Lo sport veneziano degli albori rivive in una mostra fotografica:
tutto cominciò così
Masegni sconnessi, campi polverosi, piscine naturali di acqua salmastra. “C’era una volta lo sport”, vien da dire, di fronte al palcoscenico degli scenari che hanno funto da primordiali infrastrutture e gettato le basi per ciò che negli anni successivi si è andato a formare nel “tessuto” sportivo della città di Venezia.
Un tuffo nel passato che, nei mesi scorsi, è stato reso possibile dalla mostra fotografica “Scatti Sportivi, luoghi, suggestioni e momenti dello sport a Venezia nel ‘900”, attraverso le quali, presso l’ospedale Fatebenefratelli (che ha festeggiato così il trecentesimo anniversario della sua fondazione), si è potuto ritornare nel passato recente di Venezia, osservandone uno spaccato socio-culturale incantevole. Le immagini esposte sono state fornite dall’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia, in particolare dall’archivio fotografico della “Reale Fotografia Giacomelli” e dal fondo del fotografo Alessandro Filippo Nappi, oltre che dall’archivio fotografico del Convitto “Biancotto” conservato presso l’Iveser, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, ed hanno permesso di compiere un viaggio che attraversa e riscopre la bellezza di Venezia, che si presta meravigliosamente a far da cornice alle attività sportive più varie, armonizzandosi perfettamente con gli “atleti” di allora, pur essendo drasticamente diversa dai luoghi sportivi tradizionali. Perché, se ci pensiamo bene, se dovessimo focalizzarci sulle immagini che balzano davanti agli occhi pensando alla parola sport, ci troveremmo oggi di fronte a concetti quali calcio, professionismo, soldi, pubblicità.
Ma non di tutta l’erba si deve fare un fascio, visto che, sicuramente, la pratica ludica è cambiata radicalmente da quando, agli inizi del ventesimo secolo, si è affacciata alle porte dell’Italia e di Venezia. La Rari Nantes, una delle più datate società di nuoto di Venezia (venne fondata nel 1920), ha svolto ad esempio per molti anni le proprie attività nelle acque della Laguna, e Giancarlo Paulon, oggi presidente dell’associazione nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia, definito la “memoria storica” del nuoto veneziano, racconta di aver cominciato a far le prime bracciate a otto anni e a venticinque anni di aver vinto la prima gara nella piscina Passoni, che era costituita, afferma l’ex nuotatore, da «pali distesi in acqua che separavano la piscina dal canale della Giudecca».
Ciò che emerge da queste memorie sono soprattutto gli usi e costumi di un tempo, anche in questo settore che ha avuto una grossa evoluzione. All’inizio, come anche in altre città, poiché si nuotava nei canali, in mare o nei laghi le attività erano limitate e legate alle condizioni atmosferiche e si nuotava solo per alcuni mesi all’anno e per un periodo limitato. Ad inizio di secolo, prima dell’esplosione di popolarità che registrò il calcio, erano altre le pratiche più gettonate per lo svago e l’attività motoria: entra in scena la Società Sportiva Costantino Reyer, che dal 1872 acquista un immediato gradimento in Laguna tale da far sì che l’Amministrazione comunale metta a disposizione l’intero Palazzo Diedo, a Cannaregio, al fine di ospitare tutta l’attività sia di palestra che organizzativa. Alla ginnastica si sommano, nel tempo, altre e svariate discipline sportive che vanno dalla scherma al sollevamento pesi, dall’atletica al canottaggio, per finire con la boxe, la lotta e altri giochi come la palla vibrata. Uno dei momenti più importanti coincide in occasione del 7° Concorso Ginnastico Nazionale, tenutosi nel 1907 a Venezia, quando la pallacanestro fece la sua prima comparsa in Laguna.
Grazie all’insegnante toscana Ida Pesciolini, si ebbe infatti la prima dimostrazione del nuovo gioco che si stava facendo strada oltre oceano, inventato dal professor James Naismith, un pastore protestante canadese. Le sue allieve, all’interno dello stadio militare di Sant’Elena, si dilettarono nel cercare di far entrare un pallone dentro ad un cesto piazzato a qualche metro dal suolo. I primi decenni del Novecento furono un autentico trampolino di lancio per lo sport, con le innovazioni tecnologiche a permettere ai lavoratori di avere qualche ora libera in più, utilizzata in molti casi per praticare attività fisica, ed attirò inoltre l’attenzione dei più giovani, contribuendo a far diventare questo fenomeno un vero e proprio fulcro nella creazione del tessuto sociale della città. Lo stesso che permise ad un gruppo di appassionati e praticanti, il 14 dicembre del 1907, di fondare il Venezia Foot Ball Club, presso la Trattoria Corte dell’Orso a due passi da campo San Bortolomio a Venezia, attraverso la fusione delle sezioni calcistiche di due società sportive veneziane: la Palestra Marziale e la Costantino Reyer. E sebbene esistesse già lo stadio militare di Sant’Elena, già citato in precedenza, in quegli anni le partite dei leoni lagunari si disputavano nella pineta dell’isola, avendo cura di tracciare di volta in volta le linee del campo, mentre gli allenamenti si svolgevano invece nel Campazzo delle Chiovere. Sono solo alcune delle storie e delle immagini di un passato che sembra essere davvero lontano rispetto ai giorni nostri, nonostante siano poco più di cento gli anni trascorsi da allora.
Ma quello che colpisce, oltre ad uno sport sicuramente più semplice e pulito rispetto a quello attuale, è lo splendore della Venezia di allora, che paragonata ad un momento storico come questo, nel quale è sottoposta ad uno stress davvero enorme e cerca di rialzare la testa, riesce intanto, attraverso queste fotografie, a mostrarsi in tutta la sua imperfetta perfezione.