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Gioco d’azzardo: gli italiani sono tornati a scommettere dal vivo

Gioco d’azzardo: gli italiani sono tornati a scommettere dal vivo

Il “Libro blu” dell’Agenzia delle Dogane: nel 2022, giocati 136 miliardi. In crescita (+43,17%) soprattutto la raccolta del gioco fisico

Il gioco d’azzardo è sempre più praticato in Italia. Con un ritorno al gioco in presenza.
Infatti, pur essendo ancora in crescita (+8,78%) anche il gioco a distanza, che aveva registrato una vera e propria impennata a partire dal periodo Covid, se nel 2022 le cifre raccolte attraverso i vari giochi a premi hanno superato i 136 miliardi di euro è soprattutto grazie alla riapertura dei locali fisici dedicati, che hanno fatto registrare un +43,17% di volumi rispetto al 2021.
Il dato emerge dal nuovo “Libro blu” pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, relativo ai dati del 2022, che dedica una sezione proprio al tema dei giochi, sottolineando che, nell’anno in questione, si è confermato il trend positivo già avviato nel 2021, con un incremento di tutte le dimensioni di gioco rispetto all’annualità precedente.

I numeri del gioco in Italia

Dei 136 miliardi complessivi giocati, per un incremento percentuale del +22,39% su base annua, il sistema ha restituito ai giocatori sotto forma di vincite 115,7 miliardi, pari a un aumento del +20,91% rispetto all’anno precedente. La cosiddetta “spesa”, ovvero la differenza tra raccolta e vincite, si è dunque attestata a 20,3 miliardi (+31,56%), anche se la quota che è proporzionalmente cresciuta di più (+33,4%) è quella spettante all’Erario, che ha incassato 11,2 miliardi.
Tra le diverse componenti del gettito totale per le casse pubbliche, circa metà (5,6 miliardi) derivano da slot machine e altri apparecchi di intrattenimento, con i giochi numerici e le lotterie che seguono al secondo posto, arrivando a 3,27 miliardi da destinare all’Erario.
Tra le altre voci, le scommesse valgono per l’Erario 0,62 miliardi, mentre 0,73 miliardi arrivano dagli altri giochi (ovvero bingo, giochi di abilità a distanza e giochi di carte a quota fissa) e 1 miliardo dalla categoria residua definita “altro”.

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Va ricordato che l’Agenzia svolge anche attività di vigilanza sul settore. I numeri riportati al riguardo dal Libro Blu quantificano il 22.576 gli esercizi controllati e 261 i siti web inibiti perché privi delle autorizzazioni previste. Quanto all’evasione fiscale, nel 2022 la cifra accertata è stata di 448,72 milioni di euro, in calo del -34,84%, così come sono calate (di un altro -12,35% nei confronti del 2021) le sanzioni irrogate, passate da 3.069 a 2.690 tra amministrative (il cui totale ammonta a 264,21 milioni) e tributarie (20,09 milioni).

Dove giocano gli italiani

Guardando alla raccolta, il gioco a distanza resta ancora per valori assoluti quello scelto maggiormente dagli italiani, che vi destinano oltre 73 miliardi contro i quasi 63 del gioco fisico. La forbice tra le due tipologie si è però sensibilmente ridotta rispetto al 2021, quando i numeri erano rispettivamente di 67,18 e 44 miliardi, tornando sui livelli del 2020 (49,2 miliardi a distanza contro poco più di 39 raccolti sul territorio).
Nel dettaglio, tra i giochi “fisici” sono più che raddoppiati in un anno giochi a base sportiva (+119,18%), a base ippica (+111,14%) e bingo (+104,83%), mentre gli apparecchi hanno fatto segnare un +85,63%. Guardando a quelli a distanza, l’aumento più sensibile (+94,53%) è stato quello dei giochi numerici a totalizzatore, come il Superenalotto, mentre le lotterie hanno segnato un +20,89% e il betting exchange (cioè le scommesse basate sugli stessi princìpi dei mercati finanziari) il +19,68%.

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Guardando alle fasce d’età, ad aprire la maggior parte dei nuovi conti online nel 2022 sono stati i giovani tra 18 e 24 anni, anche se la maggioranza dei conti attivi è riconducibile a utenti tra 25 e 34 anni, che sono quasi 5 milioni. Infine, a livello territoriale, la spesa più elevata per giochi, nel 2022, è avvenuta in Lombardia (3,1 miliardi, con un incremento annuale di 0,8 miliardi), seguita da Campania (1,8 miliardi) e Lazio (1,6). Superano il miliardo, nell’ordine, anche Emilia Romagna, Veneto, Sicilia, Puglia, Piemonte e Toscana.

Alberto Minazzi

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