giornata internazionale contro la corruzione” del 9 dicembre.
La corruzione italiana nel 2024
L’elenco delle attività per cui si chiede una “spintarella” è estremamente variegato. Da quelle “classiche” dei falsi titoli di studio o della concessione di licenze edilizie a quelle, figlie dei tempi, delle false vaccinazioni Covid. E ancora, a un livello decisamente più alto, la facilitazione dell’aggiudicazione degli appalti per la gestione dei rifiuti o la realizzazione di opere pubbliche, anche grandi, o lo scambio politico elettorale.
Libera ha basato la sua ricerca sulle notizie pubblicate in lanci d’agenzia, articoli di quotidiani nazionali e locali e rassegne stampa istituzionali, oltre che sui comunicati ufficiali di Procure e forze dell’ordine. E, tra gli altri risultati, è emerso che non ci sono in pratica categorie escluse dal fenomeno. Sono finiti nell’occhio degli inquirenti amministratori e politici come funzionari e manager, imprenditori e professionisti come personalità già collegate alla mafia.
Una “patologia nazionale”
Va dunque sfatato anche un altro mito: quello che vorrebbe il malvezzo della corruzione diffuso solo al Sud. Perché se il dossier conferma che le regioni meridionali sono quelle in cui è partito il maggior numero di indagini, 20, la distanza con il Centro (16) e con il Nord (12) è realmente esigua. Anzi, la regione con più inchieste, 10, è il Lazio, con Campania (9) e Lombardia (7) sul podio, seguite da Sicilia (5) e Puglia (4). In queste regioni si incentra il 74% delle inchieste.
Il Lazio è al primo posto anche per numero di persone indagate, 106, con in questo caso la Sicilia al secondo posto con 82 e le Marche terze con 80 (77 dei quali all’interno di un’unica inchiesta sui finti certificati di avvenuta vaccinazione anti-Covid). A seguire, la Campania con 79 indagati, la Lombardia con 72 e la Puglia a quota 64. Libera non esita dunque a parlare di una vera e propria “patologia nazionale”.
La preoccupazione di Libera
E’ proprio questa “normalizzazione” dello schema che alimenta, secondo Libera, la sfiducia nelle istituzioni, oltre al disimpegno e all’astensionismo.
Quanto ai reati specifici, si va dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio alla turbativa d’asta, dall’estorsione aggravata da metodo mafioso al traffico di influenze illecite, dal voto di scambio politico-mafioso all’abuso d’ufficio.
Una fattispecie, quest’ultima, che è stata abrogata, contribuendo, per Libera, ad aggravare la situazione all’interno di un allentamento dei freni inibitori e dei contrappesi istituzionali e insieme all’indebolimento di presìdi e controlli.
Alberto Minazzi