E’ nato grazie a un voto solenne che un nobile veneziano fece a Dio all’inizio del 1600, quando la peste imperversava mietendo centinaia di migliaia di vittime.
Ancor oggi, è uno dei giardini d’epoca più belli d’Italia e d’Europa.
Valsanzibio si trova sui Colli Euganei e la sua storia è un racconto mistico e di fascinazione.
Il Giardino dedicato a Dio
Mentre la città di Venezia, come tutte le altre città europee, lottava contro la peste contando ogni giorno sempre più numerosi decessi e contagi, i nobili veneziani, per salvarsi, perseguirono la strategia del distanziamento.
In molti si allontanarono dalla città raggiungendo le proprie isolate abitazioni in terraferma.
Tra loro, il senatore Zuane Francesco Barbarigo, che si trasferì nella sua tenuta sui Colli Euganei nel 1631 dopo aver perso l’amata moglie, uccisa anche lei dal terribile morbo.
Fuggì portando con sé i figli Gregorio (il primogenito che sarebbe poi diventato Cardinale, Vescovo di Padova e futuro Santo) e Antonio.
Raggiunta la sua dimora, promise solennemente a Dio che se la sua famiglia si fosse salvata Gli avrebbe dedicato un’opera grandiosa: il Giardino di Valsanzibio.
Il capolavoro di Luigi Bernini
Chissà se a Luigi Bernini, architetto e fontaniere Pontificio, la proposta di realizzare il giardino dei Barbarigo sarà sembrata impresa difficile.
Fatto sta che, mentre in quel periodo cominciavano i lavori ai Giardini della Reggia di Versailles, lui tracciava sulla carta gli schizzi di quello che sarebbe diventato una meraviglia dell’arte barocca. Ci vollero 31 anni per finirlo ma quello che ne risultò fu un giardino capace di affascinare il mondo intero.
Un concentrato di bellezza racchiuso in circa dieci ettari dove c’erano fontane, decine e decine di statue in pietra d’Istria, scherzi d’acqua, peschiere, laghetti, siepi dalle simmetrie perfette, un labirinto, centinaia di specie di piante da ogni continente, addirittura una “calle veneziana” ricavata da spalliere di bosso.
Un giardino, due anime
Non pensiate che questo sia il classico giardino pieno di fiori, aiule profumate e piante ornamentali.
Fu certo pensato come luogo di svago e delizia e rappresentazione terrena della grandezza della famiglia dei Barbarigo, ma il Giardino di Valsanzibio doveva essere soprattutto un luogo meditativo, capace di parlare ai suoi ospiti attraverso allegorie e simboli.
Fu grazie al Cardinale Gregorio Barbarigo, il primogenito di Zuane Francesco, se il giardino assunse un significato spirituale e salvifico.
Il percorso di salvificazione
Scenografico come tutti i capolavori barocchi, il Giardino era però l’emblema della via che porta l’uomo dall’Errore alla Verità, dall’Ignoranza alla Rivelazione.
Quattro secoli fa la porta di accesso a questo magico mondo era il maestoso Padiglione di Diana che affacciava sulla valle da pesca di Sant’Eusebio (da cui Valsanzibio), oggi ridotta a laghetto. Chiunque giungeva nella tenuta iniziava il proprio percorso di purificazione sotto gli occhi vigili di Diana-Luna, la dea della natura selvaggia ma anche dei prodigi e mutamenti. Impossibile raccontare qui i significati di tutte le allegorie presenti ma le più significative sono di certo il Labirinto di Bosso, la Statua di Kronos (il Tempo), la Grotta dell’Eremita, la Scala del Sonetto e la Fontana della Rivelazione.
Il labirinto di bossi: il più antico al mondo
In questo giardino simbolico non poteva certo mancare il labirinto, progettato anch’esso da Luigi Bernini e realizzato tra il 1664-1669 con seimila piante di bosso sempreverdi.
Emblema di quello che è l’incerto cammino della vita umana, dove si imboccano vicoli ciechi e ci si smarrisce, dove si medita sui propri errori e infine si ritrova la retta via e la redenzione come méta finale, il Labirinto di Valsanzibio si sviluppa su un percorso di circa 1500 metri con pareti di bosso alte circa 5 metri, ed è il labirinto più antico al mondo.
Ivi è l’Inferno e qui il Paradiso
Il percorso di salvificazione si conclude, oggi come allora, davanti a una scalinata di sette gradini (numero della perfezione) che divide il Giardino da Villa Barbarigo, ora Barbarigo Pizzoni Ardemani. Nelle alzate sono incisi i versi di un sonetto che spiega i significati del giardino e si conclude con le parole “ Ivi è l’Inferno e qui il Paradiso”, quasi a voler dire: “lì a Venezia c’è ancora lo strazio e il tormento, qui invece gioia e piacere”.
L’apoteosi della natura
Il Giardino di Valsanzibio è un vero eden terrestre con circa 800 alberi di oltre cento specie diverse (più della metà sono alberi ultrasecolari piantati tra il 1664 e il 1669, ma ci sono anche lecci di 600 anni, Tassi di 800 e uno dei Cedri della California più antichi d’Europa la cui età è stimata intorno ai 360 anni).
A farla da padrone è comunque il bosso sempreverde che copre una superficie complessiva di oltre 60.000 mq con piante di circa quattro secoli d’età e un’altezza che ha raggiunto i cinque metri.
Per il suo significato simbolico il Giardino di Valsanzibio è stato premiato nel 2003 come più bel Giardino d’Italia e nel 2007 si è classificato al terzo posto come più bel Giardino d’Europa.
Stupendo ci sono stata varie volte e ci ritornerò perché ci sono sempre angoli da scprire
Meraviglioso… Passerò sicuramente dopo questa pandemia.. Per meditare la fortuna che ho avuto e ringraziare