Le Nazioni Unite hanno affidato all’Università del capoluogo veneto il progetto di ricostruzione post bellica
34 milioni di metri cubi di macerie, il 60% degli edifici distrutti, 7 miliardi di dollari stimati di perdita di valore.
Le stime dei danni materiali che la tragica guerra israelo-palestinese ha determinato a Gaza sono ingenti.
Gaza andrà ricostruita quasi interamente.
Come contributo a una pace duratura e a prevenire pericolose recrudescenze, l’ateneo Iuav di Venezia, l’unico in Italia interamente dedicato all’insegnamento e alla ricerca nel campo delle discipline progettuali quali architettura, pianificazione e urbanistica, design, arti, moda, teatro e arti performative, accoglie una sfida ambiziosa: quella di sviluppare una strategia dedicata alla ricostruzione della Striscia.
L’impegno è stato formalizzato attraverso la sigla di un protocollo d’intesa tra i vertici dell’università veneziana e lo United Nations Development Programme UNDP Regional Bureau for Arab States.
L’esperienza veneziana nelle ricostruzioni post-belliche
Se la pace in Medio Oriente è ancora lontana, le Nazioni Unite guardano all’esperienza dello Iuav. L’università veneziana è infatti impegnata da oltre 10 anni in attività di ricerca e progettuali sui temi della ricostruzione post bellica.
Il gruppo di ricerca Urbicide Task Force, istituito dall’attuale Rettore Benno Albrecht, ha avviato studi in varie zone calde del mondo quali la Siria, con la lunga guerra civile, l’Iraq, colpito dalla distruzione dello stato islamico, l’Ucraina e la Palestina.
Il lavoro del team ha portato alla pubblicazione del libro “Cities Under Pressure. A Design Strategy for Urban Reconstruction” che presenta in maniera dettagliata una strategia di intervento potenzialmente adattabile alle specifiche condizioni di zone del mondo coinvolte in conflitti, disastri o problemi sociali.
Come ha sottolineato il rettore Albrecht, Iuav metterà dunque a disposizione la propria competenza nell’affrontare in maniera innovativa ed efficace le sfide legate alla ricostruzione. “Siamo felici – ha sottolineato – di dimostrare come il mondo accademico con le sue attività di ricerca possa contribuire in modo concreto alla costruzione di un futuro migliore per le comunità colpite dai conflitti”.
La nuova Gaza
La priorità è quella di ricostruire le infrastrutture e le abitazioni una volta conclusa la guerra, rendere vivibile il territorio.
“Il modello urbano immaginato da Iuav per la ricostruzione di Gaza – spiega Albrecht – è una città strutturata come una costellazione organica di cellule o quartieri. La distruzione urbana può essere l’occasione per invertire completamente gli attuali meccanismi insediativi a favore di una città formata da una somma di cellule urbane definite e autonome, elementi in grado di dialogare tra loro e ospitare una popolazione di circa 15 mila abitanti”.
“Queste – prosegue il rettore – possono essere definite e costruite attraverso una serie di interventi delocalizzati, piccoli e diffusi, che permettono di agire contemporaneamente in diversi ambiti ottimizzando tempi, risorse finanziarie, infrastrutture e forza lavoro e anche minimizzando il consumo del territorio”.
L’accordo con le Nazioni Unite prevede che l’Ateneo, che possiede una posizione istituzionale e del tutto neutrale, offra la sua consulenza per definire una strategia per la Striscia di Gaza e la gestione della pianificazione territoriale, del disegno urbano sostenibile, la progettazione strategica e la ricerca di soluzioni tecnologiche per confronto con il cambiamento climatico, la conservazione del patrimonio materiale e immateriale e il progetto di architettura.
Competenze in campo per uno scenario strategico post bellico
Il progetto di ricostruzione post bellica si configura come una strategia non solo decisa a tavolino e calata dall’alto, bensì aperta che intende esplorare le caratteristiche peculiari dal punto di vista spaziale e politico e prenderà forma grazie a un dialogo costante con le istituzioni e le comunità locali. Un progetto quindi che intercetta le necessità che vengono dal basso con il ruolo di Undp di mediatore e facilitatore nelle diverse fasi di intervento.
E’ vero che si devono fare i conti con la guerra ancora in corso; ma, come afferma il segretario generale aggiunto dell’Onu e direttore dellArab States Bureau di Undp, Abdallah El Dardary, proprio Iuav può offrire un prezioso approccio interdisciplinare per affrontare i problemi derivanti dalla gestione dei centri urbani, dalle relazioni urbane-rurali e dalla mobilità umana. Un approccio fondamentale per l’obiettivo di trasformare i Paesi Arabi in un’economia più produttiva, inclusiva, sostenibile e circolare, soprattutto in contesti di conflitto.
Silvia Bolognini